Un italiano su tre guida già oggi un’auto connessa, oltre la metà intende dotarsene. Il 60 per cento degli automobilisti è disposto a condividere i dati del veicolo – ma non quelli personali del telefono – per servizi che possano aumentare la sicurezza personale e dell’auto, come la localizzazione in caso di emergenza o furto, la diagnostica da remoto e la manutenzione predittiva. Persistono timori su possibili accessi ai dati, violazioni della privacy o hackeraggio del veicolo.
Sono queste le principali evidenze che emergono dalla ricerca “L’auto connessa… vista da chi guida. Il ruolo ed i rischi dei dati nell’industria dell’auto”, condotta da Aniasa, l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità e dalla società di consulenza strategica Bain & Company.
Lo studio evidenzia come la telematica, che ormai da anni pervade il mondo dei trasporti, di recente si stia coniugando anche con l’industria dell’auto, dando vita all’auto connessa. Aniasa, da sempre attenta ai trend della mobilità, ha recentemente costituito al proprio interno la nuova sezione Digital Automotive che vede tra le associate i principali e più innovativi player del settore. Per capire le potenzialità e i timori legati all’auto connessa è stata realizzata un’indagine su un campione rappresentativo di 1.200 automobilisti.
L’aumento esponenziale della produzione di dati (ogni giorno se ne creano 2,5 milioni di Terabyte) sta guidando l’ingresso nel mondo dell’auto di nuovi operatori specializzati, che offrono servizi ai driver. Il margine complessivo della filiera automobilistica si sta progressivamente spostando da chi produce i veicoli a chi fornisce i servizi a essi connessi.
Si stima che il mondo legato all’auto connessa valga oggi più di 60 miliardi di euro a livello globale e si prevede una crescita a tripla cifra (+260%) nei prossimi otto anni. Nei prossimi 3-4 anni saranno consegnati 125 milioni di auto connesse. Numeri significativi che dimostrano come le auto già oggi siano ricche di telematica. I dispositivi attuali permettono di scambiare dati diversi sui guidatori (stile di guida, percorsi preferiti, punti di interesse), sul veicolo (pressione pneumatici, stato del motore, livello oli), fino a quelli ambientali (presenza di pioggia, situazioni di traffico). La condivisione di questi dati grazie ad auto connesse può portare benefici a soggetti diversi: al guidatore prima di tutto, ai gestori di flotte aziendali, alle aziende di servizi e, infine, anche a possibili hacker malintenzionati.