L'effetto Coronavirus si fa sentire sugli hotel in Italia che, a partire dal 22 febbraio, hanno iniziato a subire una "significativa riduzione" dell'occupazione, principalmente a Milano e Venezia, città che hanno chiuso il mese con meno del 10% di occupazione, secondo i dati preliminari di STR.
Sebbene i numeri siano scoraggianti e possano peggiorare a causa delle restrizioni del governo, gli esperti di STR credono che le misure estreme indichino che l'Italia è in grado di "uscire dalla situazione prima di altri Paesi".
I dati rivelano che Milano, che ha raggiunto il picco del 93% di occupazione il 19 febbraio, in occasione della Settimana della Moda, ha iniziato a vedere la domanda contratta quattro giorni dopo, al punto che "l'occupazione assoluta è scesa a 8,5% il 1° marzo”, nel mezzo della chiusura di scuole, palestre, musei e altre importanti attrazioni culturali, tra cui il Duomo.
Nel caso di Venezia, il "forte declino" si è verificato dal 24 febbraio. La cancellazione degli ultimi giorni delle celebrazioni del Carnevale (8-25 febbraio) è stata uno dei fattori determinanti della contrazione. I numeri STR preliminari mostrano che il 1° marzo "solo il 6% delle camere era occupato".
A Firenze, la bassa occupazione è diventata evidente intorno al 25 febbraio, scendendo al 14% in media il 1° marzo. E a Roma, nonostante sia lontana dall'epicentro dell'epidemia, anche gli hotel hanno subito una caduta e l'occupazione assoluta è stata in media del 21% il 1° marzo.
Robin Rossmann, managing director di STR, ha sottolineato che "non sorprende che l'impatto sull'occupazione alberghiera sia stato significativo in alcuni mercati", poiché l'Italia è diventata il Paese europeo con più casi. Tuttavia, chiarisce che le flessioni sono più pronunciate rispetto ad altri Paesi "a causa delle importanti misure che il governo sta adottando per combattere la diffusione del virus". Secondo le parole dell'esperto, "la speranza è che le misure portino l'Italia a uscire dalla situazione prima di altri Paesi al fine di offrire una destinazione europea sicura per i viaggiatori estivi".
Intanto Booking lancia un messaggio di ottimismo: il ceo dell'azienda, Glenn Fogel, dopo aver presentato i risultati della sua agenzia, ha dichiarato che "il business tornerà" perché oggi "viaggiare è un bisogno fondamentale delle persone", secondo il quale ci sarà una flessione massima dei pernottamenti quantificabile in un 10%.
Il sentimento del ceo coincide con quello del resto delle grandi aziende del settore turistico, che nonostante soffrano un calo delle vendite in questi giorni, sono convinte che in poche settimane i ritmi di reddito torneranno ai livelli normali. Il crollo del mercato azionario dei maggiori intermediari di viaggio del mondo come Booking insieme a Expedia e Tui si sta stabilizzando e gli investitori iniziano a sentire che la fine del forte calo dei consumi turistici si sta avvicinando e che i giganti capitalizzeranno parte del loro recupero.
Nicoletta Somma