Le riflessioni del presidente dell’Italian Board Airline Representatives e country manager di Emirates
“Per oltre due mesi il 90% dei vettori ha spento i motori. E’ un fatto grave, la pandemia ha avuto un impatto imprevedibile e inconfrontabile rispetto alle crisi passate. E’ complicato far ripartire un ingranaggio così complesso come quello dei vettori aerei, che poi si è ulteriormente complicato con l’assunzione di regole spot di chiusura e apertura”. Una riflessione estremamente lucida quella di Flavio Ghiringhelli, che oltre ad essere country manager Italy di Emirates è anche presidente Ibar.
“Chi si è salvato sono stati quei vettori che hanno un forte mercato interno, e parlo di Stati Uniti, Cina, Australia, che hanno provato a mantenere “buone” le casse aziendali grazie al traffico domestico”, afferma. La domanda di mercato è poi crollata rispetto alle iniziali previsioni e “ancora oggi non riusciamo a capire quando ci sarà la ripresa. Si parla del 2022, ma le stime arrivano fino al 2024 compreso. Tutti potrebbero aver ragione, ma bisogna tener conto che per capire meglio le evoluzioni del traffico aereo si tratterà di vedere cosa succederà nei programmi dei vettori”.
Oltre agli interventi in atto, è dal fattore sicurezza che dipendono le sorti della ripresa. Intanto per il 2021, Ghiringhelli anticipa che “in termini di stima di revenue ci potrebbe essere una situazione al –50% rispetto alle operazioni pre crisi”.
Per quanto riguarda il forecast sulla cassa, i vettori continuano a bruciare cash e questo avverrà molto probabilmente fino alla fine del 2022. “Si innesca – prosegue – un problema di sopravvivenza per quei vettori che avevano già problemi in precedenza e che non potevano vantare una gestione finanziaria corretta”. Che vuol dire tutto ciò? Che ci sono ancora diverse compagnie a rischio di chiusura.
“La Iata – commenta ancora il presidente di Ibar – stima tra gli 8 e i 12 mesi per riuscire a capire se si riesce a sopravvivere o se si chiude. La media era di 8,5 mesi di cassa sufficienti per sostenere le compagnie, ma gli interventi di organismi istituzionali hanno allungato la situazione. Noi tutti però dobbiamo capire se si recupera e poi far ripartire la gestione di un vettore”.
Cosa fare, intanto, per essere sicuri di cambiare questa situazione di limbo? “Occorre prevedere soluzioni, come quella del vaccino, creare dei travel corridor. La richiesta del consumatore c’è e fa ben sperare – aggiunge Ghiringhelli -. Il compito delle compagnie ora è generare denaro, ottimizzare i costi e far ripartire l’industry stabilendo dei corridori e ridando fiducia ai viaggiatori, fare più test, togliere una parte di quarantena con una serie di misure congruenti per il nostro mercato. Lo Iata travel pass è una di queste”.
Laura Dominici