Le famiglie come cuore pulsante del successo della formula villaggio, con una qualità media del prodotto tricolore in crescita e che garantirà la tenuta del mare Italia – pur con qualche grattacapo – anche nell’estate dei ritorni di Egitto, Tunisia & co. E’ questo il punto di vista di Ivana Jelinic, presidente di Fiavet nazionale, sullo scenario attuale della villaggistica nel Mediterraneo, con un prodotto generalista che tiene quando sa rinnovarsi e i fari puntati sulla Turchia come prossimo possibile leone del Mare nostrum.
Gv: Qual è l’andamento per l’estate della villaggistica nel bacino mediterraneo, e quale il ruolo dell’Italia rispetto ai temutissimi competitor?
“Non abbiamo ancora dati precisi sugli andamenti, ma posso trasferirvi il sentiment prevalente tra i colleghi: c’è la conferma che quello della villaggistica è un prodotto molto rilevante per il mercato, perché c’è un ampio bacino di clientela che continua a premiarlo rispetto ad altri format di vacanza, tanto in Italia quanto sul Mediterraneo. È chiaro che quest’anno, con molta probabilità, il mare tricolore avrà qualche difficoltà in più perché dovrà reggere la concorrenza di destinazioni che sono tornate alla ribalta, recuperando molto terreno, e di altre – come la Grecia e la Spagna – storicamente importanti e che si consolidano. La competizione in questo momento è con prodotti molto spesso di qualità, e probabilmente pagheremo uno scotto sul rapporto qualità-prezzo, perché certamente i nostri pricing non sono sempre competitivi, o almeno non lo sono su tutti i prodotti. Anche se negli ultimissimi anni, complessivamente, il livello della villaggistica italiana è cresciuto molto in qualità”.
Gv: Qual è il paese mediterraneo che si sta attrezzando meglio in questo segmento, e sul quale scommetterebbe in termini di maggior crescita nei prossimi cinque anni?
“Premesso che siamo in uno scenario internazionale in rapido mutamento, e ipotizzando che non ci siano accadimenti legati alla sicurezza che incidano su una destinazione o su un’altra in maniera pesante, credo che una destinazione che si sta ben organizzando – e che probabilmente si riposizionerà in maniera interessante anche sul mercato italiano – sia la Turchia. Stiamo già vedendo una ripresa con i dati di inizio anno: i numeri sono estremamente incoraggianti, c’è attenzione crescente sia sul versante di Istanbul che sui tour interni al paese.
Gv: Quindi Turchia come paese che può tornare protagonista delle vetrine delle agenzie italiane.
“Sì, anche perché gode di un’offerta – dal punto di vista dei collegamenti – davvero eccezionale. Per il mercato italiano il fatto che una destinazione sia facilmente raggiungibile da diversi aeroporti è certamente la chiave di volta. Prendiamo l’esempio dell’Egitto, che si riposiziona in maniera forte sul nostro mercato laddove anche il quantitativo dei voli di linea diventa sufficiente per coprire la domanda da molti aeroporti in Italia. Anche la Tunisia, che si sta riaffacciando quest’anno sul mercato in maniera più decisa, se mantiene una stabilità politica è certamente una destinazione che è mancata sul mercato italiano e che andrà a recuperare nei prossimi anni”.
Gv: La partita tra villaggio e prodotto generalista. Chi vince? Quest’ultimo prodotto rischia davvero di scomparire, come si dice da più parti?
“Il prodotto generalista sopravvive perché – al di là di quelli che possono essere target dedicati ai villaggi o a nicchie particolari – c’è una quota di pubblico che lo preferisce. È chiaro che a fare la differenza sono sempre l’adeguamento dei servizi, l’ammodernamento delle strutture e la qualità del prodotto, anche nel caso delle strutture generaliste. Noi registriamo con sempre maggior frequenza che il cliente è disposto a spendere qualcosa in più, a fronte di servizi migliori e a uno standard qualitativo più elevato. Lo vediamo anche dai dati, dai volumi di riempimento e dalle disponibilità residue: il prodotto generalista non caratterizzato da elementi particolari è quello che soffre maggiormente e che patisce di più l’invenduto. Perché se lo scontro è esclusivamente sul prezzo è evidente che si arriva ai limiti della cannibalizzazione: se andiamo ad abbassare continuamente le tariffe il livello qualitativo scende, le strutture hanno sempre meno risorse per poter reinvestire e quindi si innesca un circuito vizioso”.
Gv: Quanto pesa oggi la villaggistica sul fatturato agenziale?
“E’ un segmento certamente importante, perché riguarda una tipologia di cliente che ha voglia di affidarsi ai suggerimenti dell’agente di viaggio e che manifesta sempre più delle esigenze molto specifiche. È evidente che i villaggi sono premiati in maniera particolare dalle famiglie, che tendono a chiedere supporto e consigli nella scelta rispetto a delle esigenze specifiche: l’età e il numero dei bambini, le aspettative che hanno sulla vacanza e via dicendo. È un target che ha dei parametri ben definiti, importanti per loro più che per altre fasce: ma sempre più spesso anche le coppie, così come una clientela di età più elevata, non disdegnano questa tipologia di prodotto”.
Gv: Il target dei giovani è storicamente meno attratto da questa formula, e i tour operator sembrano essere in una fase di modifica del concept dei villaggi vacanze proprio per intercettarlo, ad esempio con prodotti che superano le mura del villaggio per aprirsi al territorio circostante.
“I tour operator hanno compreso qualcosa che su altri mercati è stato già ben recepito, che da noi comincia a diventare un cavallo di battaglia solo negli ultimissimi anni. Ma nel momento in cui la vacanza è concepita prima di tutto per il nucleo familiare, la priorità è data ai più piccoli anche nella tipologia di servizi: animazione, ristorazione, la stessa ubicazione delle strutture, perché è chiaro che un villaggio sulla scogliera sarà difficilmente fruibile dai bambini. Quindi, quando ci sono una serie di requisiti, è inevitabile che – dal momento che sono tarati per un certo pubblico – quel target tenda a prediligerlo rispetto ad altri prodotti. La coppia giovane, come chi cerca una vacanza diversa, probabilmente non sceglierà il villaggio classico per le proprie vacanze”.
Gv: È superata la storica reticenza a mixare clientele di diversa nazionalità nei villaggi, come già avviene sulle navi da crociera? O per questo prodotto prevale sempre la estrema caratterizzazione – su cibo, animazione, formule, orari – a seconda del mercato geografico di riferimento?
“Direi che il turista italiano si abitua un po’ a fatica all’interazione con altre tipologie di turisti, per quanto possano esserci dei mix e delle situazioni più o meno favorevoli. Il cliente medio italiano manifesta sempre una predilezione per un servizio e un prodotto italiani: patisce ancora un po’ le lingue straniere, il mix gastronomico con altre culture, una componente forte con provenienza da altri paesi”.
Gv: Ancora molto recentemente ci sono stati casi di adv che hanno venduto prodotti di tour operator in resort in allotment, registrando poi che il proprietario della struttura applicava ai posti letto di sua pertinenza prezzi inferiori. Cosa si può fare?
“È chiaro che se un albergatore bypassa un tour operator che ha un allotment, il problema in prima battuta è tra l’albergatore e il tour operator, quindi c’è il tema di una contrattualistica che probabilmente non è stata fatta in maniera avveduta. E’ un problema che ricorre da molto tempo, con il tentativo di alcuni albergatori di bypassare le varie fasi dell’intermediazione: ma così per il cliente diventa difficile accettare lo stimolo della prenotazione anticipata, laddove si veda poi modificare o calare il prezzo in maniera significativa sotto data. Un conto è vendere le ultime due camere ad un prezzo ridotto, altro è partire con ampio anticipo con tariffe ridotte rispetto a chi ha prenotato poco prima. Questo è un problema che, al di là del caso singolo, esiste, e che vede le adv parte lesa insieme ai clienti. Negli ultimissimi anni l’impressione è però che si sia sensibilmente ridotto, anche perché il trend degli operatori è quello di prendere strutture in gestione diretta, riuscendo così a garantire un controllo dei prezzi più accurato”. g.m.
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