Il futuro dell’industria turistica post pandemia sarà roseo solo con una visione chiara e condivisa tra pubblico e privato, ciascuno chiamato a fare la propria parte: sburocratizzazione e sviluppo infrastrutturale a carico del primo, programmazione e investimenti da mettere in campo per il secondo.
È un sentiment positivo e propositivo, nonostante tutto, quello emerso dal Forum sul Turismo nel Sud Italia: crescita, differenziazione, accesso al credito per aumentare la competitività delle imprese promosso dalla Bmta.
Diviso in due sessioni, dopo il saluto del sindaco di Capaccio Paestum Franco Alfieri, il forum si è aperto con la tavola rotonda “L’orizzonte dell’industria turistica post Pnrr: un sistema di imprese moderne per un mercato globale”.
“Continuiamo a essere in un momento critico per il settore a causa della quarta ondata della pandemia – ha evidenziato Marina Lalli, presidente Federturismo Confindustria – non c’è il flusso individuale di viaggiatori e il miliardo e 300 mila del 2019 rischia di rimanere memoria lontana. In questo quadro, dei tanti miliardi stanziati nel Pnrr la percentuale di quelli destinati al settore non è in proporzione al 13% del Pil rappresentato. E anche quando ci si fa notare che la quota delle risorse destinata alla cultura avvantaggerà anche il turismo, si dice una cosa parzialmente vera. In realtà può pesare di più la quota per le infrastrutture”.
“Lo sviluppo infrastrutturale certamente aiuterà – ha concordato Renzo Iorio, past president Confindustria Alberghi – ma a mio avviso ciò che manca nel Piano è quale sia la visione per il turismo post pandemia: la leggibilità del piano pubblico in questo senso è necessaria anche per le imprese per poter operare coerentemente, anche in chiave degli investimenti eventualmente da intraprendere con il credito d’imposta”.
Risolvere burocrazia e lentezza
“La cosa singolare è che la pandemia ha fatto finalmente capire al Governo quanto è importante il settore e quanto la sua sofferenza si riverbera in maniera pesante nella vita del Paese ma, cosa paradossale, il settore più colpito non ha trovato risposta adeguata nell’allocazione dei fondi”, ha evidenziato Costanzo Jannotti Pecci, vice presidente Unione Industriali di Napoli. “La pandemia ha messo in ginocchio tutti tranne la burocrazia e lentezza e incertezza nella mobilità dei capitali disincentivano i grandi investitori. Le riforme sono più importanti delle risorse economiche e come imprenditori, secondo me, dovremmo chiedere di spingere su questo più che puntare il dito sui fondi destinati non sufficienti”.
Sugli effetti recenti nel turismo congressuale e sull’importanza di questo segmento si è soffermato Giancarlo Carriero, presidente Convention Bureau Napoli che ha rivendicato quanto i convention bureau in Campania siano “l’esempio di sinergia tra privati piuttosto raro dalle nostre parti”, mentre sulla risposta del sistema finanziario degli ultimi due anni si è soffermato fornendo anche alcuni numeri Giuseppe Nargi, direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia Intesa Sanpaolo: “Dei 16mila interventi di credito all’anno consueti si è passati nel 2020 a 64mila, liquidando 4 miliardi e mezzo. Bisognerà prevedere per le imprese del settore turismo un allungamento dei tempi per la restituzione dei debiti ed esortarle a essere brave nel catturare opportunità anche per contribuire a riqualificare il territorio con investimenti per il miglioramento della propria offerta”.