L’Italia per una volta arriva per prima rispetto agli altri Paesi europei, almeno in tema di liberalizzazione dei trasporti.
Per questo il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha organizzato un convegno animato da più tavole rotonde, “Il IV Pacchetto Ferroviario. La riforma del mercato Ferroviario. Analisi delle proposte legislative e prospettive di settore”.
L’Italia ha sempre creduto in questo processo e per prima si è aperta alla strategia di espansione. “Abbiamo creato un vantaggio competitivo che adesso va mantenuto e accresciuto con adozione di strumenti che rendano esecutivo il regolamento”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.
Lavoro a rilento
Il vantaggio è, infatti, positivo, ma la liberalizzazione procede a rilento e a dicembre 2017 dovrebbero essere definiti gli obblighi del servizio pubblico su ferro e su strada, mentre entro il 2020 il mercato passeggeri e commerciale dovrebbe essere definitivamente aperto e libero. Fsi vede ormai nell’Europa il proprio mercato domestico e il gruppo ha già sviluppato la sua rete in Germania, Francia, Spagna e Olanda esportando la sua tecnologia e i suoi presidi. Da dicembre di quest’anno le aziende di trasporto europee si troveranno quindi di fronte ad un obbligo che il gruppo italiano ha già assolto: quello di dividere i servizi remunerativi da quelli che non lo sono. A quel punto gare e appalti potranno vedere la partecipazione di qualsiasi società europea per l’affidamento dei contratti, a meno che la legislazione nazionale lo vieti.
Più collegamenti
e prezzi più bassi
L’Italia, che è avanti in questo processo, avendo Ntv come concorrente di Trenitalia, ha visto ridurre i prezzi dei biglietti e aumentare il numero dei collegamenti.
Ad esempio tra le 9.00 e le 13.00 ci sono sulla tratta Roma-Milano 17 corse delle due aziende.
Tra Parigi e Lione, o tra Madrid e Barcellona, ce ne sono solo 5. Il direttore generale di Ntv, Gianbattista La Rocca, primo attore della concorrenza in Europa, ha raccontato quante difficoltà l’azienda ha incontrato nella sua evoluzione di mercato, fino a trovare una stabilità azionaria. Ora con 12 treni ordinati e 50 servizi giornalieri, Ntv controlla una domanda “in crescita dell’80% negli ultimi 5 anni, con una diminuzione dei prezzi del 40%”.
Il principio
della reciprocità
Renato Mazzoncini, a.d. di Fsi, si è soffermato invece sul principio della reciprocità di fronte ai rappresentanti del Parlamento europeo: “Il tema della reciprocità deve essere chiaro a livello legislativo: quando discutiamo con il nostro Antitrust italiano dobbiamo garantire la massima concorrenza, vorrei che gli stessi parametri fossero applicati negli altri Paesi, non possiamo competere contro i soggetti che sono ampiamente protetti nei loro territorio”. Replica Davide Sassoli, vicepresidente del Parlamento europeo, che “non è facile mettere d’accordo 28 ministeri dei Trasporti, a volte in disaccordo persino con il loro stesso Governo, con le imprese che talvolta sono le prime aziende del Paese. Non vogliamo imporre alle aziende degli stili di comportamento, quindi il tema della reciprocità lo abbiamo superato consentendo a ogni Paese di comportarsi secondo le proprie scelte in futuro”, aggiunge. Una regia di ordinamento europea comporterebbe per Sassoli “nuova burocrazia”.
Barbara Morgane, a.d. di Trenitalia, ha sollevato tuttavia anche problemi pratici in materia di omologazione e sicurezza che dovranno trovare una soluzione.
L’obiettivo europeo
La calma riflessione di Altero Matteoli, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, è stata abbastanza esplicita: “L'obiettivo che l'Europa si era prefissa, era quello della creazione di uno spazio ferroviario unico, un obiettivo da cui siamo ancora lontani, per problemi riguardanti l'Europa, dalla Brexit fino ai vari nazionalismi, da cui i trasporti non possono essere esentati”.
Come sempre la politica influisce, quindi, sull’economia e nonostante le audizioni, abbiamo visto approvare le risoluzioni europee in modo celere con accordi, che hanno travalicato i colori politici, “sarebbe sbagliato dire che gli obiettivi del IV pacchetto siano stati raggiunti”, conclude Matteoli.
Più ottimista Sassoli, che chiude con un messaggio di speranza: “Un pezzo del cammino della nostra unità europea lo faremo anche con le ferrovie; pensate che cosa vorrà dire per il rapporto con i Paesi Balcanici in entrata nell’Unione, pensate al valore che questo processo porterà alle infrastrutture portuali anche italiane. Sappiamo che ci sono anche delle tensioni sociali e sindacali, tuttavia la liberalizzazione può essere un segnale per tanti Paesi senza creare ulteriori squilibri: è giusto che la politica faccia la propria parte, ma molto è in mano alle imprese, e abbiamo bisogno di lavorare insieme creando un asset straordinario, in un sistema globale come europei”.