Il mondo dei network analizza l’anno che si è appena concluso, individuando alcuni punti che hanno scardinato in modo costruttivo alcune certezze e lasciato un’eredità positiva
E’ stato definito (a buon diritto) annus horribilis, questo 2020, e i motivi sono chiari a tutti, però, anche in questo caso si può trovare comunque un aspetto positivo e lo si può individuare nell’insegnamento lasciato al settore. Il mondo delle reti, interpellato in merito, ha individuato alcuni punti che hanno scardinato in modo costruttivo alcune certezze e lasciato un’eredità positiva.
Sebbene sia stato un anno difficile, “portiamo a casa due cose importanti – afferma Adriano Apicella, a. d. Welcome Travel -, i clienti hanno capito che avvalersi della distribuzione organizzata dà garanzia e sicurezza e sono certo che prima di prenotare un nuovo viaggio anche gli appassionati del fai da te valuteranno di servirsi di un agente di viaggi e di un tour operator”. In pratica “tutti ci siamo resi conto che abbiamo bisogno l’uno dell’altro e che insieme possiamo raggiungere meglio i nostri obiettivi”. A detta del manager “siamo tutti meno individualisti e ci siamo resi conto che facciamo parte della stessa filiera nella quale una componente alimenta l’altra”.
In linea il pensiero di Sergio Testi, direttore generale Gattinoni Travel Network, nel momento in cui asserisce che il 2020 “ha sicuramente creato una relazione più forte tra distributori e fornitori che insieme hanno lavorato su un maggior coinvolgimento verso il settore del turismo delle istituzioni e in quest’ultimo periodo stanno lavorando su una ripartenza della domanda per permettere al settore di riprendersi e tornare ai numeri del 2019 più velocemente possibile”. Non è tutto, ha creato anche “una maggior sensibilità di tutto il settore verso la gestione delle emergenze e la relazione con il cliente”.
Quello del dialogo tra le parti è sicuramente un’eredità che mette tutti d’accordo. Lo sottolinea anche Andrea Gilardi, a.d. di Uvet Travel System, che parla, infatti, di “ritrovata capacità di dialogo tra i diversi protagonisti dell’industria e tra le principali associazioni di categoria” come di un “patrimonio da non disperdere anche quando si dovesse ristabilire lo status quo”. L’insegnamento è chiaro: “Il 2020 ci ha portato a capire che non è più tempo di ragionare come singole entità, ma come settore”, incalza Claudio Busca, direzione generale leisure Gruppo Bluvacanze. E alla domanda se ci si possa aspettare un’unione maggiore tra le reti, il manager afferma: “Mi piace pensare che possa esserci un settore unito, ma unire le reti quando sono verticalizzate è difficile per interessi che sono diversi, ma ci sono però interessi comuni con i t.o. La paura di perdere la partita con internet che hanno i t.o. e le adv, le compagnie aeree e che porta a lavorare su un prezzo aggressivo. Le adv prendono meno dell’1% di commissione per un biglietto aereo, ma non si può dare valore se non si ha redditività”.
Sposta l’attenzione su un piano totalmente differente Claudio Passuti, a.d. di Robintur Travel Group. “Per quanto ci riguarda – afferma il manager – è la prima volta che da febbraio a ottobre non siamo mai riusciti ad anticipare la situazione, che si è rivelata sempre peggiore delle nostre proiezioni”. Poi però il manager sa trovare un aspetto positivo anche in questa situazione complessa ed aggiunge: “In questi mesi abbiamo però sicuramente imparato ad accelerare il cambiamento tecnologico che dovremo mettere a valore in fase di ripartenza”. Volendo tentare un approccio costruttivo, Ezio Barroero, presidente Lab Travel Group, osserva che il 2020 “ha incentivato lo smart working, oltre ad avere a disposizione diverse filiali sul territorio, i Personal Voyager Euphemia possono gestire l’operativo e le relazioni con i clienti anche da remoto; del resto, orari e luoghi di lavoro devono adattarsi alle esigenze del cliente, non il contrario”.
In tutto ciò c’è un dato di fatto, ossia che “nessuna crisi è mai uguale e si è preso coscienza che questa è stata la più difficile mai affrontata prima – afferma Ivano Zilio, presidente Primarete Group -. Bisognerà quindi programmare il futuro di un’azienda sia nella parte economica sia finanziaria in un modo differente per non trovarsi impreparati e fare scelte più oculate di sviluppo. La crisi infatti non ha fatto discriminazioni tra grandi e piccoli, coinvolgendo tutta la filiera”.
Un anno che ha portato il settore ad interrogarsi e riflettere, ma c’è chi teme che “gli insegnamenti non siano ancora finiti e, come in tutte le scuole, ci saranno promossi, rimandati e bocciati – asserisce Andrea Cani, presidente di Kkm Group -. Sicuramente questo 2020 ha scardinato l’individualismo”.
Forse alla fine di tutto l’eredità più importante che ci ha lasciato è stato il tempo, come osserva Paola Frigerio, leisure, marketing & network director di Frigerio Viaggi. “Questo 2020 ci ha dato il tempo per guardare ciò che non andava più bene, per ripensare tutto, ha comportato una accelerazione verso il digitale. Ha dato il tempo per fare un investimento su noi stessi e adesso bisognerà capire bene di che tipo di competenze avremo bisogno domani”.