La capacità di resilienza e le prospettive di successo delle strutture luxury sono state dimostrate proprio in tempo di Covid. Come segnala un’analisi di Str, infatti, all’inizio del 2021 l’occupazione media degli hotel di lusso era attorno al 30%, ma dopo cinque mesi consecutivi di miglioramento dei mercati (con l’allentamento delle restrizioni e il piano vaccinale), secondo Robin Rossmann, managing director di Str, “il load factor ha superato il 53% a luglio 2021 e ancora più dell’occupazione, la forza di questa categoria di strutture è stata palesata dalla tariffa media giornaliera (Adr) che ha ripreso vigore, più che nelle altre fasce ricettive”. Un recupero certo ancora “lento e disomogeneo, con performance nelle destinazioni leisure che superano di gran lunga quelle delle città, in quanto queste ultime sono sostenute dai flussi internazionali”.
“Le avversità – ha spiegato Rossmann – sono sempre state un catalizzatore per la crescita, e c’è motivo per nutrire un concreto ottimismo per un futuro prossimo migliore”.
Il luxury in Italia
Il panorama dell’ospitalità di lusso in Italia è tutt’altro che semplice. Ci sono 605 hotel di lusso di cui circa 200 possono essere considerati “top luxury”, per un fatturato annuo superiore a €100mila/camera all’anno. “Negli ultimi sette anni – ha dichiarato una ricerca promossa da Thrends – il settore ha assistito ad una crescita del 4%, ma nel 2020 e 2021, a causa dell’emergenza sanitaria, si è verificato un calo, ma entro il 2024 sono attesi circa 60 nuovi hotel di lusso nel nostro Paese. La domanda di lusso per gli hotel in Italia è per il 74% di stampo internazionale – ha rilevato ancora l’analisi -. Un quarto di essa è stata generata dagli Stati Uniti (17%) e dalla Germania (9%, fonte 2019)”. Il marchio di lusso più sviluppato nel nostro Paese è The Luxury Collection by Marriott (940 keys), il secondo è Rocco Forte (668). Gli hotel che hanno riportato il livello più alto di ricavi nel 2019 sono Forte Village (€ 72,4 mln), Rome Cavalieri Waldorf Astoria (€ 58,2 mln), Borgo Egnazia (€ 47,0 mln).
La presenza geografica
Le catene concentrano il loro portafoglio soprattutto in Lazio, Veneto, Sardegna, Sicilia, Toscana e Lombardia, ma il tasso di penetrazione è molto più alto in altre regioni, a causa del limitato portafoglio di lusso che vi si trova. La penetrazione delle catene è ancora molto scarsa in Abruzzo, Trentino, Campania. Le catene alberghiere poi si affidano sempre più al leasing per sostenere la loro espansione, processo che ha portato i gruppi alberghieri ad allentare i requisiti strutturali e gli standard, al fine di non precludere le opportunità di espansione. Il franchising è raramente presente nel segmento del lusso, ma con i cosiddetti marchi “lifestyle” questo modello di business sta acquisendo lentamente una maggiore importanza. In termini di dimensioni, il contratto di gestione è il modello di business dei principali hotel, indipendentemente dal segmento di appartenenza. L.D.
credits: in foto, Bagni di Pisa – Italian Hospitality Collection