Etoa, Jenkins: “Italia protagonista, ma non c’è un grande t.o. incoming”

"L’Italia è al centro del prodotto europeo, è il Paese per cui dal lungo raggio si viene in Europa, ci sono delle tappe immancabili in un viaggio che sono Venezia, Firenze e Roma". Sono queste le parole di Tom Jenkins, ceo di Etoa – European Tourism Association, al Viva Italian Marketplace del Crowne Plaza di Roma. L'evento, organizzato proprio da Etoa, si focalizza ogni anno su una destinazione. “E’ la prima volta che facciamo un workshop in Italia – ci dice Jenkins -. perché organizziamo quasi sempre questo tipo di evento a Londra, dal momento che abbiamo la maggior parte dei buyer che gravitano in quell’area anche per il prodotto Italia”. 

Nell’immaginario internazionale l’Italia è la destinazione prediletta, ma obiettiamo che il sentiment spesso non si traduce in commercializzazione e Jenkins osserva che, indipendentemente dall’offerta, il consumatore del turismo compra “un servizio. C’è una vera economia fondata sul servizio e sulle esperienze che prescinde dal luogo dove avvengono”. 

Jenkins osserva, inoltre, che in Italia non esiste un grande tour operator incoming e che i nostri prodotti turistici sono spesso rivenduti da operatori europei, ma è convinto che è il momento giusto per cominciare a lavorare direttamente dal nostro Paese. Lamenta poi un freno burocratico nell’acquisizione di proprietà, ma anche una mancanza di informazione o un’informazione inadeguata per fenomeni come l’overtourism, che cominciano a spaventare il consumatore. “Molte persone temono la folla che potrebbero incontrare a Venezia, ma basterebbe informarle su quali sono i momenti clou di arrivo come il carnevale, o settembre”.

Chiediamo poi quali saranno gli effetti della Brexit sul nostro mercato. “Il vero problema non saranno tanto i turisti in outgoing o il ricambio necessario nell’incoming italiano, ma le compagnie turistiche basate a Londra, che rappresentano prodotti europei. E in ogni caso le limitazioni non aiutano mai il business”.

Quanto al coronavirus, il ceo di Etoa afferma che le conseguenze “dipendono dalle scelte dei governi, che di solito fanno quello che le persone si aspettano facciano”. Si parla dunque della chiusura dei collegamenti che potrebbe, secondo il ceo, virare verso un compromesso più accettabile per l’economia: “Un esempio chiaro lo abbiamo avuto con l’attentato alla metropolitana londinese, non abbiamo certo impedito alle persone di muoversi, ma i controlli sono stati attivati in ogni ufficio secondo rigidissimi protocolli, forse potremmo fare lo stesso anche in questo caso”. Quanto alle conseguenze, quindi, “quello che subirà una significativa battuta di arresto sarà il mercato cinese – conclude – abituato ad un crescita vertiginosa e che avrà danni proporzionali anche in un breve lasso di tempo”.

 Letizia Strambi

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