Dopo Seattle anche San Francisco schiera la magistratura contro l’ordine di Donald Trump sulle limitazioni ai viaggi verso gli Stati Uniti per sette paesi, come stabilito dal cosiddetto “travel ban” (divieto di viaggio). Ieri sera dopo la mezzanotte tre giudici di San Francisco hanno emesso un verdetto unanime appoggiando la decisione del giudice federale di Seattle, che precedentemente aveva sospeso il decreto esecutivo della Casa Bianca.
Il dibattito prende in tal modo piede in tribunale, con il presidente americano che ha annunciato il ricorso e continua a ripetere che la sicurezza del Paese è a rischio.
Da parte della travel industry americana, intanto, arrivano le prese di posizione, in linea con quelle dell’Unwto e altre istituzioni nei giorni scorsi. Nyc & Company, l’ente del turismo di New York, “si oppone al travel ban dell'amministrazione Trump e continuerà ad opporsi ad ogni azione che possa impedire i viaggi internazionali”.
“Nyc & Company sta monitorando gli effetti del recente divieto ai viaggi e il nuovo clima politico – dichiara Fred Dixon, presidente e ceo dell’ente -. Vogliamo sottolineare a tutti i nostri pubblici che New York è la città americana più accogliente e tollerante, e che celebriamo queste caratteristiche ogni giorno. Accogliamo calorosamente i visitatori di ogni parte del mondo per scoprire l’energia dei nostri cinque distretti in continuo cambiamento”.
Una ricerca della Gebta, la Global business travel association, stima che il “travel ban” possa costare 185 milioni di dollari in perdite economiche. Le prenotazioni, infatti, sono diminuite del 2,2% nella settimana dopo il decreto.