Se, come previsto, il numero di viaggiatori internazionali raddoppierà entro il 2036, la stessa crescita deve essere prevista per la domanda nel settore dell'ospitalità. Il cambiamento qualitativo è d’obbligo. “Il settore ricettività sta per conoscere una grande svolta. Gli ospiti sono alla ricerca di relazioni personali più profonde con i loro albergatori, dando più valore alla continuità dell'esperienza, e sono disposti a condividere dati e opinioni come mai prima d’ora”, afferma Chris K Anderson, direttore del Center for Hospitality Research della Cornell University.
Così, il mercato immobiliare alberghiero è in piena crescita, sulla scia della grande onda turistica che sta coinvolgendo il mondo intero. Milano, dopo l’assegnazione delle prossime Olimpiadi invernali del 2026, si prepara a una nuova fase di crescita del turismo e soprattutto dell’interesse degli investitori esteri.
Il Sommet Education Top Hospitality Trends 2019 ha identificato in innovazione, tecnologia, lusso, sostenibilità e food and beverage quali grandi filoni di sviluppo del settore. L’innovazione, in particolare, serve ad attrarre clienti nuovi e a fidelizzare i repeater. Innovare significa soprattutto proporre esperienze dedicate per i differenti target: servizi su misura e human touch per i clienti del luxury, social per i Millennials, green e vacanze sostenibili per la Generazione Z e tool accessibili e privacy per i viaggiatori business.
Di strada da percorrere, in questo nuovo anno e in quelli a venire, il settore alberghiero ne ha ancora parecchia davanti a sé.
“Abbiamo voluto indagare – spiega Eleonora Lorenzini, direttore dell’Osservatorio innovazione digitale nel turismo – come il digitale stia supportando gli attori della filiera. Sappiamo che, per esempio, il 77% delle strutture raccoglie dati di vario tipo ma sono ancora poche quelle che hanno a disposizione un sistema di Crm per gestirli efficacemente. Vi è ancora un forte sbilanciamento sul momento in cui il cliente viene contattato: il 56% delle strutture utilizza le informazioni in proprio possesso per un contatto prima dell’arrivo, ma ancora pochi per fornire servizi aggiuntivi (32%) prima o durante la permanenza o per un feedback post viaggio (21%)”.
E ai cambiamenti dobbiamo essere pronti anche sotto il profilo prettamente strutturale. Secondo lo studio Drivers of Change in Hospitality 2019 di Amadeus con Ihg, le tipologie di camere tradizionali – singola, doppia, matrimoniale, suite o familiare – sono, infatti, destinate a cambiare drasticamente, visto che una delle tendenze fondamentali individuate è l'inizio della fine delle consuete formule. Oggi i consumatori sono abituati ad acquistare esattamente ciò che desiderano. L’ospitalità alberghiera, da sempre organizzata in base a standard uniformi, dovrà adattarsi a queste esigenze se consideriamo che il 61% dei viaggiatori nel mondo ha dichiarato di preferire gli hotel che offrono servizi personalizzati in camera, anche se questo corrisponde a una maggiorazione di prezzo. Il futuro sarà quindi la prenotazione in cui gli ospiti possono scegliere e ordinare le singole componenti, sancendo così la fine delle tipologie di camera tradizionali. A questa personalizzazione corrisponderà anche un modello di vendita in cui gli ospiti potranno prenotare una camera per una durata adeguata alle loro esigenze, rispetto a un tradizionale pernottamento.
Drivers of Change in Hospitality conferma anche come la tecnologia possa diventare uno strumento a disposizione del personale per offrire livelli di servizio su vasta scala, mantenendo il giusto equilibrio tra le soluzioni automatizzate e il contatto umano, dato che la maggioranza degli ospiti (67%) afferma di preferire questo per via dell’interazione emozionale. Non solo. Il 70% dei viaggiatori di tutto il mondo vorrebbe che gli hotel offrissero loro più consigli e suggerimenti sulle esperienze uniche da vivere, a fronte di un 20% che dichiara di ricevere già queste informazioni in albergo.
Secondo l’indagine Cbre il 2019 è stato l’anno che ha visto lo student housing il segmento del mercato residenziale con maggiori opportunità di sviluppo (32% degli intervistati), seguito dal senior housing (25,2%) e dal residenziale di lusso (15%). Il 68,8% degli intervistati ritiene che il segmento student housing possa diventare un asset class principale nel panorama italiano, con Milano a fare da locomotiva.
Per quanto riguarda il business travel, il Nuovo Osservatorio sui Viaggi d’Affari 2019 ha rilevato una dinamica della spesa per alloggio (+4,2% vs 2017) che sintetizza due tendenze contrapposte.
“Da un lato – spiega Andrea Guizzardi, professore associato di statistica economica all'Università di Bologna – l’aumento del costo medio per camera e l’incremento nel numero di pernottamenti, entrambi più marcati sul mercato europeo. Dall’altro, la crescita del cosiddetto “escursionismo” d’affari (senza pernottamento) sul mercato nazionale, un approccio che gli uffici viaggi utilizzano nel tentativo di ottenere risparmi di spesa facendo leva sul significativo numero di hotel e la sempre maggiore disponibilità di tariffe scontate online. In realtà, l’unica certezza è che attraverso la pubblicazione online di tariffe composte da un crescente ventaglio di voci e restrizioni, gli hotel hanno ridotto la trasparenza, con vantaggi che si può ipotizzare non siano tutti a favore delle aziende acquirenti”.