Dalle affermate catene a quelle emergenti è corsa a lanciare brand innovativi, di lifestyle, rivolti a target generazionali specifici oppure segmenti di clientela circoscrivibili in una fascia di budget. Tutti sono accomunati dal mantra valido per qualsiasi segmento di prezzo e che riflette i cambiamenti della comunicazione digitale: devono “raccontare una storia” nella quale il viaggiatore si riconosce.
A Tourism Investment, Hyatt ha presentato il suo ultimo lancio in un portafoglio di dieci 'insegne': The Unbound Collection, collocamento altissimo, full service, dieci strutture uniche e per albergatori indipendenti. I marchi competitor sono Curio di Hilton, Autograph di Marriott e The Luxury collection di Starwood. Il nome “unbound” significa “slegato”, ad intendere libero dalle formalità del lusso, concetto che declinato nelle destinazioni risulta difficile da mantenere, si pensi all’hotel Du Louvre a Parigi, struttura delle quattro europee.
Tra i gruppi nuovi si è messo in evidenza Ruby Hotels, di Monaco di Baviera, con indirizzi a Vienna, Duesseldorf, Monaco e Amburgo, in procinto di aprire a Zurigo, a Londra e in una “città francese ancora riservata” di un totale di sette aperture nel Vecchio Continente. “Il nostro posizionamento è quello che definiamo ‘lean luxury’, cioè un comfort rilassato”, spiega Isabell Hajdukiewicz, direttrice sviluppo della catena. L’albergo londinese è vicino alla fermata della metropolitana di Waterloo.
Nasce a West Hollywood, distretto trendy e vivace di Los Angeles, tra Hollywood e Beverly Hills, il marchio Standard international ha scelto di fare della nightlife e del divertimento il suo tratto distintivo. Oltre alla città californiana degli angeli, ha strutture a New York e Miami e comincia oggi l’espansione internazionale. “Apriamo a Londra e abbiamo progetti in Asia, abbiamo studiato la destinazione Milano ed è entrata in pipeline”, spiega Todd Reppert, executive Vp development. Il ristorante è l’elemento centrale degli alberghi della catena americana, a Londra sono addirittura cinque, design e food sono i principi ispiratori, così come gli eventi notturni.
Completamente disruptive rispetto a quanto abbiamo letto fin qui è Wombat’s, marchio della catena di 5 ostelli di città City hostels, che con arredi iconici e atmosfere conviviali seguono il trend attualissimo dell’hospitality informale, a buon prezzo e tanta condivisione degli spazi. I buffet sono ‘all you can eat’, ci sono anche stanze private mentre nei dormitori la toilette è separata, la sera si organizzano eventi. “Apriamo l’anno prossimo a Venezia Mestre, siamo interessati alle principali città turistiche in Italia, il nostro taglio va dai 300 agli 800 letti, i clienti sono i viaggiatori individuali, da oltreoceano abbiamo i maggiori flussi da Stati Uniti e Australia”, spiega Simon Hala, responsabile sviluppo di Wombat’s.
Nel settore dei resort, Melià International si appresta a ricollocare il marchio mid scale Sol Melià con progetti nel Sud Italia, dove sta attualmente individuando le destinazioni ideali per debuttare con una struttura al mare rivolta al segmento famiglia. Nel lifestyle, la catena guidata in Italia da Palmiro Noschese si distingue a Milano con Me Il Duca in piazza della Repubblica. Il brand ha compiuto dieci anni e rappresenta l’immagine giovane e alla moda della società maiorchina. Ha un piano di sviluppo significativo: sta per debuttare sulla costa catalana a Sitges, e dopo Miami, Milano, Londra, Ibiza, Maiorca, Madrid e Cabo San Lucas in Messico, aprirà a Dubai con la firma dell’archistar Zaha Hadid; nel 2019 è prevista l’apertura a Barcellona. “Siamo il terzo operatore alberghiero europeo – conclude Noschese-. La costiera amalfitana, Sicilia, Sardegna e Puglia sono i territori dove il brand Sol Melià verrà posizionato per sottolineare il nostro 60% di Dna leisure”. p.ba.