Rincaro dell’ingresso ai parchi negli States, quali conseguenze ha avuto sulle programmazioni dei t.o.? Per Utat “il calo nelle vendite di uno dei nostri tour più venduti che era un tempo estremamente competitivo rispetto ad altri, ed è ora livellato con altri prodotti”, risponde Arianna Pradella, direttore commerciale del Gruppo Caldana. Secondo Franco Cesaretti, direttore generale Reimatours, “certamente questo ha una certa influenza e un certo peso, ma crediamo che sarà molto più sentito da coloro che si organizzano tutto da soli”. In casa Hotelplan si tratta di un fattore che “ha avuto un impatto non del tutto positivo, visto l’interesse del nostro mercato a questo genere di viaggio”, sostiene Norma Padrevita, pm Usa, Canada, Messico e Caraibi, Sudamerica, mentre per quanto riguarda Made non si è registrata “nessuna ripercussione in termini di vendite”, assicura Silvia Brunetti, direttrice di business unit. Sulla stessa linea Naar, per il quale non c’è stato nessun effetto e il motivo risiede nel fatto che “consigliamo sempre di acquistare il pass annuale America The Beautiful – rammenta Lucia Alessi, pm Nordamerica -, che per ora costa ancora $80 ed assicura il risparmio”. “Non mi risulta che ci sia stato qualche effetto”, commenta il direttore vendite di Albatravel Luca Riminucci. Nessun effetto anche secondo I Viaggi del Delfino: “Il cliente finale non l’ha percepito e manteniamo le prenotazioni fly&drive nei parchi senza problemi – dice il managing director Ivana Di Stasio -. Così come va molto bene la vendita di tour accompagnati a date fisse che prevedono l’ingresso nei parchi nazionali”. Diversa l’opinione di Viaggidea, secondo il quale “il rincaro parchi inciderà anche sui costi tour – afferma Consuelo Cerri, contracting manager Usa e Canada -: non ne siamo felici, ma troveremo delle soluzioni convenienti per i clienti”. n.s.