Gbta, tre business traveller su quattro favorevoli a viaggiare

La diciannovesima survey di Global Business Travel Association (Gbta) dall’inizio della pandemia mensile offre i risultati più positivi dall’inizio del monitoraggio. Sono stati infatti registrati un incremento dell’ottimismo sul ritorno dei viaggi d’affari e un aumento delle prenotazioni, trend dovuti soprattutto alla diffusione dei vaccini ed all’introduzione dei passaporti vaccinali.

Tre su quattro (74%) buyer e procurement manager membri Gbta ritengono che i viaggiatori delle loro aziende siano ‘favorevoli’ o ‘molto favorevoli’ a viaggiare per affari nel contesto attuale, confermando la tendenza positiva iniziata nei precedenti rilevamenti.

Tre quarti (78%) degli intervistati pensano anche l’introduzione del Digital Green Certificate e/o del passaporto vaccinale sia ‘molto efficace’ o ‘efficace’ per sostenere la ripartenza del business travel; a livello regionale i membri Gbta intervistati in Europa (86%), UK (90%) e Canada (89%) sono risultati più possibilisti dei colleghi negli Stati Uniti (73%).

“È rassicurante – ha spiegato Suzanne Neufang, ceo di Gbta – vedere questo slancio verso il ritorno al business travel, con maggiore ottimismo, intenzione a viaggiare e un incremento delle prenotazioni. I regolamenti governativi rimangono il maggiore ostacolo alla riapertura dei viaggi, in modo particolare in UK, Europa e Canada. I nostri team continuano le attività di relazioni internazionali per conto dei nostri membri per un ritorno sicuro e responsabile del travel”.

Quando, invece, è stato chiesto di descrivere il maggiore ostacolo alla ripresa del business travel, oltre la metà (55%) ha infatti citato le regolamentazioni governative (es. restrizioni all’ingresso o quarantena obbligatoria), seguite dalle policy aziendali che limitano i viaggi (23%) e dal cost saving (11%). Pochi (7%) citano la ritrosia dei viaggiatori aziendali a intraprendere trasferte. In dettaglio, gli intervistati in UK (80%), Europa (70%) e Canada (77%) riportano maggiormente le politiche governative come ostacolo principale al ritorno del business travel rispetto a chi è negli Stati Uniti (44%).

Tra chi ritiene che i viaggiatori aziendali non siano propensi a viaggiare nel contesto attuale (o siano ‘indecisi’ o ‘neutrali’), la preoccupazione per la sicurezza (79%) e la mancanza di vaccinazione (74%) sono le ragioni principali della loro esitazione. Altre ragioni spaziano tra la mancanza di interesse a viaggiare (16%) e l’incertezza di viaggiare verso destinazioni poco conosciute (9%).

Tra i supplier e le travel management company interrogati sulle prospettive finanziarie delle aziende del settore del business travel, la metà degli intervistati è ‘ottimista’ (47%) e ‘molto ottimista’ (3%). Un quarto (26%) dichiara invece di essere ‘pessimista’ o ‘più pessimista’ del passato, mentre il 23% non è “né pessimista, né ottimista”. Allo stesso tempo, il 54% dei fornitori riporta un incremento delle prenotazioni dai clienti aziendali nelle ultime settimane (in aprile erano il 40%). Infine il 52% degli intervistati dice di sentirsi più ottimista sul recupero del settore rispetto a un mese fa, mentre il 41% ha lo stesso feeling del passato.

“Il 46% dei travel manager si aspetta che le loro aziende riprenderanno i viaggi non essenziali allo stesso modo per tutti i dipendenti a prescindere che siano vaccinati o meno, mentre il 38% è ancora incerto in quanto non sa cosa aspettarsi – ha aggiunto Neufang – Otto su dieci (81%) membri Gbta appartenenti ad aziende che hanno cancellato o sospeso la maggior parte dei viaggi verso una specifica destinazione stanno considerando di riprendere i viaggi, nonostante non abbiano ancora un piano definito”.

Guardando ai prossimi sei mesi, la maggior parte dei supplier e delle Tmc (62%), specie nei mercati più avanzati con la gestione della pandemia, si aspetta un moderato incremento dello staff, il 27% si aspetta di mantenere lo stesso livello di impiegati e solo l’8% una riduzione del personale. Aggiungono che ci saranno però delle difficoltà nelle assunzioni dovute alla mancanza di candidati qualificati, in quanto molti hanno lasciato il settore o esitano a lavorare nella travel industry (46%).

Paola Olivari

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