Le nuove competenze e la formazione nel settore turistico. Quali saranno e come cambieranno alla luce degli stravolgimenti del comparto a seguito della pandemia? Gli Stati generali mondo lavoro del turismo hanno fotografato l’attuale situazione e fatto una previsione sul prossimo futuro grazie alle esperienze di importanti player del mercato. “Le nuove competenze che si dimostreranno necessarie saranno: apertura al cambiamento, capacità decisionale, spirito di squadra, gestione del tempo e dello stress, tutte indispensabili per saper gestire il proprio business. -spiega Marco Rapetto, chief hr officer di Gnv– L’azienda al momento è nel pieno delle attività formative di tutto il personale di bordo e di terra per garantire una ripresa in massima sicurezza”.
“La pandemia ha sicuramente comportato un cambio all’interno di ciascuna azienda, ma sono certo che dalla crisi possa nascere un’opportunità. –ne è convinto Palmiro Noschese, hotelier & luxury hospitality developer– Nell’ambito della’alta formazione nel settore hospitality, in Italia qualcosa si sta muovendo e mi riferisco a corsi e master promossi da Ca’ Foscari, Luiss e Bocconi ma non ci sono ancora scuole di livello come all’estero. Oggi il nostro Paese non ha ancora messo a sistema il senso dell’ospitalità che continua ad essere praticata un po’ da autodidatti”.
La pandemia ha stravolto le competenze perché al tempo stesso ha stravolto la vita dei consumatori, quindi saranno necessarie nuove figure professionali e la riqualificazione di quelle preesistenti. “In questo scenario è aumentato il livello qualitativo della tecnologia, ma il fattore umano resterà sempre come parte integrante. -afferma Domenico Pellegrino, ceo del gruppo Bluvacanze– Nel 2019, quindi pre Covid, il nostro gruppo ha tenuto oltre 200 sessioni di e-learning per i dipendenti, ma se prima era considerata un plus oggi più che mai la tecnologia è parte stessa del lavoro”.
L’emergenza ha inciso anche sul settore del travel retail e “Abbiamo capito quanto sia necessario riuscire a fidelizzare il cliente. –aggiunge Andrea Arrighi, vice president hr Lagardère Travel Retail– Per andare in questa direzione abbiamo avviato sessioni di training dei dipendenti e stiamo collaborando con il Politecnico di Milano per migliorare i processi della custode experience, è un investimento importante ma indispensabile per la ripartenza. Per quanto riguarda il nostro comparto si tornerà ai numeri pre Covid nel 2024 a livello internazionale, e nel 2022 per quello nazionale”.
Competenze totalmente da ricostruire, soprattutto considerando che il 30% dei posti di lavoro persi riguardano proprio il comparto turistico. Ad affermarlo è Marco Pagano, ceo di Risorse Spa. “Le grandi aziende possono permettersi di fare upskilling e reskilling, ma in Italia l’80% degli alberghi è di piccole dimensioni. Abbiamo da sempre promosso iniziative di avvicinamento scuola/lavoro, ma c’è un gap evidente ancora da colmare. Oggi bisogna domandarsi cosa succederà al momento dello sblocco dei licenziamenti, bisogna fornire gli strumenti necessari per rientrare formati nel mondo del lavoro e non supportare in maniera passiva persone che un domani non saranno in grado di ricollocarsi”.
In Italia oggi sono 13 gli Its del turismo e attività culturali, scelti da 20mila studenti. “Gli Its sviluppano competenze tecniche contestualizzate nel terziario. –conclude Giulio Genti, segretario generale Fondazione Its– Il nostro metodo prevede l’interfacciarci costantemente con le aziende, per capire come cambino le esigenze, non vogliamo sostituirci alle università ma siamo un’alternativa e in otto anni i nostri numeri sono decuplicati e l’85% dei nostri studenti trova lavoro entro un anno dalla conclusione del percorso di studi. In questo ultimo periodo la pandemia ha soltanto accelerato dei trend che erano già in essere come la necessità di un turismo più sostenibile e di prossimità”.
Sveva Faldella