La vicenda Thomas Cook potrebbe fare da spartiacque, segnando un prima ed un dopo nella travel industry internazionale. Nulla sarà più come prima, se non tutti sono d’accordo nel mettere in discussione il modello di business del colosso inglese, dovrà, però, servire da monito per porsi delle domande e spingere gli attori della filiera a pretendere che il settore sia sempre più a norma. C’è chi invoca cambi nella gestione delle politiche turistiche a tutela del canale agenziale, non solo del consumatore. In attesa, anche, di vedere – da noi in Italia – quali saranno le politiche per il turismo del nuovo governo.
Sfide coraggiose
Indipendentemente dalla vicenda britannica, i tour operator italiani negli ultimi mesi hanno messo in atto una serie di mosse che vanno in più direzioni. C’è chi crede nelle operazioni di internazionalizzazione e non ha paura a lanciarsi in nuove sfide, varcando i confini nazionali come ha fatto Naar Tour Operator con Naar Voyages per conquistare il mercato francese, e prossimamente quello belga. Scelta apprezzata anche da chi ha già percorso questa strada tre anni fa, pensiamo all’esempio di Alpitour France. Pier Ezhaya, direttore divisione tour operating del Gruppo Alpitour, la vede come “un'operazione intelligente, perché il vero tema dei t.o. italiani è che hanno un solo mercato di origine, dal cui andamento sono influenzati”. Intanto Alpitour, come si legge nell’articolo in basso, costruisce il suo polo del lusso. Una parola questa, “lusso”, che è tra quelle che guidano anche la strategia di Club Med assieme a tailor made, nicchia, famiglie e coppie. Strategia che punta a far diventare l’azienda franco-cinese sempre più internazionale, mirando all’alto di gamma. Scelta che ha richiesto una svolta organizzativa, con il cambio del “65% della forza italiana”, portando “valore aggiunto per conquistare il mercato di nicchia”. Ci sono poi le operazioni di innovazione di prodotto. Lo scouting, infatti, non è solo orientato alla ricerca di nuove mete o strutture, ma interessa anche target nuovi in quanto in ascesa. E’ la carta giocata da Made, brand di Eden Viaggi, che ha deciso di portare in adv il catalogo Sensibility, con una selezione di proposte orientate ai principi del turismo sostenibile.
Tra chi gioca la carta della nuova linea di prodotto c’è anche Mappamondo con “Solo Travellers”, dedicata ai viaggiatori single, target in costante crescita e con un market share sempre più rilevante, sottolinea il t.o.
Ad allargare il raggio d’azione in termini di portfolio entra in gioco Valtur con la new entry del cinque stelle Valtur Zanzibar Fruit & Spice Wellness Resort, operativo dalle prossime vacanze di Natale.
Le nascite
Poi c’è chi nasce. Lo scorso maggio è arrivato Jump, t.o. di casa Uvet, portando una nuova idea sul mercato. Ora è pronto ad affrontare il suo primo inverno. Dopo l’attenzione estiva sul corto e medio raggio, il business si focalizza sulle aree di lungo raggio, ma anche su combinati e short break. C’è chi non nasce, ma affina il proprio business e, in un cambio nome, racchiude il suo messaggio per il trade, come ha fatto Cabo Verde Time, che diventa Cabo Verde Time Club & Resorts. E poi c’è chi è pronto a fare un nuovo salto nel futuro, che per Quality Group vuol dire “diventare interamente responsabili dei nostri viaggi, non solo nella programmazione o preventivazione, ma anche nella preparazione in loco”.
Il parere
Come viene visto il settore del turismo italiano?
Lo abbiamo chiesto a Klaus Davi, dell’Agenzia di comunicazione e strategia d’Impresa Klaus Davi&Co. A suo dire “conta molto il rapporto qualità-prezzo. I potenziali clienti sono molto più informati e attenti di dieci anni fa, hanno strumenti di verifica maggiore e i concorrenti del nostro Paese non sono solo quelli limitrofi, visto che le piattaforme digitali consentono di paragonare mete anche molto distanti tra loro”.
Alla domanda se il settore sia pronto a cogliere nuove sfide, Davi osserva che l’Italia è “un Paese ancora votato al servizio come altri. Tendiamo ad avere una mentalità sindacalizzata anche nel turismo. L’eccesso di tasse rende l’esperienza a volte più costosa che in altri Paesi. Per non parlare delle infrastrutture carenti”, ammonisce.
Cosa si sta facendo in termini di mosse per innovare? “Nuovi fenomeni come gli alberghi diffusi aiutano. Il settore andrebbe detassato e la flessibilità lavorativa è indispensabile per vincere le sfide. Con i decreti dignità si uccide il turismo non lo si aiuta – sostiene il manager -. Mi pare però che ci siano alcune esperienze felici in cui si cerca di integrare l'offerta da vari operatori e tentare un gioco di squadra”, asserisce accennando alle operazioni di integrazione che si sono verificate negli ultimi tempi.
Intanto, tra i costumi di viaggio oggi più in voga, Davi rileva tre aspetti, uno è che “il turismo in libertà in camper, per esempio, sta vivendo un buon momento. Quello dei borghi è in crescita e il Sud va bene, ma potrebbe fare molto di più”.
Una visione oltreconfine, lo porta a soffermarsi sulla Germania, “che ha un sistema integrato molto efficiente che ha permesso di lanciare alcuni territori che hanno attrattive molto relative, ma che sono esplose grazie all'interazione con le istituzioni e i vari player. Penso per esempio all'Isola di Sylt nel Nord del Paese”.