Sono finiti – o quasi – i tempi in cui si assisteva a fallimenti epici, quelli in cui l’operatore inadempiente lasciava il passeggero senza il servizio pagato nella destinazione di arrivo, con le banche che chiedevano di rientrare del debito e i fornitori che si ammutinavano e speravano almeno in un concordato per veder ripartire l’azienda e recuperare una piccola percentuale del loro debito. Probabilmente anche l’era dei cavalieri bianchi e dei finanzieri privi di scrupolo non ha più margini di azione.
Ora gli operatori cessano silenziosamente di operare inviando una mail ai partner della distribuzione e – quando sono più attrezzati e di larghe vedute – un comunicato stampa ai giornali del trade. Così il 2019 si è chiuso con la brutta notizia di un’azienda storica come Marcelletti (il primo nome che a qualunque giornalista che dovesse scrivere un pezzo sul Messico verrebbe ancora in mente, ndr) che congela la sua attività. Probabilmente un eufemismo garbato. Ancora non ci è dato sapere. A Guida Viaggi Donatella Spineti, ufficio marketing dell’operatore, aveva scritto il mese scorso: “Vogliamo fare chiarezza sulla situazione attuale della nostra azienda, viste le notizie che stanno circolando. Le condizioni di salute del signor Guido Chiaranda (presidente dell’operatore, ndr) hanno avuto un peggioramento negli ultimi due mesi. Essendo lui l’unica persona che gestisce alcuni aspetti della nostra attività ha chiesto al suo staff di prendere una serie di decisioni”… Quelle che ormai tutti conoscono.
Il 2020 non si è aperto molto meglio: ieri sera nelle redazioni è arrivata la notizia della chiusura definitiva delle operazioni di Tui Italia (ex Viaggi del Turchese) a partire dal prossimo 15 marzo. Con una lettera firmata dall’amministratore delegato, Marco Amos, la filiale italiana del gruppo tedesco ne ha dato l’annuncio. Ed è nel verbo usato nel titolo che si legge una sorta di resa: “Tui Italia abbandona l’attività di tour operator in Italia”, quasi ad indicare che non c’è tentativo che regga. Questo il commento dell’a.d: “Il tradizionale business dei tour operator si sta rivelando volatile per l’intero settore…”.
Per i più nostalgici viene quasi da rimpiangere i tempi dei fallimenti clamorosi, perché erano il segnale di imprenditori che sicuramente avevano sbagliato strategie ma conservavano la speranza e la volontà di andare avanti. Ci si batteva, una volta, per salvare la propria azienda. Poi magari non serviva a niente. E anche nell’epoca dei finanzieri senza scrupoli si vedeva il tour operating come una Bengodi da sbancare. Ora questa resa fa più male perché indica un momento di svolta per tutto il settore: chi non si è strutturato e non fa margini, lascia. Non c'è alternativa possibile.
Non resta che consolarsi con una frase di San Francesco d’Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. E’ anche il mio augurio per tutto il settore.
Laura Dominici