Kayak indaga sulle procedure d’ingresso negli Stati Uniti

Da un sondaggio Kayak rileva che il 39% degli italiani condividerebbe “se necessario” i dati richiesti dall’amministrazione americana all’ingresso del Paese “ma non si sentirebbe affatto a proprio agio nel farlo”, mentre quasi un terzo (31%) si rifiuterebbe di rivelare queste informazioni. Oltre un quarto (26%) non si recherebbe in Paesi che prevedono l’obbligo di condividere le password dei propri account social, mentre il 44% non escluderebbe completamente queste mete dai propri piani di viaggio, ma darebbe precedenza ad altre destinazioni.

L’indagine mossa dal metasearch ha voluto saggiare il feeling verso i controlli “sempre più severi con Trump” – si legge in una nota -, con preciso riferimento ad “informazioni sensibili e dati di accesso ai propri account online e ai propri social media”. Oltre la metà (54%) degli intervistati nel Belpaese considera questa richiesta “un’invasione o una diretta violazione della propria privacy”. Perciò la sintesi di Kayak è che “gli italiani dicono “no” alle nuove procedure di ingresso negli Stati Uniti”.

Le paure degli intervistati, circa un migliaio nella settimana dal 12 al 17 aprile, sono relative ad accessi non autorizzati al proprio conto corrente o ad altri dati sensibili, nonché alla violazione dei profili social. Un portavoce della società ha dichiarato: “La recenti novità introdotte dall’amministrazione Trump in merito ai controlli alle frontiere stanno suscitando discussioni e polemiche in tutto il mondo. La ricerca dimostra che l’intensificazione delle misure di sicurezza e l’eventuale introduzione dell’obbligo di condividere con le autorità i dettagli di accesso ai propri account social o altre informazioni sensibili potrebbe avere ulteriori importanti ripercussioni sul mercato turistico statunitense”.

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