Gli italiani sono capaci di spendere 107 mld di euro in gochi e lotteria, ma sono meno inclini a proteggersi sui rischi (17 mld). Si deduce che "sono un popolo ottimista – afferma Maria Luisa Gota, a.d. e direttore generale Fideuram Vita -, no, sono anche molto prudenti", lo dimostra la liquidità presente nei conti corrente. E' come se l'italiano dicesse "non so cosa può succedere, tengo da parte la liquidità", ha dichiarato la manager in occasione del recente Insurance Day, che si è svolto a Milano, in cui ha offerto una testimonianza sul cambio di passo nel rapporto tra banca, wealth management e assicurazione. A detta della manager serve un "cambiamento culturale", per affrontare la disruption "bisogna parlare e lavorare in modo diverso, non sarà la piattaforma a far stare al passo con i tempi, ma una azienda più snella". Per questo è importante capire quanto si investe nelle competenze del personale.
Il reskilling delle competenze
Il reskilling delle competenze è parte della disruption che sta interessando il fronte assicurativo, un fenomeno che coinvolge anche i dirigenti che devono sapersi confrontare con chi è in possesso di nuove competenze.
C'è chi, parlando di innovazione e sostenibilità, ha pensato di "tornare nelle scuole parlando di futuro – come testimonia Marco Sesana, country manager e ceo Generali Italia e Global Business Lines -. Abbiamo coinvolto 30mila bambini, circa 300 sono entrati in Senato per raccontare ai politici le loro emozioni". A detta del manager "quando parliamo di sostenibilità non è complicato, la disruption lo è di più – osserva -. In quanto la sostenibilità è un fattore nostro".
L'ispirazione viene dai giovani
Un aspetto interessante è che i giovani possono essere fonte di ispirazione. Forse non sarà un concetto nuovo, ma sicuramente non è così scontato. A soffermarsi sul tema è Isabella Fumagalli, ceo Bnp Paribas Cardif, parla di target, in particolare dei clienti del futuro, ossia la Generazione Z e del nuovo paradigma assicurativo, tra rischi, sostenibilità ed innovazione. Un target che ha riportato "la palla al centro, di età compresa tra i 14 e i 24 anni, rispetto alla generazione dei Millennial che è stata tutta improntata al digitale (e di rottura rispetto alla precedente, ndr), ripristinano i valori più classici, con dinamiche attuali – afferma la manager -. Per esempio torna la musica classica, ascoltano i Beatles, sono per la carta stampata e non concepiscono la vita senza il concetto della sostenibilità. Con loro – osserva – si possono capire i driver su cui investire, per le esigenze dei nostri clienti.
Dalla survey promossa da Bnp Paribas Cardif, in collaborazione con Astra Ricerche, è emerso che sul fronte device, per il 93% lo smartphone è il device più utilizzato seguito dal laptop, l'87% non rinuncerebbe allo smartphone, il 46% lo sostituisce solo quando si rompe. Tra i social network quelli più utilizzati sono Whatsapp e Instagram. Le principali passioni sono musica, film tv e uscire con gli amici. Sul fronte assicurazioni, il 65% ne possiede almeno una, fatta da loro o dai genitori. Solo il 31% viaggia senza assicurazione. Chi viaggia assicura salute, volo, valigia o il viaggio stesso. In termini di mobilty e di viaggi, circa il 50% si sposta a piedi, il 37% con i mezzi pubblici, il 37% non è interessato al mobilty sharing e il 46% viaggia molto o abbastanza.
Le tre "rivoluzioni"
L'assicurazione resta "una industria pesante e deve focalizzare sui trend del futuro", non ha dubbi in merito Fumagalli, che si sofferma anche sulle tre rivoluzioni che ci sono state. Una è quella sociale, l'altra è ambientale, "con Greta che ne rappresenta la voce principale e ci pone di fronte alla sostenibilità, pertanto se non sapremo vendere prodotti che andranno a migliorare il mondo, non li compreranno più". Un'altra rivoluzione è quella tecnologica. Secondo Fumagalli "il futuro passa attraverso il fatto di essere bravi, ma soprattutto si deve capire cosa si aspettano le persone da noi, sono consapevoli che hanno bisogno di protezione, ma non sanno su cosa". Da qui è stato messo in atto l'ascolto e, tra le mosse fatte per stare al passo, "abbiamo lavorato con le startup, fecendoci contaminare da settori merceologici diversi, l'innovazione si fa con l'open innovation".
La cultura assicurativa
Tecnologia, servizi, distribuzione e centralità del cliente, è questo il nuovo paradigma delle assicurazioni, secondo Maurizio Cappiello, a.d. e direttore generale di Poste Assicura Poste Vita. A suo dire si deve "supportare il cliente per fare cultura assicurativa, in un Paese che ha scarsa conoscenza dei bisogni e sotto assicurato. Noi abbiamo lavorato sul modello dell'offerta modulare, con un'offerta di protezione a 360°". Il cambiamento è avvenuto, osserva Alberto Vacca, chief business & investment officer di Aviva, "noi assicuratori non siamo più fabbrica di prodotti, ma gestori del rischio. Possiamo riequilibrare il peso della catena del valore in quanto gestiamo più rischi". Secondo Leonardo Felician, head of insurance products P&C Allianz, "bisogna estendere le capacità di predizione del rischio, in una epoca di big data è importante investire in persone che pongono al servizio delle compagnie delle capacità aggiuntive". Si torna così al discorso delle competenze e del confronto. E' quello che ha fatto Italiana Assicurazioni, "il nostro mestiere è valutare il rischio in modo corretto – afferma il direttore generale, Roberto Laganà -, il valore aggiunto è nell'approcciare nuovi modelli di business, per questo abbiamo creato un hub per indagare le innovazioni in ogni campo".
Un'ultima considerazione è sulla parola "disruption", filo conduttore, assieme a "sostenibilità" dell'Insurance Day. A soffermarsi sul tema è Alberto Minali, a.d. di Cattolica Assicurazioni. "Disruption ha cinquantadue sinonimi tutti negativi – afferma -, cambiamola se no sembra che la subiamo", osserva il manager, che intanto si sofferma su quattro tipi di disruption, "tecnologica, distributiva, dei prodotti e dei servizi, culturale. Quest'ultima chiede un cambiamento di testa, si lavora sul reskilling. Ci sono operatori che fanno la comparazione dei prodotti, va bene, basta non ridurla però ad una mera questione di prezzo in quanto equivarrebbe a svilire il tutto. Si sta andando verso il concetto degli ecosistemi". Ossia quei prodotti e servizi che hanno interconnessione tra loro, un ambito, per esempio, presidiato da UnipolSai, come dichiarato da Enrico San Pietro, insurance business co general manager. s.v.