“Non rinunciate a questo lavoro, credeteci!”. A chi si aspettava un po’ di un rancore nei confronti di un settore a cui ha dato 40 anni della sua vita e che ora l’ha ripagato con la delusione di veder chiudere l’azienda per la quale lavorava dal 1997, non conosce abbastanza Quirino Falessi.
Il direttore commerciale di Tui Italia (già I Viaggi del Turchese), ripercorre con Guida Viaggi le tappe della sua carriera, le destinazioni che ha contribuito a lanciare e fa un’analisi lucida del cambiamento intervenuto.
“Il tour operating è in forte evoluzione – ammette – e noi vecchi (“lo dice ridendo”, ndr) dobbiamo accettare il cambiamento, che è molto veloce. Stiamo combattendo con strumenti nuovi e il tour operating è in forte evoluzione. Per i giovani sarà più facile”.
Nel ’78 Falessi inizia a lavorare per Columbia Turismo dove per 5 anni si occupa di destinazioni dell’Est, poi una nuova esperienza lavorativa dall’82 al ’87, prima di costituire il suo tour operator Quiro’s Tour, che ha nella destinazione Malesia il suo punto forte. E’ nel 1997 che entra ne I Viaggi del Turchese, prima come collaboratore vendite del Centro-Sud e poi, dal 2002, con l’ingresso di First Choice nel capitale, assume il ruolo di direttore commerciale.
“Fino al 2010 abbiamo vissuto una situazione di normalità, un’esperienza positiva, poi con l’incrinarsi della situazione mediorientale a metà del 2010 – aggiunge – è cambiato lo scenario del tour operating nei confronti di quei territori”. Da qui, a seguito della mancanza di prodotto, c’è stato un cambio d’offerta.
“Abbiamo proposto Spagna e Grecia, ma forse non era nel nostro Dna”, commenta. Poi, su suggerimento di Tui, è stata introdotta anche la destinazione Capo Verde. Che cosa poteva essere modificato delle scelte operate? “Immagino che il mercato si aspettasse un impatto più forte della strategia di Tui, quando il 100% è passato al gruppo, mentre noi in fondo siamo rimasti sempre I Viaggi del Turchese”. A fronte di un’aspettativa più elevata in termini di investimento di prodotto da parte del colosso tedesco, la cui forza non si può disconoscere, il tour operator di Fidenza (il rebranding in Tui Italia è avvenuto nel 2018, ndr) si è ritrovato a proseguire la sua strada con la sua identità tradizionale.
Ora cosa accadrà ai 50 dipendenti? “L’argomento è delicato, ma posso dire che sono in atto iniziative con i sindacati. Mi auguro che il mercato sia sensibile e possa aiutare i colleghi che, in tutti questi anni, hanno fatto un lavoro egregio e anche ora stanno profondendo il massimo degli sforzi per garantire che non ci siano problemi per agenzie e clienti”.
Che tipo di riscontro state ricevendo dalla distribuzione? “Riceviamo attestati di grande stima da colleghi, agenzie, tour operator e stampa. Il nostro sforzo è stato apprezzato, sanno bene che abbiamo gestito grandi problematiche e abbiamo fatto un ottimo lavoro”.
Andando a ritroso cosa si sarebbe potuto fare? “Ora certo si può dire di tutto – replica il manager – ma forse Tui poteva credere un po’ di più nel mercato italiano, anche se capisco perfettamente che i nuovi sviluppi in campo internazionale hanno fatto cambiare strategia al leader europeo”.
“Ringrazio ancora tutti – conclude Falessi – per le belle parole trasmesse, per noi sono motivo di orgoglio e ci danno il coraggio per andare avanti. Essere parte di un grande gruppo è un’esperienza eccezionale, ti garantisce di avere le spalle coperte, ma, detto questo, vige poi la legge dei numeri”.
Laura Dominici