Quando è l’adv a essere “positiva”

Cosa succede se è l’adv a risultare positiva al Covid durante un viaggio da lei organizzato e se per di più accompagna il gruppo? E’ il caso che tutti temono e che nessuno vorrebbe mai affrontare. Purtroppo è ciò che è successo a Francesca Neri, direttore tecnico e legale rappresentante della No Stop Viaggi, adv di Monfalcone (GO), mentre era a Dubai. Francesca ha affrontato la situazione con coraggio e determinazione ed ha deciso di raccontare a Guida Viaggi la sua esperienza perché possa essere di aiuto ai colleghi agenti di viaggi, che in tantissimi le hanno scritto e l’hanno contattata, ma anche per poter fare tesoro di questo vissuto, rivivendo in una cronaca lucida ed efficace, oltre che ben raccontata, tutti gli aspetti pratici che si devono affrontare, passo dopo passo, le difficoltà, le normative da rispettare, le pratiche da sbrigare. Suggerimenti utili e preziosi che si spera possano migliorare alcuni aspetti ove possibile.

Il fatto  

Tutto è iniziato il 16 novembre scorso quando Francesca è partita con un gruppo organizzato dalla sua agenzia, la No Stop Viaggi, “32 persone alla volta di Dubai, con rientro il 21 novembre. Come prevede la normativa, il giorno prima della partenza abbiamo effettuato tutti il test PCR, risultato negativo, siamo partiti”. Fin qui tutto bene, ovviamente, ma per poter rientrare in Italia, “a Dubai abbiamo effettuato tutti un nuovo test PCR, il mattino del 19 novembre. Da qui l’amara sorpresa per me, il test risulta positivo. A titolo di cronaca sottolineo che sono vaccinata, con doppia dose”.

Tra normative e disposizioni 

Cosa succede allora? “Scatta la procedura prevista dall’Autorità sanitaria locale – racconta Francesca -, ovvero 10 giorni di isolamento totale, al termine dei quali si è liberi di poter uscire, senza ulteriori tamponi (necessari, però, per poter prendere poi il volo di rientro). Stando io benissimo, ho subito pensato ad un falso positivo ed ho richiesto immediatamente di ripetere il test il giorno successivo (giorno 20, volo previsto il 21). Mi viene però spiegato che anche in presenza di un eventuale esito negativo, non mi sarei comunque potuta sottrarre alla quarantena di 10 giorni”. Punto importante da tenere a mente.

Francesca ci tiene ad evidenziare come “lì sia tutto informatizzato: poco dopo la ricezione dell’esito positivo ho ricevuto una serie di messaggi sul telefono da parte delle autorità sanitarie, con specificate tutte le norme alle quali mi sarei dovuta attenere, prima tra tutte la registrazione sulla apposita applicazione C19 DXB. Pochi click, nome, cognome, data di nascita, numero di passaporto ed esce subito il fascicolo sanitario, esito di tampone, messa in quarantena e countdown alla sua fine”. Un altro aspetto da non sottovalutare il fatto che siano “naturalmente perentorie le sanzioni previste in caso di non rispetto delle semplici regole, a partire da circa 13mila euro di multa”.

Inizia l’avventura 

Da questo momento in poi inizia la sua avventura. “Lo sbigottimento iniziale avviene in una location se non altro suggestiva, in mezzo al deserto fuori Dubai, nel corso della cena tipica con il gruppo. Sul cellulare la scritta positiva, non ci potevo credere – dice Francesca -. Difficile riassumere tutti i pensieri che passano nella testa in quel momento, ma primo tra tutti senza dubbio è: se quella parola, positiva, dovesse trasformarsi in qualcosa di diverso dal mio attuale stato di benessere? A seguire la preoccupazione di trovarsi da soli a gestire i giorni a venire e, non ultima, la preoccupazione per la gestione del gruppo”. Per fortuna su quest’ultimo punto Francesca racconta di aver avuto “una enorme fortuna”, in quanto “ad accompagnare il gruppo insieme a me c’era mio fratello, nonché collega in agenzia. I clienti, pertanto, sono stati seguiti al 100% senza alcun disagio”.

Cosa fare? 

Come si fa a gestire una tale situazione? Francesca è stata molto brava ed ha avuto presenza di spirito, perché anche la sera stessa in cui è arrivata la notizia della sua positività al Covid, in mezzo al deserto, “il pensiero primario è stato di non creare alcun tipo di panico o preoccupazione, lasciando che l’evento avesse il suo corso in totale serenità e allegria – racconta a Guida Viaggi -. Io mi sono immediatamente isolata e sono partita subito con una jeep riservata, facendo rientro in hotel”. Attenzione però perché “questo ‘fare rientro in hotel’ non è stato così scontato”. E questo è un altro problema pratico non indifferente da dover affrontare. Vediamo perché.

La questione dell’alloggio 

“Dove alloggiavamo inizialmente non avevano accettato di avere un’ospite come me e ci sono volute un paio di ore e un lavoro veramente decisivo del nostro corrispondente in loco, per convincere l’hotel ad ospitarmi fino alla domenica, data prevista della partenza (2 notti quindi). Tutto ciò alle 22 di sera. In questo lasso di tempo avrei dovuto trovarmi una sistemazione per la quarantena residua”. Le viene quindi detto che “a Dubai c’è un solo Covid hotel, ma che in ogni caso in quei giorni era pieno”. Quindi, che fare? La situazione diventa sempre più complicata e “non resta altro che cercare una sistemazione diversa, in un periodo in cui a Dubai è alta stagione, in cui l’Expo attira migliaia di visitatori ogni giorno. Mio fratello, mio compagno di avventura, decide di fermarsi a Dubai nei 10 giorni successivi, per cui le camere da trovare erano due. Dopo una ricerca certosina, il nostro corrispondente ci trova una soluzione, 235 dollari al giorno a persona, prendere o lasciare. Prendiamo”.

Come gestire il gruppo? 

“Nello stesso frangente – prosegue Francesca – in cui bisognava trovare l’immediata sistemazione per me, c’era l’aspetto della gestione del gruppo che andava trattato con estrema delicatezza, responsabilità ed attenzione. Gli esiti dei tamponi erano tutti negativi per loro, ma cosa prevede la normativa? La risposta doveva arrivare nell’immediato e abbiamo attivato tutte le nostre fonti per avere risposte certe”. Cosa fare? E’ presto detto: “Ricapitoliamo tutto il vissuto insieme, le visite si sono svolte tutte all’aperto, con mascherine sempre indossate e rispettando tutte le norme anti Covid, il pullman regolarmente sanificato, per cui arriva l’ok, tutti i partecipanti possono tranquillamente far rientro in Italia”.

La riprogrammazione volo e attivazione sinistro 

Una volta sistemati i punti chiave, gruppo e alloggio, Francesca inizia a prendere in mano gli altri aspetti e cioè “la riprogrammazione del volo di rientro e l’attivazione del sinistro con l’assicurazione. Anche in questo caso – spiega -, nella sfortuna ho avuto un po’ di fortuna. Emirates sposta gratuitamente la data di rientro, posticipata di 12 giorni, 10 di quarantena più i tempi tecnici dei tamponi, incrociando tutte le dita possibili sugli esiti. L’assicurazione apre subito il sinistro per me e, con le varie coperture previste tra quarantena ed indennità, dovrei riuscire a coprire la mia parte”. Nel frattempo il gruppo ha fatto rientro in Italia, “davanti ho ‘solo’ i miei prossimi giorni di noia, conditi dalla preoccupazione della famiglia lasciata a casa e del lavoro, ma con la serenità della salute che mi ha sempre accompagnata. I giorni trascorrono e arriva finalmente quello decisivo, la libera uscita. Mi aspettano due giorni intensi per godere ancora delle bellezze di Dubai e poi il rientro”.

Il valore del racconto 

“Racconto ora questa mia avventura con il sorriso, quello che ho sempre cercato di avere anche nei momenti di angoscia, che naturalmente ci sono stati, soprattutto nella fase iniziale. I pensieri sono stati tanti… se non avessi parlato la lingua? Se non avessi avuto modo di sostenere le spese? Ho sempre fatto di necessità virtù e anche questa volta non mi sono tirata indietro. Nella sfortuna ci vuole sempre un pizzico di fortuna, che non nego di aver avuto”.

Tra consigli e criticità 

La riflessione che Francesca si sente di fare, “in qualità di agente di viaggio, è evidenziare le criticità che emergono in situazioni come queste: innanzitutto la necessità di dover anticipare le somme necessarie per il prolungamento del soggiorno, che non sono assolutamente poche in gran parte delle destinazioni, poi l’assenza di copertura per il compagno di viaggio”. Infatti, “è assolutamente normale, prevedibile e comprensibile che il compagno di viaggio non faccia rientro a casa, ma rimanga in loco, se non altro per l’evolversi incerto che la positività può generare. L’assistenza, in questo caso, a mio avviso non può ritenersi superflua o non necessaria. Nella mia esperienza è stata preziosa ed indispensabile su più fronti. Immaginare che la classica coppia di persone, anche comprensibilmente inesperta, debba trovarsi a doversi separare per forza e, in più, debba assumersi la responsabilità anche economica di rimanere insieme, è una forzatura che va assolutamente rivista. Soprattutto se si vuole far ripartire il turismo in sicurezza”.

Il messaggio positivo 

Cosa ha lasciato tutto ciò a Francesca? “Sappiamo che nei tempi del Covid viaggiare non è semplicissimo, anzi, ma mai avrei rinunciato. Continuo a pensare… meno male che il tampone positivo non è uscito prima della partenza! Quindi, armati di una buona assicurazione (tra l’altro Francesca è riuscita a coprire una buona parte delle spese) e di un’ottima organizzazione, io sono per viaggiare, sempre e comunque”. Questo il suo insegnamento e il suo messaggio in linea con la sua passione per i viaggi e filosofia di vita ben rappresentata dal nome della adv, No Stop Viaggi.

Ringraziamo Francesca per averci raccontato la sua storia, senza timori, senza incertezze, ma con estrema generosità. Siamo certi che potrà servire a tanti suoi colleghi agenti di viaggi, che ne faranno tesoro.

Stefania Vicini 

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