Una destinazione che vuole andare oltre la sua “cartolina”, grazie a un’offerta ripensata anche nei suoi prodotti turistici storici e all’ambizione di arrivare a nuovi target e nuove fasce di mercato. Di viaggiatori, e non di turisti.
Le keywords: sicurezza e sostenibilità
È questo il Kenya, al centro del più recente appuntamento con gli eMARTEDIturismo di Guida Viaggi. Il Paese africano è ancora precluso ai visitatori italiani, in attesa di nuove indicazioni del Governo Draghi, ma quello nostrano è per il Kenya “un mercato molto importante – ha rimarcato Grace Maina, marketing manager Europe del Tourism Board kenyota –, dal momento che è il sesto per volumi. Abbiamo introdotto tutte le misure di sicurezza necessarie a rendere il Paese sicuro, e il nostro piano vaccinale va avanti molto bene: entro fine anno saranno 10 milioni i vaccinati. Ci prepariamo a riaccogliere i viaggiatori con i prodotti più classici, come i safari e il balneare, ma con molte novità e in una chiave di sostenibilità che non è affatto modaiola, ma che mira alla conservazione. Puntiamo sul sostegno all’attività dei parchi, sul riciclo, sul plastic-free e sulla conoscenza della cultura locale, sulla quale abbiamo tanto prodotto da offrire, con le nostre tribù tutte da scoprire”.
L’autenticità in scena, tra yoga e adventure
Chiara Borghi, senior account di Pr & Go Up Communication, rappresentante in Italia del Kenya Tourism Board, ha aggiunto che “a fianco agli attrattori tradizionali ci sono altri prodotti e molto di nuovo da scoprire, anche in termini di spirito della destinazione. Con la pandemia sono cambiati anche i turisti, che vogliono scoprire la cultura locale in chiave sostenibile. Il Kenya è cresciuto molto anche in questo, e da qui vorremmo ripartire, così come da esperienze che già dall’anno prossimo porteranno a un rapporto ancora più ravvicinato con la natura e diverse dai safari. Anche il mindfulness è un topic sul quale la destinazione investirà molto”.
Il “premium” è crescere
La travel designer Carla Diamanti ha invece osservato che “già prima della pandemia il turismo si era trasformato: più veloce, più superficiale e meno preparato. Il ripensamento in corso oggi è sugli aggettivi da affiancare al turismo, e sul ruolo educativo che fa evolvere anche il turismo più classico, ovvero quel Kenya tradizionale che il turista vuole comunque vedere. E il turista post-pandemia è perfetto per fare propri questi input educativi. Perché l’esperienza premium non è più solo il luxury, ma significa crescere e arricchirsi, elementi che sono indipendenti dal numero di stelle. In questo scenario il ruolo del trade torna fondamentale: ha la chiave giusta per riprendere in mano il filo del turismo, riallacciando quel rapporto interrotto dall’auto-turismo”.
Non solo mare
E poi c’è il punto di vista degli operatori, che ricordano bene, come fa Alessandro Simonetti, titolare di African Explorer, che “negli anni ‘80 il Kenya era destinazione principalmente balneare, con Maldive e Caraibi che non erano facilmente raggiungibili e un Mar Rosso che non era quello di oggi”. Il manager lancia anche una piccola provocazione: “Forse sarebbe stato più utile – come strategia – tenere insieme l’aspetto mare e quello dei safari, per non ridurre la destinazione alla dimensione balneare, com’è invece a lungo accaduto. La pausa della pandemia in questo è stata utile, per ripensare la destinazione in quest’ottica: spiegando che il mare è ovunque, mentre il safari è solo in Kenya. Dobbiamo aiutare la destinazione anche raccontandola con immagini diverse da quelle classiche”.
Kenya e incentive: le affinità elettive
Per quanto riguarda i viaggi corporate e incentive, “il Kenya è una destinazione fantastica – ha spiegato Loredana Vavassori, chief sales and marketing officer di Rossoevolution – perché riassume in sé tanti aspetti: mare, montagna, colline, safari, una popolazione ospitale e con tradizioni che condivide con piacere. In più, è gestibile in termini di ore di volo e ha un fuso ottimale. Anche la nuova viabilità del Paese aiuta tanto, è importante per chi organizza questi viaggi sapere che il Paese è sicuro”.
Ciò detto, Vavassori ha rimarcato che però “per il corporate sarà necessario ridurre il numero dei partecipanti ai viaggi, per garantire un’esperienza vera: le carovane di jeep guardano, ma non vivono. Ascoltare il silenzio, seguire una migrazione, fare un safari a piedi sono autentiche experience. Il Kenya è – anche per gli incentive – un paese meraviglioso proprio se pensato con questo spirito, molto diverso da quello di Malindi e Watamu, per capirci. Anche il percepito sui costi troppo alti è sbagliato, dobbiamo comunicare meglio l’unicità della destinazione e rassicurare anche sulla malaria, che non è più un grosso problema”.
Mai più beach-only
“Tutto parte dal rispetto e dalla consapevolezza – ha aggiunto Davide Bomben, presidente dell’Associazione italiana esperti di animali africani -, ovvero quegli elementi che trasformano un turista in viaggiatore. Vogliamo trasmettere il mal d’Africa, far tornare a casa le persone con la voglia di ripartire ancora, e dare consapevolezza – alle guide come agli ospiti – rendendoli protagonisti di un percorso di conoscenza e nostri migliori storyteller. La cosa più importante è tenere insieme sostenibilità e partecipazione, in primis grazie alla natura, poi alla responsabilità condivisa – quella che rende sodali con la popolazione locale, custode e protettrice del patrimonio esistente. Terzo elemento, infine, è un turismo consapevole e attento, che si tenga lontano dal beach-only e dal safari da due giorni”.
Nairobi anche per solo traveller
“Il Kenya – ha infine osservato Ferruccio Tirone, founder Controvento Marketing & Communications – è la prima cartolina emozionale dell’Africa. In trent’anni il viaggiatore verso questa e altre destinazioni africane è cambiato molto, si affermano nuove fasce di utenza, come i solo traveller, che non vogliono essere spettatori ma protagonisti. Gli sforzi del Paese in termini di infrastrutture e diversificazione della ricettività sono evidenti e aiutano a raggiungere più target. Il lavoro ha coinvolto anche la formazione del personale, per accogliere ospiti ai quali offrire un’esperienza autentica”.