Tanzania e Zanzibar alternativi, non sostitutivi

Alternativi non sostitutivi, sono definiti così Tanzania e  Zanzibar nei confronti del Kenya.
Due Paesi dalle caratteristiche differenti, che non sembra stiano erodendo quote di mercato verso il Paese, anche se non tutti la pensano così. Seppur sia “innegabile che Zanzibar abbia costituito (insieme ad altre destinazioni come ad esempio l’Oman) nelle ultime stagioni di flessione dei flussi turistici verso il Kenya, uno dei prodotti più richiesti da parte del mercato soprattutto nei mesi invernali di alta stagione”, osserva Leonardo Patacconi di Condor, sottolineando che, seppur con alcune caratteristiche simili, “si tratta però di due prodotti con caratteri distintivi ben delineati che li rendono a tutti gli effetti alternativi e non sostitutivi”.
Alla luce di queste considerazioni, il manager ritiene che vi sia, “oggi più che mai, interesse e capacità di crescita per tutte le destinazioni dell’East Africa, compreso il Madagascar la cui stagionalità è idealmente complementare e solo parzialmente sovrapposta a quella di Kenya e Zanzibar”. 
Una conquista di terreno sul Kenya, alias erosione di quote, secondo Settemari è avvenuta “negli anni scorsi, di temporanea ‘crisi’ del Kenya; oggi, con la sua ripresa, Zanzibar non cala perché è ancora relativamente debole il Nord Africa”. A sostenere la tesi del sì è African Explorer, sebbene si faccia presente che “i costi (soprattutto del safari) non permettono a tutti di scegliere la Tanzania come destinazione alternativa”, osserva Alessandro Simonetti, il quale sostiene che, “se abbassassero ulteriormente i prezzi, non ci sarebbe più speranza per il Kenya”.
Il fronte del no vede Press Tours: “Si tratta comunque di due prodotti differenti soprattutto come spesa di viaggio”, vien fatto presente. Un po’ meno drastica la posizione de
Il Diamante, dalla parte del no “o comunque solo in minima parte, anche se la Tanzania ha avuto un forte incremento rispetto agli anni passati”.

Il pricing
Tra gli aspetti chiave che emergono quando si parla di questi Paesi vi è il fattore prezzo tra i tratti distintivi.
Il pricing delle mete “è oggettivamente influenzato da alcune varabili esogene, prime tra tutte il valore del petrolio – afferma Patacconi -. Ad oggi il ricavo medio dell’anno per i nostri pacchetti Kenya è di circa 1.300 euro per persona tutto compreso mentre Zanzibar è circa 80 euro più cara”.  
Zanzibar è da sempre “più cara del Kenya”, osserva Federico Gallo, direttore prodotto di Settemari.
Entrando nel merito c’è da dire che, “sicuramente per chi prenota un viaggio Tanzania+Zanzibar la parte che inciderà maggiormente sul prezzo è quella riguardante il safari in Tanzania”, mettono in luce da Press Tours Laura Maganza, responsabile prodotto Oceano Indiano e Aslak Satriano, responsabile prodotto Africa Mare.
A Zanzibar Il Diamante offre un ventaglio di strutture “con un pricing variabile per accontentare diverse tipologie di turisti”, fa presente Laura Schiappacasse, pm destinazione. Tanzania e Zanzibar sono le mete “in cui i safari godono del miglior rapporto qualità prezzo anche se ancora un po' alto per aumentare i volumi, ma non siamo ai livelli del Botswana”, vien fatto presente in casa African Explorer. Il Gruppo Alpitour (in questo caso si prendono in considerazione i brand Francorosso, Karambola, Villaggi Bravo e Alpitour) mette in evidenza che Zanzibar e la Tanzania “sono più forti e consolidate come mete, la quota si attesta ad un livello medio/alto per resort 5 stelle di qualità”.

Una domanda
che sta tornando

Ci sono buoni segnali per quanto riguarda il trend della domanda italiana su Tanzania e Zanzibar.
In casa Press Tours è “attualmente in crescita su entrambe le destinazioni”. In linea la posizione de Il Diamante.
Una domanda che “sta tornando – dice African Explorer -, anche se, forse complice il cambio poco favorevole, non siamo a livelli passati, ma i numeri sono positivi: abbiamo registrato un aumento del 20% alla fine della stagione estiva con i pacchetti solo safari e combinati con estensione mare”. Entrando più nel dettaglio emerge che “a Zanzibar la domanda italiana è rappresentata in maniera quasi totalitaria da soggiorni mare in resort o villaggi mentre, spesso per vincoli e complicazioni logistiche, la componente tour/safari è limitata e residuale – si afferma da Condor -. In questo senso possiamo confermare come si tratti di una domanda diversa da quella tipica del Kenya dove, invece, il safari, più o meno combinato con il soggiorno mare, rappresenta ancora una delle principali ragioni che spingono all’acquisto”. Per Settemari il riscontro commerciale “è analogo a quello del Kenya, a differenza di quest'ultimo Zanzibar è prettamente balneare, anche se, naturalmente, sul periodo delle due settimane, offriamo anche la combinazione coi safari in Tanzania”.                           

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