L’hospitality si prepara alla nuova domanda

I pronostici autunnali sui ricavi del settore alberghiero italiano per l’anno 2020 sembrano oggi più rosei di quanto l’ultima emergenza sta dimostrando. Era infatti la metà di ottobre quando l’Hospitality Report 2020 elaborato da Thrends e da Emilio Becheri prospettava un taglio dei ricavi tra il 50 e il 65% per il comparto, dopo un quinquennio 2015-2019 che aveva prodotto una crescita dei volumi di fatturato ad un tasso medio annuo per camera del 4,1%.
Un allarme praticamente superato dagli ultimi appelli del mondo alberghiero che, scrivendo al governo, alla luce delle restrizioni di dicembre e inizio gennaio parlano del  rischio di perdere “il 95% dei fatturati, dei capitali investiti e dei posti di lavoro delle filiere”. Un modo per sottolineare come le misure contenute nei vari provvedimenti degli ultimi 9 mesi e i Decreti Ristori si siano rivelate insufficienti rispetto alla crisi in atto. Anche la prospettiva di futura ripresa appare, oggi, come le associazioni di categoria hanno sottolineato, “lenta e faticosa”.

Il sentiment
di Hotels.com

Se ad oggi è prematuro ipotizzare un trend di prenotazioni per l’anno appena iniziato, una nota positiva arriva dall’osservatorio di Hotels. com che rivela un picco di viaggi spontanei per sfidare un anno di regole e restrizioni. “I dati sulle prenotazioni di Hotels.com – spiega l’azienda in uno studio – rivelano che il 92% delle persone intende essere più impulsivo che mai, dopo i viaggi cancellati nel 2020, la noia e tutto l'annus horribilis. Questa nuova voglia di spontaneità avrà un effetto a catena sull'industria alberghiera e dei viaggi, poiché i viaggiatori dicono un forte sì a qualcosa di più”. Quasi un quarto degli intervistati rivela che direbbe “sì” a viaggi last minute (38%) e il 30% dichiara che si butterebbe su un viaggio a lungo raggio solo per pochi giorni e che non farebbe progetti per essere il più possibile spontaneo (22%). Un altro 20% è pronto a essere trattato come una star vivendo la migliore esperienza alberghiera di lusso e prenoterà un hotel a cinque stelle per una fuga nel 2021. Rispetto ai tempi pre-pandemici il 29% delle persone prenoterebbe ora una camera d'albergo migliore e quasi un terzo direbbe spontaneamente di sì a un upgrade di camera se offerto al momento della prenotazione (27%).

Gli investimenti
negli asset

Secondo un’analisi di Cushman & Wakefield le prospettive, appena la pandemia finirà, sono positive, anche se per riprendersi il mercato dovrà aspettare il 2022-2023. Roma, Milano, Venezia e Firenze restano le mete preferite di investitori e gestori e le Big Four dominano ancora la classifica delle preferenze.
Diversi, però, a seconda delle destinazioni, i tempi di recupero: le location di vacanza potrebbero recuperare mercato già dal 2022, mentre le città dovrebbero attendere il 2023-2024.
Nessuna modifica, secondo Cushman & Wakefield, riguarderebbe la pipeline degli sviluppi, mentre sugli investimenti si nota la presenza di operatori opportunistici pronti a rilevare società in difficoltà chiedendo sconti fino al 30 o 40%.

I megatrend
della domanda

L’attenzione maggiore del settore, al di là di come sopravvivere alla situazione contingente, è concentrata attualmente sul farsi trovare pronti nel momento della rinascita. Da qui l’importanza di prevedere i trend futuri della domanda. Su questo aspetto si è interrogata la ricerca elaborata da Thrends e da Emilio Becheri, che vede cinque tendenze che potranno avere, nel medio periodo, un impatto considerevole sul mondo dell’hospitality.
La prima riguarda l’acronimo Lohas, che indica uno stile di vita caratterizzato dalla prevenzione e dalla tutela della propria salute, considerando il rispetto dei principi di sostenibilità ambientale. Nel campo del turismo ciò si traduce in forme di vacanza focalizzate sul benessere e su un modo di viaggiare che rispetti l’impronta ecologica.
Il secondo trend punta sulla technology addiction, ossia l’evoluzione tecnologica che sta rivoluzionando il modo di agire del viaggiatore, con l’utilizzo sempre più spinto di strumenti digitali in grado di semplificare e personalizzare la relazione con le strutture. Il terzo trend, legato sempre alla tecnologia, si concentra sulla semplificazione, che non vuol dire ridurre il servizio, ma che renda più fluida l’esperienza di prenotazione e di soggiorno del cliente, grazie a tanti touchpoint sia fisici che digitali.
Al quarto posto troviamo la ricerca di silenzio e di tranquillità, sentita in particolare da coloro che provengono dai grandi centri urbani. Infine il concetto del nuovo lusso: non più ostentazione o abbondanza, ma un concept che si ispira ai servizi, alle opportunità ed esperienze che lasciano qualcosa al cliente, e che viene definito “accessibile”.     

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