Direttore tecnico: rischio liberalizzazione

Il comparto del turismo organizzato si trova di fronte ad un rischio di cui, forse, ha sottovalutato la portata, anzi, non l’ha proprio presa in considerazione. Il tema è quello del direttore tecnico e il rischio è che si arrivi ad aperture di nuove adv capitanate da persone non sufficientemente preparate a ricoprire questo ruolo. A lanciare l’allarme è Massimo Caravita, presidente di Fiavet Emilia Romagna e Marche, che ha studiato il caso e l’ha portato all’attenzione dei più, ma la cosa sconcertante è che ha riscontrato quello che chiama senza mezzi termini “un silenzio assordante da parte delle associazioni”.

Abolito l’esame di abilitazione

Cosa è successo? Bisogna fare un passo indietro al 5 agosto scorso, quando il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, in fretta e furia ha legiferato con un decreto ministeriale sulla professione del direttore tecnico delle adv. Attenzione, si potrebbe obiettare che cosa ci sia di strano, il tema non è nuovo, visto che si parlava già della revisione di tale professione.

Il decreto consta di tre pagine in tutto. La novità introdotta è nell’art.2 in cui si dice che “non è più necessario fare l’esame per diventare direttore tecnico perché l’abilitazione è rilasciata previo accertamento di alcuni requisiti che sono soggettivi, linguistici e formativi”, spiega Caravita. L’idea di abolire l’esame per l’abilitazione “è il più grosso errore che si potesse fare – commenta -, anche gli accompagnatori, le guide turistiche devono sostenerne uno, perché quindi non dovrebbe sostenerlo un direttore tecnico che assolve a tutta una serie di mansioni, come riporta l’art. 1 del decreto”. E cioè: “Sovraintende alle attività aziendali, ne cura la organizzazione, la programmazione e la promozione, gestendo le risorse umane, assolve alle funzioni di natura tecnico specialistica concernenti la produzione, l’organizzazione e l’intermediazione di viaggi e di altri prodotti turistici”.

I requisiti richiesti

I requisiti richiesti sono di tre tipi, “ci sono quelli soggettivi che sono, la maggiore età, avere cittadinanza italiana o europea, assenza di condanne…quelli linguistici prevedono il possesso di due certificazioni di conoscenza delle lingue straniere, una delle due è l’inglese”. Il manager si sofferma poi sui requisiti formativi, che prevedono “il diploma di istruzione secondaria di secondo grado, rilasciato da una scuola statale o legalmente riconosciuta o parificata. Poi si deve avere una ‘adeguata conoscenza delle seguenti materie: legislazione turistica, tecnica turistica, amministrazione e organizzazione delle adv e turismo, geografia turistica, tecnica dei trasporti, marketing turistico’”, riporta, citando il decreto. Fin qui, sembrerebbe tutto bene. In realtà, vengono incredibilmente abbassati i titoli di studio necessari nei requisiti formativi in totale incoerenza con quella che la legge definisce “adeguata conoscenza delle materie turistiche”.

Il recepimento regionale e l’oblio

Detto ciò Caravita sottolinea che c’è stato “il più completo ed assoluto oblio del fatto che questa legge debba essere recepita a livello regionale, cioè vuol dire che si deve adeguare la legge regionale a tali disposizioni”. Peccato che a livello regionale, “si poteva lavorare per smussare gli angoli e qui, invece, sono arrivate le sorprese”. Totale disinteresse da parte dell’associazioni di categoria. Caravita scopre che è solo Fiavet a portare avanti questa battaglia. Fino a che si arriva ai giorni nostri “e tutto si tramuta in beffa”. In che senso? Nel senso che la regione Marche “recepisce una parte della legge, in pratica da fine novembre all’art.16, comma 7 dice che è stato abolito l’art.65 della precedente legge che stabilisce appunto l’esame per diventare direttore tecnico. Tutto ciò – sottolinea Caravita – è stato recepito in una legge altra, cioè dove si parla di altro”.

La richiesta

La richiesta che Caravita intende portare avanti è che l’esame abilitante debba rimanere e che non venga abolito, anche se è consapevole del fatto che sia “l’obiettivo più difficile, in quanto il Governo ha fatto rientrare questa Legge sotto la bandiera delle liberizzazioni così come avvenne alla fine degli anni ’90 quando il nostro fu il primo settore che ha avuto la liberalizzazione. C’è da dire poi che le regioni fanno una grande fatica a gestire l’esame. Ci proveremo fino all’ultimo anche se apparentemente la battaglia più perseguibile – dice Caravita – è declinare meglio i requisiti, affinchè siano più specifici del nostro settore”. Visto che a questo punto “un ragazzo di 21 anni appena uscito dall’Its che fa domanda per diventare direttore tecnico ed ottiene l’abilitazione, può gestire una adv, oppure anche chi ha una laurea in lettere e decide di fare un master di 6/9 mesi in turismo può diventare direttore tecnico, pur non sapendo nulla di cosa sia una adv o un t.o. o di come si faccia un pacchetto turistico”, ammonisce il manager. L’aggravante è che “nessuno dice nulla, c’è uno svilimento della figura e della attività stessa, abbassando il livello di ingresso, visto che si può diventare direttore tecnico senza requisiti accertati”. Caravita in tutto ciò non ci sta e mette bene in luce che “se si fanno le battaglie sindacali le si fanno tutte, non solo quelle che interessano una elite di associati. Le associazioni devono fare battaglia a tutto tondo”.

Ad aggravare la situazione il fatto che “non c’è più l’albo”, il cui aggiornamento, poi, veniva portato avanti dalle Regioni in modo non uniforme, tra chi era più ligia nel farlo e chi meno. “Come barriere d’ingresso al nostro settore non c’è nemmeno il capitale economico. Infatti, con 5mila euro si può aprire un ufficio, pc, scrivania e tre mesi di affitto e si è operativi”. Si comprende bene che la situazione lascia molto a desiderare, soprattutto alla luce del fatto che “l’ultimo punto di riferimento per le adv che le differenziava sul mercato era il grande valore conoscitivo del direttore tecnico. E’ un tema che viene a decadere, ma noi non ci stiamo”, dice Caravita.

La stessa importanza dei ristori

E’ un tema che, a suo dire, “non ha meno importanza dei ristori, in quanto con quelli puoi sbarcare il lunario oggi, ma se venisse liberalizzata la figura del direttore tecnico, domani, quando ci sarà la ripartenza che mercato ci troveremo di fronte?”. Il manager guarda al futuro da qui a cinque anni. Visto che chiunque può diventare agente di viaggi ci si domanda quale concorrenza avranno le nostre adv attuali? Il rischio è che si vada verso “l’abbassamento completo di qualsiasi elemento di verifica della professionalità di una attività commerciale”. Lo scenario che si troveranno i network quale sarà? A suo dire di “adv più piccole, sottocapitalizzate con un settore che sarà sempre più fragile”. Per non parlare poi del tema abusivismo…

La proposta

Cosa fare in tutto ciò? Caravita avanza come proposta “mantenere l’esame abilitante e lottare per avere un requisito formativo declinato in modo corretto, proponendo crediti formativi minimi che uno matura, per esempio, facendo uno stage in adv, o sostenendo determinate verifiche”, esemplifica il manager.

Stefania Vicini

 

Tags: ,

Potrebbe interessarti