Pnrr e territori, un’opportunità da cogliere al volo

Ai luoghi scoperti dal turismo di prossimità – e che si offriranno all’incoming, nei tempi e nei modi consentiti – si offre un prospetto strategico di grandissimo respiro ma di altrettanto elevata complessità nella concessione di fondi.

Il Pnrr rappresenta un’occasione irripetibile. In questa misura straordinaria l’Italia non è contribuente netto, ovvero i fondi pubblici non provengono dallo Stato e il livello di condizionalità, pertanto, è alto, onde evitare vi sia uno spreco di denaro comunitario. Alle imprese e agli enti è richiesto un impegno e una competenza particolari in fase di redazione delle domande e di rendicontazione. Bisognerà superare rigidi parametri di valutazione del livello di economia circolare attraverso complessi algoritmi che misurino scientificamente i moltiplicatori economici derivanti dall’investimento pubblico, grazie ai quali dovranno migliorare gli indici di crescita del Pil e dell’occupazione, in particolare giovanile e femminile. Chi vorrà accedere ai fondi del Pnrr dovrà pertanto imprimere una forte accelerazione per giungere, prima del 30 aprile 2022, a progetti cantierabili che rispondano alle condizionalità del Next Generation Eu.

Al mondo del turismo slow a tutto tondo, oggi sempre più centrale nel suo ruolo di catalizzatore esperienziale sul territorio, il Pnrr offre, attraverso la formula di un partenariato pubblico-privato, uno stimolo e un supporto economico per generare soluzioni innovative e modelli di business in differenti ambiti – agricoltura, turismo, sport ambiente, cultura – capaci di operare sia sui mercati nazionali sia su quelli esteri. Lo sviluppo turistico si attaglia perfettamente agli obiettivi di transizione ecologica e digitalizzazione del Pnrr.

Il turismo lento rappresenta una straordinaria quanto inespressa chance di sviluppo per il nostro Paese e, in particolare, per quei territori dell’entroterra meno noti per eccellenze storico-culturali di grande richiamo ma di straordinari valori e varietà naturalistico-ambientali. In bici, a cavallo o a piedi, lo slow tourism sta vivendo un momento di forte espansione a livello mondiale grazie al maturato sentiment di circolarità dei valori da parte degli utenti e alla ricaduta e alla ripartizione sul territorio del volano economico generato.

“La necessità, richiesta anche dall’Europa – spiega Maurizio Rosellini, ceo della rete di imprese Final Furlong che opera in particolare nel settore del turismo equestre -, di ragionare sull’adozione di strategie green per la filiera territorio pone i rappresentanti dei territori stessi, tanto privati quanto pubblici, di fronte a necessarie revisioni dei modelli di sviluppo precedentemente adottati”.

E in questa visione del “nuovo” turismo è forte il legame con lo sport e della salute come bene comune anche in contesti urbani. La portata del Piano, quindi, abbraccia una sinergia virtuosa pubblico e privato, comuni, territori e operatori come erogatori di un’offerta turistica di nuova concezione, destagionalizzata, trasversale nei cluster di riferimento, modulabile sotto il profilo esperienziale e differenziabile nella distribuzione. E proprio qui potrebbe giocarsi la “rivoluzione”, attraverso un’intermediazione sempre più attenta al tailor made e ad avere, nei propri scaffali, prodotti nuovi di forte appeal e “garantiti” sotto il profilo della sostenibilità.

Paola Olivari

Tags: ,

Potrebbe interessarti