La sostenibilità ambientale come asset indispensabile per assicurare un futuro al Paese al centro delle dichiarazioni del presidente di Assosistema Confindustria Egidio Paoletti in apertura dell’assemblea pubblica dell’associazione che, da sempre leader del processo di riutilizzo, rappresenta già un caso pratico di attuazione del Piano di resistenza e resilienza.
“Il Pnrr è sicuramente il traino verso la transizione ecologica e un’occasione per stimolare e aumentare gli investimenti ambientali – ha detto – e, se incentivato, porterebbe ulteriori miglioramenti in termini di Pil, di riduzione dei rifiuti e dei relativi costi di smaltimento. Le lavanderie industriali, per esempio, strettamente legate al turismo, hanno già il loro modello di business sostenibile utilizzando importanti strumenti ambientali come i Cam, Criteri ambientali minimi, che rappresentano nelle gare pubbliche uno strumento di premialità delle performance ambientali e il marchio Made Green in Italy, la prima certificazione italiana sull’impronta ambientale di un servizio”.
“C’è bisogno però – ha concluso Paoletti – di una policy che tuteli gli investimenti che le aziende saranno chiamate a fare. Una sostenibilità ambientale a costo zero non esiste. Oggi chiediamo alla politica che i percorsi ambientali siano accompagnati da normative e da un quadro di riferimento tali da rendere incentivante per le aziende avviare questi processi. Tutto ciò porterebbe anche evidenti benefici per la collettività, in termini di riduzione dell’impatto ambientale e di garanzia di sicurezza e sostenibilità del servizio svolto”.
Nel corso della tavola rotonda, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha ricordato come l’Italia sia già un caso virtuoso nell’impiego delle fonti rinnovabili, la cui incidenza sui fabbisogni finali è del 18 per cento ed è in continuo aumento.
“Siamo leader nell’economia circolare – ha detto – e l’industria italiana guarda al green grazie a dinamiche strutturali di sostenibilità e decarbonizzazione. Il Pnrr e il New green deal potranno giocare un ruolo importante nello sviluppo competitivo in termini economici, sociali e di innovazione tecnologica. Ma la transizione ecologica è deve essere intesa come un percorso, frutto di politiche atte a garantire business senza perdere capacità produttive”.
Maria Cristina Piovesana, vicepresidente di Confindustria con delega all’Ambiente, ha spiegato come ci si attenda un grande “passaggio culturale, anche da parte dei consumatori” che non può prescindere dalla semplificazione. “Un prodotto può anche costare di più – ha dichiarato – purché racchiuda il valore superiore del capitale umano e dell’ambiente”.
E ha dato un suggerimento, cioè che bisogna “lavorare maggiormente sulla comunicazione per evidenziare il valore delle imprese, abbiamo stretto un rapporto di collaborazione con Ispra per fotografare gli sforzi dell’industria italiana nella sostenibilità”. Dal canto loro le imprese italiane “sono avanti e vanno comunicate”. Poi si sofferma sul tema della filiera e della sua importanza, facendo presente che, “se vogliamo che nessuno resti indietro c’è la necessità di declinare tutto all’interno di una filiera”.
Secondo Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi Hcfs, il concetto di “sostenibilità racchiude in sé legami con l’ambiente, l’uomo e l’economia”. “È un modo di essere e di agire socialmente responsabile nel tempo – ha detto – e crediamo rappresenti una leva di efficientamento con benefici e un adeguato ritorno per le aziende, le persone e l’ambiente. Il piano d’azione di nuove attività, sistemi energetici e formazione è una sfida che attraversa il Paese”.
Alessia Rotta, presidente della VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, ha focalizzato il proprio intervento sull’importanza del “grande ascolto, da parte della politica, di tutti i settori”. “La sostenibilità non è una sfida – ha detto – ma una strada obbligata e in questo particolare momento storico l’Italia ha risorse inedite in un’Europa che ha cambiato volto. Ma, affinché la transizione sia di crescita, si deve cambiare modello culturale e passare da un’economia lineare a una circolare. Oggi nella paroila sostenibilità troviamo concretezza”.
Con un portfolio da 550 alberghi in 50 Paesi, Nh Hotels è una delle case history intervenute durante la tavola rotonda, per offrire la sua testimonianza in fatto di sostenibilità.
Dei 50, “ogni Paese ha avuto un approccio differente – ha fatto presente Marco Gilardi, direttore operativo Nh Hotels Italia -. Dal canto nostro abbiamo proposto una assicurazione sanitaria per chi poteva venire in Italia, bisogna considerare che gli alberghi non sono solo mare, montagna, ma anche business”.
Alla domanda su come sono i turisti post-Covid, il manager ha osservato che “sono più attenti alla qualità igienica, abbiamo rilevato che le persone appartenenti alle stesse aziende hanno comportamenti diversi, ci sono turisti che attendono il liberi tutti e altri che sono attenti”. Dal canto suo la società ha rivisto 700 standard operativi. Inoltre, “gli stranieri sono più attenti alle regole degli italiani”.
Sarà una fase transitoria? Il manager pensa si consoliderà, “siamo animali sociali – ha affermato -, dal canto nostro abbiamo concept che stimolano alla convivialità con zone comuni per essere vissute. Una convivialità che è stata soppressa temporaneamente, ma che tornerà. Noi come catena siamo da diverso tempo attenti alla sostenibilità”.
Il manager ha citato alcuni esempi pratici, come le 700mila lampade a basso consumo installate, l’efficienza negli impianti, i limitatori di flusso installati in 400 alberghi. Oppure la scelta di temporizzare l’accensione delle luci od anche la green mobility, con la possibilità di avere i monopattini elettrici, occasione anche di co-marketing. Sono green anche i sacchetti della lavanderia, ma ci sono anche gli spazi green quali i giardini, “dove lo chef ha le sue erbe e vi si possono fare esperienze”.
Il tutto a riprova di una “attenzione legata al mondo green, abbiamo voglia di lavorare con fornitori green da qui la nascita del club green. Per esempio recuperiamo i tappi di sughero delle bottiglie, li consegniamo ai fornitori che poi ne ricavano i pannelli di sughero”.
Tra i dati comunicati vi è una riduzione del 23% del consumo di acqua, oltre all’adozione di una “economia circolare per un uso corretto delle materie e degli impianti”.
Paola Olivari e Stefania Vicini