La voglia di viaggiare è tenace, resiste alle paure e resta in cima ai desideri per il futuro. E’ quanto risulta da due ricerche elaborate da GfK Italia e presentate nel corso del 31esimo appuntamento con MARTEDIturismo by Guida Viaggi organizzato nella sede di GfK Milano.
Due le analisi, di cui una mirata al consumer, con una overview sulle tendenze in atto nel mondo dei viaggi – illustrate da Silvia Pizzetti, account director di GfK – che si è soffermata sul tema delle paure internazionali e nazionali per mostrare l’atteggiamento verso i viaggi degli italiani oggi. La seconda, spiegata da Daniela Mastropasqua, GfK industry lead, ha fatto il punto sui principali trend di prenotazione del 2016 confrontati con il 2015.
“Quattro i trend in atto – ha motivato Pizzetti -: il fai da te come modalità prevalente di organizzazione; il web che rappresenta il canale di informazione e di acquisto; la condivisione e lo scambio e infine la scelta per i viaggi di compagnie aeree e tour operator low cost”.
Dal panel composto da 25-mila persone in 21 Paesi, è risultato chiaro che la paura “è un sentiment diffuso”, con Brasile, Turchia e Messico in cima alla lista dove il timore è più alto. “Il 32% delle persone intervistate – ha affermato Pizzetti – è in costante stato di malessere e anche in Italia i timori sono in aumento, passati dal 54% di incidenza sugli interpellati nell’inverno 2015 al 58% dell’au- tunno 2016 e con un 36% di rispondenti che non mostrano particolari timori, contro il 41% dell’anno prima”. Dal campione si evince altresì che un 28% ha cambiato la destinazione di vacanza a causa di timori, mentre un 16% ha rinunciato al viaggio e un 10% ha cambiato il mezzo di trasporto, per un 44% del totale che è stato, in un modo o nell’altro, condizionato nella scelta da una serie di paure. Il dato positivo, però, è che “i viaggi e le vacanze sono stati citati dal 61% del campione come un desiderio primario per il futuro”.
Cambiano
i piani
La conferma che le paure fanno cambiare abitudini e programmi ai viaggiatori italiani è arrivata da Daniela Mastropasqua: “Tra giugno e agosto 2016 – ha spiegato la manager – si è assistito ad una trasformazione: i voli hanno perso il 26%, mentre il solo land (pernottamenti) hanno guadagnato 23 punti percentuali a giugno 2016 e il totale del mercato ha registrato da gennaio a settembre 2016 una tenuta, con un +1% di fatturato”. In termini di destinazioni, la scelta degli italiani ha premiato la Spagna, mentre la Grecia ha subito la vicenda “migranti” nell’avvio di stagione, per poi recuperare; l’Italia è cresciuta. L’italiano ha optato per la cosiddetta partenza “intelligente” e spes-so con auto propria, “ma quel che conta è che la vacanza si fa lo stesso”. “Sul lungo raggio – ha sottolineato Mastropasqua – Cuba e Tailandia registrano segnali positivi, in particolare la prima con un exploit del +16% a giugno”.
Turismo
disintermediato
Un quadro statistico che ha trovato d’accordo gli enti del turismo che hanno preso parte alla tavola rotonda e che hanno concordato sui numeri e sulla crescita di un turismo disintermediato, che per la maggior parte di loro (Fiandre, Irlanda, Spagna, ad eccezione di destinazioni di medio e lungo raggio come Repubblica Dominicana e Abu Dhabi) mostra ormai uno share dell’80% sul totale.
“Il mercato italiano poi – hanno affermato all’unisono – è uno dei più difficili, perché ancorato ai cliché di alcune destinazioni. Si fa fatica ad imporre nuove location”.
Intanto un’opera di sensibilizzazione nei confronti dei ricettivisti, le campagne di co-marketing con i tour operator, i voli diretti e una comunicazione mirata e virale possono aiutare nel compito di diversificare l’offerta, allargando il target di clientela da coinvolgere e mirando alle revenue più che alla semplice numerica dei flussi movimentati.
Revenue e soddisfazione del cliente
gli obiettivi del t.o.
“Il mercato cerca destinazioni nuove in un mondo che si è ristretto. Gli operatori hanno voglia di sperimentare, ma le scelte dipendono dalle condizioni tecniche e da una valutazione operativo-economica”. A parlare è Luca Battifora, past president Astoi, che sottolinea come gli aspetti da preservare siano due: “La revenue e la soddisfazione del cliente”.
Il servizio fa la differenza nella proposta del trade: “Certo – osserva il manager – se avessimo un call center fuori Italia abbatteremmo i costi, ma la consulenza ci distingue ed è la caratteristica del nostro mestiere. Due le strade per gli operatori: controllare il prodotto o vendere un servizio, una consulenza”.
Vince il binomio composto dalla preparazione dell’agente di viaggi sul cliente finale unita al supporto tecnico garantito dal tour operator.
“E la vendita diretta – conclude il manager – non rappresenta il sistema migliore per avere successo. E’ più funzionale che sia l’agente di viaggi ad andare a casa del cliente, visto che ce l’ha sul territorio”.