Una conferma delle destinazioni storicamente più gettonate ma con un panorama di alternative su formule, ricettività ed esperienze che cresce alle spalle di New York, grandi parchi e compagnia bella. Specie per gli aficionados. È questo il trend sugli Stati Uniti secondo gli associati di Visit Usa. Così, se per la prima visita “le destinazioni preferite sono sempre le classiche – New York, Los Angeles, San Francisco, Las Vegas, Miami, Orlando – per i repeater invece si nota una richiesta per il New England, le Montagne Rocciose, il South, Bahamas”, spiega Franco Cesaretti, dg di Reimatours. Valentina Alfano di Leisure Pass aggiunge che anche “Chicago, Philadelphia e le Hawaii stanno emergendo come destinazioni di interesse”, mentre Barbara Zelle di Cividin Viaggi segnala riscontri positivi dalla East Coast “sull'itinerario Washington – Philadelphia – New York – Boston, sia in self drive che in abbinata treno Amtrak – hotel”. A proposito di destinazioni “outsider”, invece, Franco Bondioli di Travel Island spiega che la chiave sta nel “proporre itinerari tailor made in alcuni degli Stati meno visitati e per questo ancora molto autentici: ad esempio il North Dakota, dove i nativi americani stanno lavorando molto al recupero della cultura e delle tradizioni locali”. Bondioli segnala anche una difficoltà, rilevata anche da altri t.o: “Difficilmente ci vengono richieste, o riusciamo a proporre, le numerose esperienze fuori dal comune che pur possiamo offrire”. Sta però aumentando la domanda per “escursioni o itinerari da fare in bici, moto o elicottero”.
E se non cambiano le destinazioni top, si evolvono invece – secondo Ilaria Vergani di Bigmama – le “modalità stesse con le quali determinate destinazioni da ‘turismo di massa’ vengono visitate e recepite dai turisti un po’ più esperti, ovvero da ‘viaggiatori’ che si dimostrano più coscienti delle destinazioni e anche più esigenti in merito a ciò che desiderano visitare e a come farlo”.
Conferma il trend anche Arianna Pradella di Caldana – Utat: se lo zoccolo duro è fatto di “first timer, che ci sono e ci saranno sempre, e per i quali va confezionato un buon prodotto calibrato che sappia anche vestire un po’ di nuovo le località consuete, con inserimento nelle visite di novità recenti come nuovi hotels, nuove aperture museali, nuovi virtuosismi architettonici, nuovi quartieri emergenti”, aumentano anche “le richieste dei repeater. È infatti ora presente sul mercato tutta un’offerta che va oltre le località prettamente turistiche e iconiche dei first timer, ed è in grado di soddisfare una domanda più advanced che si lega alla esperienzialità, alle tematiche specifiche: storia, gastronomia, cultura, diritti civili, natura e turismo green, sport, eventi speciali e ricorrenze, festival”. Il “dove si va” diventa quindi solo un fattore, a vantaggio del “cosa si fa”. E’ così anche per Paolo Ventisette di Billabong: “Le destinazioni sono sempre quelle più universalmente note, ma si comincia a volerle vedere da un diverso punto di vista. Il trend, come emerso anche nel corso della recente ed interessante ‘Brand Usa Travel Week’, è sempre più indirizzato verso l’elemento ‘esperienziale’ del viaggio”.
Quanto alle modalità di fruizione a stelle e strisce, Ivana di Stasio de I Viaggi del Delfino rimarca la “maggiore richiesta di fly & drive, che negli ultimi anni era un po’ calata rispetto ai tour con accompagnatore o con guida locale”, mentre Gastaldi Holidays con Katia Malavasi osserva “un consolidamento dei tour di gruppo nel West e delle grandi città dell’Est, con esperienze locali”. Gianluca Sposito di Konrad Travel mette in luce invece un trend relativo al booking: “Di anno in anno, le richieste continuano a incrementare di numero, soprattutto con maggiore anticipo rispetto a qualche anno fa: stiamo già quotando viaggi per partenze nella prossima estate 2020. È cresciuta anche la durata media, che ormai è intorno ai 15 giorni soprattutto per le vacanze estive e i viaggi honeymoon”. E poi c’è l’alloggio, sempre meno standardizzato, come racconta Stefano Gnerucci di Universalturismo: “La scelta spazia dal semplice motel all’hotel superlusso, e spesso non è dettata dal solo fattore prezzo: passare una notte in un motel lungo la Route 66 è un’esperienza da poche decine di dollari che può richiedere anche il cliente solitamente abituato a viaggiare su hotel 5 stelle”. E poi ci sono le scelte green, come “il soggiorno in un ranch o il glamping”. Un’altra tendenza rilevata da Gnerucci, oltre a quella del fly & drive in moto, è “la maggior attenzione alla parte culinaria del viaggio, e quindi la richiesta di ristoranti top firmati da chef famosi anche in Italia come Ramsey, Bastianich, Batali”. E poi ci sono le crociere, con Francesco Paradisi di Norwegian Cruise Line che osserva “una richiesta crescente di porti d’imbarco alternativi al classico Miami a supporto di viaggi on the road o tour organizzati su destinazioni come i mix California & Parchi, California & Alaska, Usa South, Texas”.