“Abbiamo reso pubblica la nostra posizione di dissenso riguardo questo pronunciamento, con l’invio di una dichiarazione direttamente all’Antitrust e in copia la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministro del turismo e il coordinatore della commissione speciale sull’industria del turismo proprio x far valere sottoforma normativa quanto quel parere non sia corretto e non rispecchi la realtà di tutti i giorni”. Queste le dichiarazioni di Gianni Rebecchi, presidente Assoviaggi, che sottolinea come questo parere sia stato emesso senza una profonda conoscenza di una normativa che va al di là di una singola Regione, dimenticandosi , di fatto, della direttiva europea recepita da tutti i Paesi membri per rendere omogenee le norme a favore del consumatore e quelle relative al turismo e alla vendita di servizi turistici. “E il testo dell’Antitrust sulla legge della Regione Puglia dice: “Tali disposizioni introducono una ingiustificata restrizione della libertà di iniziativa economica, limitando indebitamente la prestazione di servizi da parte di enti no profit”. Allora questo è punto cardine, si parla di libertà di iniziativa economica o si parla di no profit? Perché le cose sono totalmente diverse, questa affermazione è un ossimoro”, specifica Rebecchi.
E se gli enti no pofit vogliono organizzare viaggi e soggiorni turistici per i propri aderenti più di due volte l’anno, devono adeguarsi all’art.5 del codice del turismo nazionale: “Che mette in campo una serie di norme a tutela del consumatore come fa un’impresa turistica o segnalando che non saranno garantiti come gli altri consumatori, nessuna responsabilità civile, nessun rimborso. Le agenzie e i t.o. agiscono secondo le regole e l’antitrust si esprime in favore del no profit che in realtà non tratta di mercato e di impresa. Allora diventiamo tutti enti no profit, godendo di regime fiscale agevolato, non stipuliamo polizze di insolvenza fallimento, di responsabilità civile e nemmeno i contratti di viaggio. Così competiamo allo stesso modo, tanto l’Antitrust ci dà parere favorevole”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Ivana Jelinic presidente Fiavet Nazionale, che sottolinea la difficoltà anche nel controllare che questo limite di due prestazioni l’anno venga effettivamente rispettato: “La legge sulla direttiva pacchetti quantifica con due volte l’anno le attività senza scopo di lucro, come prestazione occasionale. Ma dove viene meno questo paletto, diventando di fatto un’attività sistematica? Qui si parla di abusivismo, di mancata tutela del consumatore, dove sono i fondi i garanzia e che fiscalità adoperano, a quali servizi si appoggiano per il noleggio ad esempio dei mezzi? Quando si parla di un tema che coinvolge milioni di consumatori e viaggiatori ci chiediamo con quale approfondimento l’antitrust abbia svolto il proprio compito. Non è vero che si limita l’attività degli enti no profit, possono operare ma nel rispetto delle regole, con una regolare licenza, con la presenza di un direttore tecnico e tutte quelle garanzie per il consumatore finale”.
Già, ma chi controlla queste realtà? “Non abbiamo più una polizia turistica e probabilmente i controlli saranno demandati alla polizia locale, insufficiente in alcune piccole realtà. Il vero problema che sta a monte di tutto è che non ci sono organi di controllo. Quando parte una gita abusiva, facciamo segnalazioni alle Regioni che demandano ai Comuni e poi ai vigili urbani, che però non fanno nulla perché presi da altre priorità”, sottolinea Jelinic. Nel frattempo il presidente di Fiavet Nazionale ricorda di aver chiesto un tavolo al ministro in cui poter mettere insieme le singole forze dell’ordine in un percorso di confronto per cercare di come arginare il fenomeno e capire con quali strumenti. “Lo abbiamo chiesto con forza e a oggi non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta. Rilanceremo l’appello”.
Una soluzione alla piaga abusivismo viene dalla proposta di Assoviaggi, che auspica un ripristino dell’Infotrav, il database che conteneva tutte le informazioni di agenzie e tour operator certificate a operare, come ricorda Rebecchi: “Si tratta di uno strumento di controllo a livello nazionale, che può offrire una fotografia del settore, utile anche al consumatore finale e alle autorità competenti per verificare l’effettiva regolarità di un’attività”. E Rebecchi ricorda come oggi le realtà abusive generino circa 800 milioni di evaso di fatturato, un importo importante che sottrae risorse al sistema Paese. “Se il parere dell’Antitrust fosse preso come modello per regolare le leggi regionali del nostro Paese e si permettesse a chi fa no profit di operare, questo incentiverebbe la formazione di soggetti che aprirebbero sotto questa forma, senza però operare come dovrebbe fare un’impresa con tutte le garanzie del caso. E' un pericolo per il nostro sistema imprenditoriale ed economico”, ha concluso Rebecchi.