Per la collezione Summer 2017, Karl Lagerfeld ha ambientato la sfilata di Chanel all’interno di un centro di archiviazione dati, facendo aprire la passerella a due robot: cameriere vestite dell’inconfondibile tailleur, ma con la maschera in stile Star Wars. D’accordo, si tratta di fashion-show a Parigi, ma esprime un’esigenza condivisa da più settori economici. Quella di mantenere la competitività delle aziende partendo dalla data science. Tra le figure professionali più ricercate oggi ci sono data scientist e data analyst. Tra chi si occupa di predisporre una corretta raccolta e processione dei dati e chi li analizza, si tratta (perdonate la sintesi estrema) per Chanel di riaggiornare il bouclé, per il turismo di capire, con l’anticipo necessario, come programmare azioni commerciali e di marketing efficaci sui mercati da mirare.
Data science
Se trasportiamo questa priorità nell’incoming italiano vediamo che la scienza dei dati è un tema caldo che unisce imprese e istituzioni. Da Luca Patané, presidente di Confturismo, che propone di mettere a fattor comune tutti i big data raccolti dai diversi player del settore – da Alitalia e Trenitalia in poi – per orientare gli investimenti, al Comune di Firenze che progetta una piattaforma tecnologica per governare i flussi selvaggi di 20 milioni di turisti l’anno, per ricordare su tutti il Piano strategico del turismo 2017-2022, aggiornato con 36 azioni che conducano a un ecosistema digitale in grado di abbattere la frammentazione dei dati. Non si tratta semplicemente di imprimere più velocità nell’adozione di tecnologie, ma di costruire un intero ambiente digitale e definire un impegno comune per lo sviluppo della digitalizzazione. E per ciò che attiene alla promozione della destinazione Italia, la priorità è colmare il gap infrastrutturale che pesa sullo sviluppo dell’e-commerce.
Da noi il turismo online cresce del 10% in meno rispetto al resto d’Europa.
Turismo 4.0
Si fa strada il pensiero che migliorando questi risultati il turismo otterrà redditi migliori e distribuiti meglio. L’economia delle vacanze prende in prestito l’espressione Industria 4.0 del Mise, riferito alla quarta rivoluzione industriale. “Resa possibile dalla disponibilità di sensori e connessioni wifi a basso costo, si associa a un impiego sempre più pervasivo di dati e informazioni, di tecnologie computazionali e analisi dei dati, di nuovi materiali, componenti e sistemi digitalizzati e connessi (internet of things and machines)”, spiega il ministero.
Il governatore della Toscana, Stefano Ciuoffo, l’ha tradotto per il turismo così: “I grandi dati e loro proprietà sono temi che meritano un’attenta riflessione, ma soprattutto una regolamentazione e gestione: non è possibile che la tracciabilità del sistema turistico e dei flussi che interessano il Paese non siano a conoscenza dei soggetti pubblici. I grandi operatori li possiedono per le proprie logiche di azienda, ma questa mole di dati deve diventare un patrimonio per costruire e orientare le scelte”.
E’ finito il tempo di stilare bilanci all’indietro, sentiamo l’esigenza di prevedere i flussi, intercettarli e trasformarli in obiettivi.