“Su un migliaio di pratiche ho fatto il conto che tra tasse aeroportuali, quota di iscrizione, adeguamenti carburante o blocca prezzo la somma di queste voci equivale al 25-30% della pratica”.
A parlare è Maurizio Bosia, presidente di Verynet. “Si tratta – aggiunge – di voci di spesa che non sono commissionabili ma per le quali l’agente di viaggi fa da collettore”.
E il paragone va ai mercati stranieri: “In Francia, ad esempio, gli operatori non fanno pagare quote di iscrizione e un operatore di impronta tedesca come Tui non applica la tassa di iscrizione per le quote nette su una rosa di strutture”. Quale sarebbe un passo avanti positivo per le agenzie? “Sicuramente – replica il manager – sarebbe bene rendere queste quote commissionabili. E direi di più: le tasse di iscrizione le farei incassare direttamente agli operatori”. Rendere le tasse commissionabili sarebbe per Bosia anche “un gesto di partnership nei confronti delle agenzie”. Altro problema è che quando il cliente acquista online non paga adeguamenti, riuscendo quindi a risparmiare: “Questo fattore può spostare il canale di vendita”, spiega il presidente, che dichiara: “Le agenzie di viaggi sono anche costrette ad applicare la loro fee visto che a ben guardare i conti arrivano a gestire commissioni sotto il 10%”.
Diverso, invece, il caso delle società di crociere, “che non prevedono adeguamenti o quote di iscrizione, ma includono soltanto le tasse aeroportuali, portuali e l’assicurazione che a volte non è nemmeno obbligatoria. Quando il cliente attento ai costi vede queste differenze orienta poi la scelta finale d’acquisto”, conclude il manager.