Adv: chiudere o proseguire?
Adv che chiudono, il fenomeno è iniziato? Si vedono post su Facebook di agenti di viaggi che mettono in vendita i loro arredi in quanto stanno per cessare l’attività schiacciati dalla crisi, ma qual è la situazione attuale nel comparto? Che ci sarà un ridimensionamento sembra un dato di fatto, anche se pronosticato da più tempo. Tutto sta nel capire se la pandemia accelererà certe decisioni o meno. Raccogliendo alcune testimonianze dal settore, è difficile comprendere ora la portata numerica del fenomeno. “Nessuno riesce a dimensionarlo – dice Massimo Broccoli, direttore commerciale di Veratour -, ci sono adv che hanno già chiuso, ma c’è anche chi è incerto e non ha idea di cosa si attende per il futuro”, per questo ora “nessuno è in grado di dire quanto scenderà il mercato”. Al momento sembra che siano “pochissime, alcune devono capire se cambiare o meno la modalità della loro attività, poi c’è anche da vedere il discorso ristori”.
Un 20% in meno
Da Fto si stima “almeno un 20% delle agenzie, ma è ancora difficile quantificarlo con precisione in quanto in molti casi è stata sospesa l’attività in attesa di ulteriori contributi per valutare cosa fare”, spiega il direttore nazionale Gabriele Milani. I contributi a fondo perduto hanno dato “una boccata di ossigeno alle attività con un peso maggiore di organizzazione, penalizzando chi opera in puro regime di intermediazione, ma in ogni caso non bastano a coprire una crisi così prolungata”. Per questo servono “altri supporti differenziandoli per tipologia di attività ed indispensabili a mettere le nostre imprese in condizione di operare in funzione delle differenti tempistiche di ripresa di ciascun business”.
Certamente “fa male vedere queste immagini sui social, ancor di più pensando alle chiusure che avvengono in silenzio – commenta Milani -. Come direttore di un’associazione di categoria pesa la responsabilità e la consapevolezza che tutti gli sforzi fatti non sono stati sufficienti per evitarlo. I numeri purtroppo parlano chiaro: attività ferme da oltre 18 mesi che hanno perso il 90% del fatturato rispetto al 2019. Gli aiuti finora destinati al nostro settore non sono stati sufficienti per tutte le nostre aziende”. Però Milani sa essere positivo, “qualche spiraglio di luce si inizia a intravedere. La riapertura di alcune destinazioni farà riemergere la positività e qualche prenotazione che serve per andare avanti”.
In termini di regioni il maggior numero di chiusure si concentra “dove ci sono stati meno aiuti a livello regionale e nelle quali è presente il maggior numero di adv, quindi Lombardia e Lazio”, afferma Milani.
Broccoli è tra coloro che pensano che “ci sarà un ridimensionamento”, ma crede anche che il fenomeno interesserà “tutto il comparto, compagnie aeree, t.o”.
In pratica la prova del nove sarà “la primavera prossima, quando ci saranno anche le scadenze fiscali che arriveranno”. Per questo sarà importante la fase della ripartenza.
Il nodo scadenze
A sensibilizzare sul nodo scadenze è Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi, che ricorda i diversi appuntamenti. “A novembre scade la cassa integrazione (compresa la cassa in Deroga per imprese sino a 5 dipendenti) per il nostro settore, ad oggi, non abbiamo notizie di proroghe. A dicembre scade la moratoria dello Stato, praticamente i prestiti contratti dalle imprese, sospesi per decreto, ripartiranno. A dicembre scade anche la moratoria in merito al ‘blocco’ di eventuali modiche delle condizioni bancarie sui conti correnti (affidamenti e similari)”.
Poi c’è da considerare che, alla data in cui si scrive, l’outgoing, “che costituisce la maggior parte del fatturato prodotto dal sistema distributivo, deve ancora ripartire seguito al divieto di turismo e/o eccessive limitazioni verso i Paesi extra Ue, siamo in attesa di alcuni corridoi (al momento Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana, Sharm e Marsa Alam sono le sei destinazioni che l’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza ha sbloccato, ndr), ma la semplificazione applicata da altri Paesi in merito alla mobilità delle persone sembra non verrà mai attuata”.
A complicare la situazione il fatto che non si vedano “ulteriori sostegni da parte del Governo alle imprese del turismo organizzato”. Questi, fa presente Rebecchi, “sono elementi che non premettono, a differenza di altri settori, un futuro roseo. Per cui se non si interviene sarà difficile trovare nel 2022 una situazione del mondo distributivo cosi come l’abbiamo conosciuta pre-Covid”.A preoccupare è anche “l’imminente scadenza degli ammortizzatori sociali – dice Fto -, senza i quali le imprese non riusciranno a sostenere il costo del lavoro e saranno costrette ad avviare procedure di licenziamento di collaboratori esperti. Ci stiamo battendo con le istituzioni affinché siano prorogati cassa integrazione e credito d’imposta locazioni in aggiunta all’erogazione dei nuovi contributi a fondo perduto”, commenta ancora Fto.
Chi smette e chi no
Se si cerca di capire quali siano le adv che chiudono, viene fatto presente che le aziende “con più dipendenti e maggiori costi fissi sono quelle che hanno più sofferto della crisi da un punto di vista economico”, osserva Milani. Il dato positivo è che non ci sono solo le chiusure, si stanno riscontrando anche “un ridimensionamento delle attività o l’adozione di nuovi modelli di business”.
Inutile dire che, con le chiusure si perde “un pezzo importante di professionalità e di storia della nostra filiera. Alcune sono aziende fondate da imprenditori con un’esperienza decennale, che non se la sentono di affrontare un’altra sfida così importante per ripartire in questo scenario così incerto”.
Poi Milani fa un passo in più, gli preme sottolineare un aspetto importante e cioè che “non esistono fallimenti personali in uno scenario come quello attuale: chi ha deciso di dire basta vuol dire che ha maturato la consapevolezza di una scelta sofferta, difficile e coraggiosa. E’ importante evidenziare che quando le cose iniziano a pesare troppo non si deve rimanere da soli. L’associazione in questo gioca un ruolo importante come luogo di confronto in cui trovare anche aiuto dal punto di vista psicologico”. Poi di nuovo la luce, infatti, pensa sia giusto “menzionare che esistono anche esempi di chi in questo periodo ha trovato le motivazioni per avviare nuove iniziative di business nel settore”.
C’è voglia di migliorarsi. Prova ne è la partecipazione alla formazione, “in particolare la presenza digitale è uno dei temi su cui si è lavorato di più”. Il dato interessante è che è “emersa la necessità di avere una proposizione al cliente chiara e specifica in termini di prodotto”. Cosa vuol dire? “che un’offerta generalista non è più sufficiente per competere su un mercato con tanta concorrenza”.
Cambierà il modo di fare business, cambierà il modo di approcciarsi al cliente.
La macchina si rimetterà in moto, ma con un motore nuovo.
Stefania Vicini                        .
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