Un cambio di paradigma, innovazione legata ai servizi e riposizionamento del prodotto. Il “campeggio” muta pelle e percorre nuove strade. E così, la più classica delle vacanze fai da te si veste di innovativi comfort e optional e diventa protagonista dell’intermediazione.
Sempre più spesso si parla di un nuovo modo di intendere il territorio come destinazione del viaggio, una declinazione secondo la quale il viaggiatore vuole vivere esperienze autentiche ed emozioni che rendono indimenticabile la vacanza oppure la staycation, per chi può mettersi in remote working.
L’idea dell’outdoor passa così attraverso la valorizzazione della qualità dell’esperienza turistica e l’immersione nell’ambiente e in tutto ciò che fa parte del territorio.
Un turismo eco, a dimensione d’uomo, un approccio alla vacanza che promuove la qualità. Un profilo slow che prescinde dal fenomeno del momento come prodotto dettato dalla necessità ma che si sta assestando come una filosofia di vita, un movimento caratterizzato dall’attenzione alla natura, agli spazi, alla privacy. Tutti elementi che, soprattutto oggi, fanno la differenza nel post pandemia, assecondando la primaria richiesta di sicurezza. Così, se fino a qualche tempo fa il campeggio era etichettato come turismo di serie B, l’esperienza – cresciuta soprattutto all’estero – del glamping ha innescato un meccanismo di rivalutazione in chiave luxury.
Un esempio per questa visione contemporanea è Baia Holiday.
A mezzo secolo dalla prima struttura, la società italiana a gestione familiare rappresenta oggi un esempio di successo. Nonostante l’anno terribile della pandemia. Anzi, in parte proprio per questo. Con headquarter a Salò, 11 strutture – compreso un hotel 4 stelle – di proprietà, (quattro in Sardegna, tre a Venezia, rispettivamente una a Roma, sul lago di Garda, a Trieste e in Croazia, sull’isola di Lussino) per 21mila posti a disposizione del pubblico, una rete vendite internazionale con cinque centri prenotazione dislocati in Italia, Germania, Austria, Polonia e Danimarca, nel 2019 il gruppo ha registrato oltre 1.100.000 presenze, per buona parte straniere, nelle proprie strutture.
Nel 2020, la domanda domestica – sospinta dalla necessità di spazi all’aperto e di distanziamento – ha bussato forte alle porte delle strutture Baia Holiday, passando da una media del 32 al 53% e consentendo un contenimento delle perdite. E così anche i connazionali hanno scoperto una soluzione al contempo sostenibile e di qualità, avvalorata da centri benessere, attività sportive, servizi e ristorazione. “Un mix tra campeggio, villaggi e resort coperto all’80% da aree verdi, una soluzione evoluta e in linea con le esigenze del nuovo turista. Tutto integrato nella natura, sicuro e pulito con una nostra gestione dell’ospite, in prima persona, a 360 gradi. Questo è il nostro valore aggiunto”, spiega Piergiacomo Bianchi, direttore operativo di Baia Holiday.
Diversi i plus calendarizzati per i prossimi mesi, a partire da una spa di 2 mila metri quadrati e una sala congressi al camping village Cavallino di Venezia, un parco acquatico a Roma e nuove aperture in Trentino e in Sardegna.
“Lo scorso anno – aggiunge il direttore commerciale e marketing Luca Neboli – si è perso il 45% delle presenze ma grazie alla maggiore propensione alla spesa degli italiani anche riguardo i servizi e gli extra offerti all’interno delle strutture, il calo di fatturato (36,5 milioni di euro nel 2019) è stato del 25%”.
Inevitabile la necessità di percorrere nuove vie, superando lo schema classico del fai da te e intercettando la domanda intermediata. “Attualmente sono una settantina, principalmente al Nord – conferma Michele Rongoni, responsabile commerciale trade – ma l’obiettivo sono 200 agenzie di viaggio sull’intero territorio nazionale. Offriamo una base di commissione del 10%, per arrivare fino al 14-15%. Con il nostro prodotto aggiungiamo a scaffale un tassello importante basato sul dynamic pricing e con la cancellazione gratuita fino al giorno di arrivo a fronte di un voucher, convertibile entro il 2022 e utilizzabile anche nel 2023”.
Al difficile palato italiano l’outdoor è sempre più gradito.
Paola Olivari