Tra Bmta e TourismA, l’archeologia va in fiera

Non solo estero e mete esotiche, per il turismo archeologico. Se il paese con più siti Unesco al mondo resta l’Italia (54), seppur tallonata dalla Cina (53) e, più da lontano, da Spagna (47), Francia e Germania (44), è necessario interrogarsi anche sullo stato del nostro incoming, con il complesso del Colosseo primo assoluto tra i siti italiani con i suoi 7 milioni di visitatori, seguito dagli scavi di Pompei, a quota 3,4 milioni. E’ d’accordo con il focus sull’archeologia di casa nostra anche Ugo Picarelli, fondatore e direttore della Borsa mediterranea del turismo archeologico appena conclusa a Paestum. E qual è la situazione? “Le nostre destinazioni archeologiche sono sì i grandi attrattori come il Colosseo e Pompei, ma abbiamo anche un patrimonio diffuso da valorizzare. Ad esempio, tra i 30 siti a gestione autonoma, troviamo anche il museo di Villa Giulia, il parco archeologico di Ercolano e quello dei Campi Flegrei, Paestum, il museo archeologico di Napoli. E poi c’è un patrimonio ‘minore’ che minore non è, e che meriterebbe maggiore attenzione: il turista oggi diventa sempre più viaggiatore, e quindi cerca sempre più cultura, ed è necessario intercettare una domanda che cresce e che non è più fatta di soli addetti ai lavori”. Tra le novità portate c’è stata appunto una più forte attenzione all’incoming, con “il workshop in collaborazione con Aidit che, per la prima volta, ha presentato anche 10 buyer nazionali del Centro-Nord Italia, per stimolare e intercettare al meglio anche la domanda interna”. Quanto alle new entry dall’estero, “abbiamo ospitato oltre 20 paesi tra i quali Cambogia, Ecuador, Mongolia, Etiopia: tutte nazioni che per la prima volta si affacciavano ad una domanda europea. E ancora, hanno partecipato Serbia, Albania, Slovenia, Uzbekistan, Azerbaigian, Perù”. E quali i mercati esteri di riferimento per il nostro incoming archeo-culturale? “Ci siamo concentrati ancora una volta sui paesi europei la cui domanda dobbiamo tenerci ben stretta e che, con la competitività esistente, abbiamo un po’ perso. Dobbiamo recuperare i tedeschi e i francesi che venivano da noi negli anni ‘60 e ‘70, e che hanno reso grande il turismo del nostro paese”.  Una operazione possibile anche grazie a un alleato insospettabile per l’archeologia: “Il turismo crocieristico, che aiuta molto i flussi, ad esempio sui porti di Napoli e Civitavecchia per Pompei e Roma. Ricordiamoci che Efeso aveva superato Pompei, anni fa, proprio grazie alle crociere nel porto di Smirne”. E per una Borsa che chiude la sua 21esima edizione, è in preparazione un altro evento a tema: la quinta edizione di TourismA che – dal 22 al 24 febbraio 2019 al Palazzo dei Congressi di Firenze – “sarà dedicata – ci spiega Nadia Pasqual, marketing & pr – come sempre, alla tutela e alla valorizzazione turistica di beni culturali e siti archeologici, presentazione dei restauri e delle scoperte più recenti, con la presenza di famosi archeologi, storici, ricercatori, ma anche di divulgatori come Alberto Angela, Philippe Daverio, Syusi Blady e Valerio Massimo Manfredi. Parteciperanno anche Rai Storia e Rai Cultura per presentare la nuova serie ‘Italia, viaggio nella bellezza”. Quanto ai contenuti, “l’area espositiva vedrà la partecipazione di un numero ancora maggiore di destinazioni e operatori, che potranno incontrare gli agenti di viaggio invitati come buyer al secondo  ‘Workshop del turismo culturale in Italia’, venerdì 22 febbraio. Sempre venerdì 22 si svolgerà la seconda edizione del convegno ‘Fare turismo culturale oggi. Innovazione e best practice per gli operatori’, organizzato in collaborazione con il Ciset – Centro internazionale di studi sull’economia turistica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia”                   .

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