Negli Stati Uniti il tasso di inflazione viaggia sul 7% e l’Italia rincorre con un tasso del 3,9% a dicembre, spinto dal rincaro di materie prime e costi energetici. Se fino a qualche mese fa l’industria turistica mondiale riteneva che un po’ di inflazione potesse essere un bene per il settore travel, ora si tratta di capire se questo aspetto possa essere in realtà un ulteriore freno ai viaggi del ceto medio, qualora si raggiungesse un sufficiente grado di fiducia da indurre a riprendere gli spostamenti.
Le tariffe degli hotel negli Usa
Intanto si assiste ad un rincaro delle tariffe alberghiere negli Stati Uniti che supera il livello dell’inflazione e secondo recenti ricerche si attesterebbe sul +12% rispetto ai livelli del 2019, mentre le tariffe delle crociere risultano rincarate di un 2%. Per quanto riguarda invece le tariffe aeree, secondo un’analisi di Skift, queste erano del 17% più basse rispetto ad oggi. Tutto questo, però, avviene all’interno di un mercato che lotta ancora per la ripresa e che vede delle promozioni in atto per sensibilizzare la domanda.
Secondo alcuni analisti finanziari, però, gli hotel che mantengono un buon livello di tariffe pre-pandemiche senza fare ricorso al dumping potrebbero accelerare il recupero quando il tasso di occupazione alberghiera tornerà a correre, tanto più che è improbabile che gli sconti portino alla luce nuovi flussi di domanda quando la gente non è sicura di poter viaggiare. E infatti già dall’estate scorsa le aziende alberghiere che sono riuscite a mantenere prezzi più alti sul mercato stanno registrando buoni riscontri, “con un +16% di prezzo rispetto ai livelli del 2019 per gli hotel di lusso a fronte di tassi di occupazione inferiori del 14%”, secondo i dati Str.
La differenza per settori
Non tutti i settori del travel, però possono usare l’argomento inflazione a proprio vantaggio. Le compagnie aeree hanno infatti subito un forte colpo dalle restrizioni di viaggio, che le ha fatte allontanare dalle tradizionali e lucrative rotte governate dal bt. Così come gli hotel di città, che tipicamente rivolgevano i propri servizi ai viaggiatori d’affari. Il fatto che le compagnie aeree si siano riconvertite su rotte leisure si traduce in prezzi più bassi e i conti delle compagnie ne hanno risentito.
L’inflazione è comunque un’arma a doppio taglio. Se da un lato i dirigenti degli hotel negli ultimi trimestri hanno detto che possono usare l’inflazione dei tassi per compensare gli aumenti salariali necessari per attirare i lavoratori, dall’altro può incidere sugli spostamenti dei clienti allontanando il business.
Il commento di Assoviaggi
Secondo il presidente di Assoviaggi Confesercenti, Gianni Rebecchi, “è evidente che l’aumento dell’inflazione avrà ripercussioni anche sul mondo del turismo. Tuttavia ad oggi non è possibile stimare con certezza quanto l’inflazione inciderà realmente sul costo dei viaggi nel 2022”. Il decreto del Governo contro il caro bollette e il nuovo decreto che prevede sostegni al settore del turismo organizzato dovrebbero in parte mitigare l’impatto dell’inflazione sulle imprese. “La maggioranza delle attività che compongono la filiera del turismo organizzato – prosegue il presidente – lamentano un aumento dei costi generali di esercizio, per non parlare del sistema ricettivo, delle agenzie di viaggi e delle compagnie aeree, solo per fare un esempio, che stanno vivendo un periodo di enorme difficoltà. Tutto questo, con molta probabilità, andrà ad impattare negativamente sul turismo organizzato ma, alle condizioni attuali, non è possibile definire in quale misura ci saranno aumenti nel nostro settore”.
Laura Dominici