Arcuri: “Replicheremo  il modello Pompei”

Il Sud gli sta particolarmente a cuore e sicuramente per lui “piccolo” non è bello. Domenico Arcuri è nato per ricostruire e combattere il nanismo imprenditoriale. Ha fatto dell’innovazione e della crescita l’obiettivo della sua carriera fin dall’esordio in Iir. Dal 2007 è amministratore delegato di Invitalia, agenzia che ha il compito di attrarre investimenti nel nostro Paese e aiutare le imprese a svilupparsi. E’ passato indenne attraverso governi e correnti, con solo qualche capello bianco in più dovuto più probabilmente alla crisi, ma bisogna dire che ultimamente a Pompei è successo qualcosa cui in Italia non eravamo abituati da tempo. Ce lo racconta a margine del convegno della Luiss, sui nuovi modelli di governance per il turismo italiano.

Gv: Qual è il principale ostacolo agli investimenti nel turismo?
“Abbiamo 33.000 esercizi ricettivi in Italia e manca una catena che sia protagonista, di richiamo internazionale. Il segmento lusso non è sviluppato adeguatamente e non sappiamo fare sistema. Se chiedete a un direttore d’albergo se conosce gli orari del museo della sua città non li sa, anzi a volte non sa nemmeno che c’è il museo, se chiedete al direttore del museo in quali ristoranti si può mangiare o in quali alberghi dormire nella sua città non lo sa nemmeno lui. Non serve cultura, serve integrazione nella filiera turismo-cultura. Quello che è avvenuto nelle istituzioni e comincia a essere percepito nelle imprese deve passare nel territorio. In seconda battuta i collegamenti sono un problema non trascurabile. Una meta irraggiungibile non è una meta turistica”.

Gv: Qual è lo strumento migliore per superare questo ostacolo?
“Tutti conoscono il Contratto di Programma, partito negli anni Ottanta e sostituito dal 2013 con i Contratti di Sviluppo. La modernità del nuovo modello prevede innanzitutto l’inserimento del turismo in questa progettualità d’impresa (nel Contratto di Programma non era prevista, n.d.r). Inoltre il Contratto di Programma non consentiva investimenti di imprenditori stranieri. Oggi non è più così. Attualmente la componente più rilevante di pianificazione, dal punto di vista quantitativo, viene proprio dalle imprese del turismo, che hanno sofferto a lungo questa omissione”.

Gv: A quanto ammonta lo stanziamento totale?
“E’ un grande incentivo alle start up che hanno possibilità di accedere a 12 milioni di euro di stanziamenti che arrivano fino a 1,5 milioni di euro per progetto”.

Gv: Per attrarre turismo ci manca un grande attore per l’incoming come c’è invece in altri Paesi europei?
“Assolutamente sì. Sicuramente abbiamo vissuto esperienze felici nel passato, ma oggi non c’è un protagonista assoluto per l’incoming. Parlo di società quotate in borsa, solide, con un capitale importante”.

Gv: Ci sono investimenti istituzionali per incentivare qualche società esistente a diventare questo tipo di attore?
“Non so nulla, ma soprattutto non mi riguarda”.

Gv: L’esempio virtuoso di Pompei è applicabile ad altri siti di interesse turistico?
“Assolutamente sì. Siamo passati in un anno da 2 a quasi 3 milioni di visitatori. Certo poi torniamo al problema dei collegamenti, se pensiamo che per arrivarci c’è la circumvesuviana. Il tempo medio di permanenza a Pompei sono sei ore. Si visita il sito e poi si vuole andare via subito. Il nostro compito era creare un’opportunità, creare una leva per un vantaggio del territorio, ora spetta al territorio sfruttarla. L’aspetto positivo è il coordinamento a livello pubblico e privato. Si finalizza un progetto e tutti contribuiscono alla riuscita in tempi brevi: Invitalia, Mibact, Sovraintendenza. Per la tipologia e quantità di Fondi strutturali europei cui abbiamo avuto accesso il progetto è replicabile in molti altri siti italiani”.

Gv: A quanto ammontano i fondi europei investibili in questo modo?
“Ci sono 2.320.000.000 di fondi europei destinati a progettualità che vertono attorno al turismo. Tre sono gli obiettivi che stiamo perseguendo con Invitalia per i fondi 2014-2020: infrastrutture, (a livello anche di trasporti), sostegno alla ricerca (in ambito di innovazione e tecnologia), e valorizzazione dei siti archeologici e culturali”.    

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