Tra i trend che stanno già segnando la post pandemia c’è sicuramente l’aspetto dell’incertezza che diventerà la nuova certezza. A questo assioma le aziende dovranno adattarsi e quelle che si mostreranno flessibili, con una maggiore diversità di linee di business, potranno raggiungere le migliori prestazioni contro le incognite. In generale, però, non si può trascurare il fatto che la fase pandemica ha impoverito le imprese turistiche, che hanno affrontato costi senza registrare ricavi adeguati e allo spettro dell’indebitamento finanziario, che si è fatto sentire in questi due anni, si aggiunge ora il rischio inflazione.
Lo scenario finanziario
Una lucida overview sulla situazione finanziaria delle aziende di settore è quello che Tommaso Stranieri, partner Deloitte esperto del settore turismo, ha tracciato in esclusiva per Guida Viaggi. La premessa è che nel corso degli ultimi due anni la pandemia ha determinato una rilevante contrazione dei flussi turistici, in tutte le aree geografiche, con particolare riguardo ai flussi di matrice internazionale.
“Tale stato di cose – riconosce Stranieri – ha determinato una riduzione del fatturato delle imprese del settore, con conseguente aumento di richieste di finanziamento, generando una maggiore esposizione nei confronti degli istituti finanziari”. La condizione di crisi, aggiunge l’esperto, è stata alleviata, in parte, dalle misure pubbliche a sostegno della liquidità delle imprese, quali la moratoria sui fallimenti, integrazioni salariali, agevolazioni fiscali e contributi a fondo perduto. Gli strumenti a sostegno degli operatori del settore hanno consentito di limitare la riduzione di imprese attive, “tuttavia le prospettive per il futuro sono incerte – dichiara – sia per il rischio che l’eccessivo indebitamento possa non consentire agli operatori di recuperare uno stato di equilibrio finanziario, sia per il perdurare dell’emergenza pandemica, che non consente anche di formulare prospettive certe per i prossimi anni”.
Il ciclo delle entrate e uscite
Nello specifico della dinamica finanziaria delle imprese del settore turistico, l’esperto di Deloitte considera che il ciclo delle entrate e delle uscite è legato sia alle stagionalità dei flussi turistici, sia alle tempistiche di prenotazione anticipata (early booking), che alle tempistiche ritardate di pagamento della fornitura. “I flussi finanziari positivi dei primi mesi dell’anno, derivanti dalle prenotazioni anticipate – commenta – servono a chiudere i saldi accumulati negli ultimi mesi dell’anno precedente, e le entrate estive servono a ristabilire la fisiologica liquidità necessaria anche per far fronte agli investimenti”. Tale meccanismo non si è “inceppato” per i circa. 30.000 operatori italiani del settore, perché nonostante la pandemia, le due principali stagioni estive ci sono state, quella del 2020 più ridotta, e quella del 2021 più estesa. “Non c’è stato tuttavia il flusso dell’early booking, per le incertezze connesse alla pandemia – sottolinea -. Da rilevare che le difficoltà finanziarie hanno impattato anche la catena della fornitura, sia per ridarti nei pagamenti, sia per stralci che gli operatori hanno richiesto”.
Effetti futuri
Nei prossimi anni pertanto, secondo l’analisi di Deloitte, gli operatori del turismo potranno ridurre l’attuale leva finanziaria attraverso la normalizzazione dei flussi nazionali prima (auspicabilmente entro il 2023), e di quelli internazionali poi (entro il 2024), potendo anche fare leva sugli incentivi e sui fondi messi a disposizione del Pnrr. Lo scenario più verosimile è che “ci vorranno almeno un paio di anni buoni per risanare la situazione”.
Il ruolo dell’intermediazione
In tutto questo l‘intermediazione turistica ha subito il contraccolpo delle vendite online in questo lockdown e ha assistito alla chiusura di tanti punti vendita. “Le agenzie di viaggio hanno sofferto molto nel periodo pandemico, le misure di ristoro pubbliche tuttavia hanno consentito gli operatori di questo settore la continuità di business – dichiara Stranieri -. E’ da rilevare infatti che il settore dei tour operator è caratterizzato da una bassa immobilizzazione del capitale e da una spesa prevalentemente legata ai costi del personale, spesa appunto coperta in parte dai ristori.
I vincoli e i rischi connessi alla situazione pandemica, d’altra parte, hanno esaltato il ruolo consulenziale delle agenzie, soprattutto per i viaggi di medio e lungo raggio.
Il plusvalore dell’agenzia
L’organizzazione di un viaggio all’estero in tempo di pandemia sta richiedendo una serie di accortezze, misure che solo un’agenzia può gestire. Basti pensare alla necessità di attivare delle polizze di copertura dei rischi o alle verifiche d tutti gli adempimenti necessari per poter viaggiare in sicurezza, tenendo conto dei requisiti sanitari locali applicabili.
“Nel futuro – spiega – il ruolo delle agenzie di viaggio sarà sempre importante, soprattutto per i viaggi di medio e lungo raggio, ma con una funzione sempre più consulenziale e meno di natura logistica. Le agenzie dovranno offrire degli add-on ai pacchetti di viaggio che devono fare la differenza per l’esperienza dei turisti, o l’esperienza dei professionisti in caso di viaggi ed eventi aziendali”.
Spettacolarizzare i viaggi
Secondo il manager sarà sempre più rilevante “spettacolizzare” i viaggi, gli eventi, con un livello sempre maggiore di coinvolgimento delle persone, anche su base digitale. Nel contesto aziendale saranno sempre più rilevanti le agenzie di incentive, capaci di garantire un’esperienza che si concentra sullo stare insieme, sul divertimento, sul condividere momenti conviviali attorno ad una tavola, mentre si fa un’attività aziendale a o si passeggia per una città turistica.
“In definitiva – conclude – il ruolo dell’intermediazione turistica rimarrà nel futuro post Covid, ma con una spinta consulenziale maggiore, più focalizzata sull’esperienza della persona che sull’organizzazione del viaggio”.
Laura Dominici