“Capacità di ascolto del cliente e di analisi, umiltà e superamento del proprio ego di cuoco”.
Sono questi, secondo lo chef executive Marco Brink, gli elementi in grado di fare differenza in termini di performance nel settore del food & beverage.
“Uno chef deve sempre chiedersi se sia più rilevante la soddisfazione personale o l’ascolto del cliente, e far sì che prevalga sempre quest’ultimo atteggiamento”, ha continuato Brink intervenendo a un panel dedicato all’argomento da NF16.
“Una buona performance nel settore F&B – ha dichiarato Vito Boscarino di Hotel2Guest– passa necessariamente dalla soddisfazione del cliente ma anche da un’attenta analisi del food cost, funzionale al bilancio della singola struttura ricettiva e ben armonizzata con le esigenze dello chef: sono fondamentali, nel controllo di gestione di questo settore, la programmazione, il monitoraggio e l’analisi”.
Martina Ricci Gori di Fooditality si è soffermata sui principali punti strategici per una buona reputazione: “Il successo nel F&B dipende anche da attività ben coordinate di brand management, social media marketing e pubbliche relazioni che coinvolgano, ad esempio, blogger e giornalisti”. “Ma sono altrettanto importanti – ha continuato Ricci Gori – l’individuazione e la valorizzazione con ogni mezzo dei punti forti del ristorante, che non sempre corrispondono all’idea che il proprietario si è fatto, e lo studio delle recensioni dei clienti, che quando presentano elementi ricorrenti costituiscono un importante strumento di indirizzo”.