Raddoppio (potenziale) della tassa di soggiorno massima, è già polemica. Dal prossimo anno l’imposta potrà infatti arrivare fino ai 10 euro per notte a persona – in virtù di un emendamento al Decreto fiscale approvato in Commissione Finanze alla Camera – per quelle città che hanno un numero di presenze di turisti oltre 20 volte il numero dei residenti e quei comuni che raddoppiano la popolazione per via delle elevate presenze di turisti. Entrate preziose, preziosissime per i comuni: ma c'è chi consiglia al Governo di smettere di occuparsi di turismo.
Sul tema, il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha infatti, come spesso capita, espresso l’insoddisfazione dei suoi associati: “La manovra che avrebbe dovuto ridurre la pressione fiscale sembra contenere un unico intervento in materia di turismo: il raddoppio dell’imposta di soggiorno. Rimane in capo agli albergatori l’onere di riscuotere l’imposta e di sostenere in toto le relative spese (ad esempio le commissioni delle carte di credito), per di più con l’aggravante di un sistema sanzionatorio lunare, che punisce con sanzioni penali anche piccoli ritardi ed errori formali di minima entità”. Bocca lamenta che “sembrano spariti dai radar gli emendamenti dei relatori che erano trapelati venerdì scorso, in materia di riqualificazione delle strutture e di contrasto all’abusivismo. Nessuna notizia neanche in relazione alle misure di tutela per le imprese colpite dal fallimento di Thomas Cook, per le quali il mese scorso erano stati assunti in Parlamento impegni solenni. Dopo tante promesse, siamo alle solite: il turismo viene trattato sempre e soltanto alla stregua di una mucca da mungere. Per anni abbiamo chiesto maggior attenzione per il settore. Forse è ora di cambiare verso. Se proprio non riescono a far di meglio, forse è bene che smettano di occuparsene”.
Per parte sua, anche Federturismo ha espresso tutto il suo disappunto per "l’introduzione di un ennesimo balzello fiscale a carico dell’industria del turismo – dichiara la vice presidente vicario di Federturismo Confindustria Marina Lalli -. Il recente emendamento al decreto fiscale che introduce la possibilità per un numero indefinito di comuni di portare la tassa di soggiorno fino a un massimo di 10 euro rappresenta un dannoso modo di procrastinare la soluzione dei problemi. Il fenomeno del sovraffollamento delle destinazioni turistiche, a cui questa tassa vorrebbe porre rimedio, non si combatte a colpi di tasse a carico dei turisti o delle imprese, ma con una programmazione intelligente dei flussi da realizzarsi attraverso il coordinamento delle politiche di promozione e marketing, di attrattività dei territori, di gestione della domanda, non certo con nuove tasse che colpiranno la fascia di turisti che pernotta nelle strutture ricettive e non toccherà invece quella enorme platea di soggetti che a vario titolo e non sempre legalmente, offre alloggio nelle destinazioni turistiche".