La filiera integrata del turismo un patrimonio di tutto rispetto, ma quali sono i suoi punti di forza e di debolezza oggi? Lo abbiamo chiesto a Enzo Carella, imprenditore e portavoce del panel che così si chiama, cioè La Filiera Integrata del Turismo.
Si è presentata fin dal primo momento con un’identità “chiara, obiettivi condivisi ed un approccio unitario espresso attraverso un unico portavoce – spiega Carella -. Un approccio che ha saputo superare gli interessi corporativistici e ha sintetizzato gli interessi del comparto viaggiando anche al fianco delle associazioni tradizionali”. Parliamo di circa 400mila addetti e oltre 20 miliardi di giro d’affari. Il 9% dell’intero comparto turistico. “Numeri enormi che non sono passati inosservati alle istituzioni”, commenta il manager.
Il panel promotore di questa iniziativa è costituito da imprese e professionisti attivi nella filiera. “Si propone di tutelare e valorizzare tutte le professionalità che, pur essendo parte vitale dell’industria turistica, non venivano percepite come tali dai non addetti ai lavori e a volte dalle stesse istituzioni”. Infatti, sebbene la filiera contribuisca in modo rilevante “allo sviluppo occupazionale ed economico del Paese e comprenda un numero ingente di imprese che impiegano migliaia di lavoratori, fino a pochi mesi fa non era riconosciuta con una sua identità specifica in seno alle istituzioni”. Come si sa si calcola che “il contributo complessivo del turismo all’economia italiana sia ben più ampio del 13% usualmente indicato”.
Il panel ha iniziato a lavorare in maniera sinergica su progetti concreti già prima del Covid. In tutto ciò la pandemia ha accelerato “il desiderio di dare un contributo volontario al comparto. “È maturata fra di noi una sorta di responsabilità sociale, il desiderio di contribuire attivamente per tutelare gli interessi di tutta gli attori della filiera e per sviluppare progetti concreti. Nel corso dei nostri incontri avevamo già affrontato in maniera aperta alcuni processi chiave del nostro comparto”. Sostenibilità, tech, digital, sviluppo delle competenze, accesso a strumenti finanziari moderni, sono solo alcuni dei temi affrontati e sui quali hanno iniziato ad elaborare dei protocolli comuni.
“Ognuno dei 33mila alberghi italiani, delle 250mila attività ricettive extra alberghiere, delle oltre 10mila adv e delle centinaia di tour operator costruisce la propria competitività grazie ad un articolato sistema di imprese e professionisti che costituiscono l’ecosistema del turismo nella sua interezza. I processi chiave di questi player sono sempre più spesso realizzati grazie al contributo specialistico del network di imprese partner”.
La filiera italiana come si pone rispetto ai competitor europei ed internazionali? A tale proposito Carella sottolinea che il panel osserva l’evolversi delle iniziative che si sviluppano a livello internazionale e coltiva “un confronto attivo con grandi player del mercato”. Fermo restando che in Italia disponiamo di “professionalità in grado di competere nei mercati internazionali. Siamo convinti che il rilancio passi per la capacità di confrontarsi anche in Europa”, però è necessario che le migliori competenze “offrano il loro contributo per costruire un piano integrato per l’industria turistica italiana. La politica ha il compito di fare una sintesi delle istanze, ma solo le professionalità provenienti dal mondo del turismo possono offrire la visione ed il pragmatismo necessari alla ripartenza”.
Tra i passi fatti c’è stato anche l’incontro con il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che è stato “molto diretto e concreto. Abbiamo condiviso numeri, priorità iniziative”, commenta Carella. Il decreto Sostegni ha evidenziato “ancora una volta la necessità di un decreto interamente dedicato al turismo, che sappia riordinare un tessuto normativo ormai troppo articolato, ma che allo stesso tempo si occupi di tutti i tasselli necessari alla ripartenza. Corridoi turistici, protocolli sanitari, vaccinazioni, accesso al credito, promozione dell’offerta, bonus fiscali, incentivi al consumo, per ripartire c’è bisogno di regole semplici e condivise”. Con il ministero è stata condivisa l’idea di occuparsi “con urgenza di queste necessità contingenti, ma allo stesso tempo di scrivere un protocollo di progetto che possa costituire l’ossatura del piano Next Gen Eu”.
Stefania Vicini