Il Brexit day è arrivato, dalle 23 britanniche, pari alla mezzanotte centro-europea, a cavallo tra il 31 gennaio e il 1 febbraio, l'uscita del Regno Unito dall'Ue diventa realtà. Si archiviano così poco più di 47 anni di storia comune, scrive Skt Tg24. Come riportato da più parti, nell'immediato non ci saranno cambiamenti molto drastici, infatti, fino al 31 dicembre 2020 sarà in atto un periodo di transizione durante il quale restano in vigore le regole attuali sul mercato unico, le dogane condivise, la libertà di movimento delle persone, la giurisdizione della Corte di Giustizia europea. Vero è che, numeri alla mano, dal'1 febbraio, la Ue avrà 66 milioni di cittadini in meno, il totale dei britannici.
A "sparire" tra le prime cose da Bruxelles sarà l'Union Jack. Londra rinuncia al suo commissario europeo, esce immediatamente dai vertici dei 27, il che vuol dire che il primo ministro Boris Johnson non sarà più invitato ai Consigli europei, il suo governo e i suoi diplomatici non parteciperanno più alle riunioni e non avranno voce in capitolo nelle decisioni prese da ora in poi.
Cosa cambia per i turisti europei
La stima è che nel Regno Unito risiedano circa 3,6 milioni di cittadini di Paesi Ue, inclusi i circa 400mila italiani registrati all'anagrafe consolare (il numero sale se si calcolano anche i non registrati). I cambiamenti avverranno sul fronte degli ingressi, in particolare cosa cambia per i turisti? Non sarà più sufficiente la carta d’identità per i turisti europei che desiderano visitare il Regno Unito, ma necessiteranno di un visto elettronico simile all’Esta utilizzato dagli Stati Uniti e il passaporto. Per quanto riguarda il visto si deve avere un'autorizzazione online prima di partire con almeno tre giorni di anticipo rispetto alla data del viaggio.
Gli arrivi e le partenze dei turisti saranno registrati con un sistema di conteggio "In & Out" in modo che, chi viaggia per turismo, non si fermi oltre i tre mesi, chi vuole rimanere più a lungo deve essere provvisto di un visto di lavoro. Le regole sul visto entreranno probabilmente in vigore dal 2021, anche per dare il tempo al sistema turistico internazionale di adeguarsi.
Sul fronte aereo, salvo eventuali spostamenti di sedi legali e alcune procedure che andranno a modificarsi nell'emissione dei documenti di viaggio, non dovrebbero esserci altri cambiamenti, diverso, invece il caso delle assicurazioni sanitarie, su cui pesano le incognite per i cittadini europei, oltre ai costi sul roaming telefonico.
Le comunicazioni di VisitBritain
Intanto, ieri, VisitBritain ha inviato un messaggio di benvenuto e rassicurazione in tutta Europa alla vigilia del 31 gennaio. In particolare l'intenzione è quella di "rassicurare sul fatto che le modalità per i viaggi dell'Ue verso il Regno Unito nel 2020 non cambiano. Voli, traghetti, pullman e treni continueranno a funzionare normalmente, e i documenti necessari ai cittadini dell'Ue per recarsi nel Regno Unito per le vacanze non cambieranno almeno fino al 2021. I cittadini dell'Ue potranno viaggiare con carte d'identità, utilizzare la sanità europea e Tessere Assicurative (Team), e continueranno a viaggiare nel Regno Unito per vacanze o viaggi di breve durata senza bisogno di un visto. I viaggiatori in possesso di un passaporto biometrico possono utilizzare le porte elettroniche per l'ingresso rapido e semplice nel Paese". A questo link si può leggere la versione integrale del messaggio inviato ieri.
Quello del rassicurare è stato un po' il filo conduttore di questi ultimi mesi, lo ha fatto anche l'Abta nei confronti dei suoi compatrioti, in riferimento ai timori relativi alla Brexit applicata alle vacanze oltremanica dei sudditi di Sua Maestà. L’associazione dei t.o. e delle adv ha aggiornato le sue guide online dedicate ai viaggiatori, rassicurandoli che nulla cambierà – in tema di itinerari all'estero – almeno fino alla fine del 2020.
Lo ha fatto anche Jill Morris, l'ambasciatrice britannica che ha detto agli italiani: "We want you to stay”, “vogliamo che restiate”, si legge su Repubblica.it. L'ambasciatrice ha convocato i giornalisti nella sua residenza romana, affermando: “Lasciamo l’Unione europea, non l’Europa. Siamo ambiziosi per il futuro. I nostri obiettivi sono di costruire una nuova partnership con l'Ue, essere in prima linea nella promozione del libero commercio, difendere i valori della democrazia e i diritti umani, proteggere l’ambiente". Si è detta "ottimista" con la convinzione che si debba "sfruttare le opportunità che questo passaggio ci offre. Continueremo a essere amici e partner dell’Europa”. Il pensiero va soprattutto all'Italia, sono 700mila gli italiani che vivono in Gran Bretagna e sono tanti quelli che sono a Londra dove hanno trovato fortuna. I nostri connazionali sono "la più numerosa comunità accademica e scientifica europea" nel Paese; basti dire che nelle università britanniche ci sono 16mila studenti, cifra in continua crescita, ma adesso cosa succederà? Per chi già vive nel Paese e per chi vi arriverà entro la fine del periodo di transizione, entro il 2020, non cambierà nulla, scrive il quotidiano.