Verso la luce risalendo la Norvegia

L'avvicinamento a Capo Nord vale più della meta stessa. Risalire l'alta Norvegia, nell'itinerario disegnato da Giver, vuol dire cullarsi nella natura, perdere lo sguardo nel paesaggio, dissetare l'animo con la civiltà semplice delle genti nordiche. Le isole Lofoten – che, appunto, precedono il picco più settentrionale del continente – sono un'autentica meraviglia, centinaia e centinaia di terre che emergono dal mare, con dimensioni e forme diverse, dal dirupo sovrumano alla roccia che pare un coccodrillo, in un labirinto terracqueo che forse non ha eguali. Capo Nord è uno strapiombo che vive del suo primato geografico, celebrato da un mappamondo stilizzato che sorge proprio sul finire della terra. Severo e pittoresco insieme, ma avvolto quasi sempre nella nebbia o in nubi basse. L'ultimo tratto di strada è un paesaggio arido e stopposo, con chiazze di neve sulle montagne. Nemmeno un albero.

Un itinerario estivo
Parliamo di un viaggio estivo, naturalmente. D'inverno è tutt'altro. D'estate la sorpresa – anche se sorpresa non è: è lo scopo del viaggio! – è la luce. Il cosiddetto sole di mezzanotte è un tramonto lentissimo che trasforma ogni colore. Il cielo è chiaro a ogni ora, in un'atmosfera irreale che confonde il corpo e la mente. Il lungo tramonto spinge lentamente le ombre che si allungano e si allargano, diventando esse stesse elementi del paesaggio, con le loro geometrie mutevoli che accompagnano ogni figura ferma e in movimento. L'ultimo rosso fiammeggiante del sole sfuma nel rosa del cielo che diventa azzurro, mentre le isole in controluce diventano quinte opache. E' la tavolozza di Monet.

Il paesaggio
della regione

Tutta la regione è cosparsa di casette in legno (superprotette) tutte simili e diverse, alcune affacciate all'acqua e sorrette da palafitte. Sono bianche, ocra, ma soprattutto di un rosso caldo e familiare che ricorda il bolo armeno. I perimetri sono segnati in azzurro, o comunque con un colore diverso, così che l'insieme sembra un disegno di bimbi. Un villaggio che si chiama A', come la vocale, è la capitale del merluzzo, una delle più tipiche risorse del luogo, esportato in tutto il mondo. Gli è dedicato anche un museo. Nei ristoranti non c’è da stupirsi se i menù propongono merluzzo, merluzzo e ancora merluzzo, magari nella variante baccalà, che è una diversa ricetta sempre di merluzzo.
A Bodø, la prima tappa dopo lo scalo a Oslo, l'avventura consiste nel risalire le correnti (fortissime) in gommone, e nelle isole più nascoste si scoprono corrugazioni della roccia che risalgono all'era glaciale: pareti intere che paiono la pelle di un elefante. A Svolvær, il capoluogo delle Lofoten, spiccano alcune vecchie case borghesi in stile vittoriano. A Tromsø, dove si arriva attraversando ponti e dominando spiaggette impre- vedibili, aspetta un centro di case ottocentesche in legno, dominate da una chiesa luterana, essa stessa in legno, che quasi per una sorta di democrazia religiosa accetta anche le biciclette.
A Tromsø ci s'imbarca sul battello del servizio postale norvegese Hurtigruten, che in realtà è una nave molto confortevole con 900 posti che aggiunge al viaggio il fascino della traversata.
Ad Alta, infine, a parte un museo di iscrizioni rupestri, è interessante una chiesa contemporanea fatta a spirale, che richiama l'architettura del grattacielo di UniCredit a Milano. Luterana anche questa, è ricoperta di titanio, e ospita, oltre all'altare e all'organo, anche bar e ristorante.           

Giver e il presidio dei servizi

Il tour operator Giver è attivo dal 1949 e da allora, per 68 anni ininterrotti, ha sempre chiuso i bilanci in utile.
E' un'azienda familiare il cui azionariato si compone di tre soci principali, i fratelli Feliziani, ai quali fa capo il 70% del capitale, e la famiglia di Giorgio Lombardo, che è l'amministratore delegato; Lorenzo Feliziani è presidente.
La gestione si è sempre caratterizzata per le scelte oculate, con l'obiettivo della solidità, e senza rincorrere i numeri a tutti i costi. “I profitti ci interessano più del fatturato”, assicura con bella sintesi Andrea Carraro, direttore marketing e comunicazione. Nel 2016 i ricavi sono stati di circa 35 milioni, mentre il record risale al 2004, anno in cui furono toccati i 50 milioni. E' seguita una lenta erosione dovuta, oltre che alla crisi, anche all'ingresso di altri concorrenti su prodotti importanti – quali il Grande Nord – con i quali è stato necessario confrontarsi. “Siamo comunque contenti di aver fatto scuola”, dice Carraro.
Nel 2017 i ricavi sono previsti in linea con l'esercizio precedente, anno in cui un prodotto di punta come il Grande Nord (Norvegia, Finlandia, Svezia, ma anche Islanda, Groenlandia, Russia…) aveva registrato un incremento del 35% sul 2015.
La filosofia operativa di Giver punta sulla qualità. Anche a costo di dover tenere i prezzi più sostenuti. “Qualità vuol dire costante presidio di tutta la linea di servizi, per esempio – come spiega il direttore prodotto, Cristina Ferrando – evitando di ricorrere a corrispondenti locali per avere una presa più diretta sul risultato finale”.
Nei confronti del cliente il principio è quello della massima trasparenza, senza sorprese e con la gran parte dei costi inclusi nel prezzo; quest'ultimo non è soggetto a variazioni, e fa sempre fede il catalogo, uguale per tutti. Anche dal punto di vista commerciale l'obbiettivo è di servire il mercato tenendo il cliente nella massima considerazione: “Per questo – spiega il direttore commerciale Giorgia Paciotta – il nostro unico canale di vendita sono le agenzie di viaggi, con le quali c'è un'ottima collaborazione per offrire ai viaggiatori la consulenza migliore e più diretta. Lavoriamo con 2.500 agenzie in tutta Italia ma soprattutto al Nord, e abbiamo un'ottima squadra di 15 promotori”.                             

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