Un faro sul presente e sul futuro prossimo del lavoro stagionale, importantissimo segmento dell’occupazione del settore del travel, da sempre in altalena tra basse e alte stagioni. Lo ha acceso LavoroTurismo, società da anni attiva nel settore e che, anche con la collaborazione di Guida Viaggi, ha realizzato un approfondito sondaggio in grado di raccontare profili, modalità di accesso all’impiego e condizioni di lavoro dei “professionisti delle vacanze”.
Un’analisi importante, a maggior ragione se si pensa che – proprio in queste settimane – le imprese del turismo hanno riavviato i motori del recruiting in vista della summer 2022.
Lo scenario: un’estate sui generis
La premessa “di scenario” è necessaria: “Per le località stagionali – osserva Oscar Galeazzi, amministratore di LavoroTurismo – l’estate 2021 è stata una buona estate, per alcune ottima; le aziende hanno registrato elevati tassi di occupazione. Lo stesso non si può affermare per le grandi città, dove il turismo ha continuato a soffrire la mancanza di stranieri provenienti da altri continenti, condizionati dai viaggi aerei e dalle restrizioni anti-Covid. Come è successo per l’estate 2020, anche quella del 2021 è iniziata in ritardo, e con molte incertezze e dubbi da parte degli imprenditori. Incertezze che hanno determinato un basso numero di lavoratori assunti a inizio stagione”.
Un quadro positivo…
“In base alle risposte dei candidati, ne emerge in generale un quadro positivo – spiega Galeazzi nello studio -: i lavoratori hanno nel complesso promosso i loro datori di lavoro. È importante evidenziare che al sondaggio hanno partecipato solo lavoratori stagionali; molti di questi lavorano da anni nel settore. Questo determina in genere una bassa aspettativa del lavoratore su alcuni temi, come informazioni e formazione sul lavoro, argomenti non molto diffusi nelle aziende”.
…ma le aspettative crescono
Un parametro destinato però a cambiare, se è vero che “le aspettative personali determinano le risposte, e prima ancora i comportamenti. Nei prossimi anni le aspettative cresceranno velocemente. Questa è dunque una raccomandazione alle aziende, affinché perseguano con determinazione ma anche con rapidità il loro percorso di crescita e di miglioramento delle condizioni di lavoro, perché quello che oggi è considerato positivo, accettato, tollerato, non è garantito che lo sia domani. Un esempio di ciò che voglio dire è la mancanza del giorno libero: fino a pochi anni fa, nei lavori stagionali, era la regola; oggi, se non lo offri, oltre che essere fuori norma (questo anche prima!), hai seri problemi a trovare personale che venga a lavorare in azienda. Fra pochi anni, si porrà il problema di offrire a tutti, anche agli stagionali, due giorni liberi”.
L’offerta: chi (e dove) assume
Il primo aspetto del sondaggio – che ha coinvolto 1.650 persone – mette in luce molto bene i rapporti di forza tra le aree operative che richiedono lavoratori stagionali: al vertice si confermano il food and beverage e la ristorazione (30%), seguiti da front office & reservation (28,5%), dal settore cucina, pasticceria e panificazione (17,6%) e dall’housekeeping (7,1%).
Quanto alla tipologia di struttura-luogo di lavoro, è molto netta la predominanza degli hotel (65,3%), con ristoranti (14,2%) e villaggi turistici (11,6%) a completare il podio.
Molto polarizzata anche la macroarea “paesaggistica”, con il mare pigliatutto (67,7%), seguito da montagna al 13,2%, città al 7,3% e lago al 6,4%.
La domanda: chi è il lavoratore stagionale
E poi ci sono i lavoratori, in buona parte professionisti della stagionalità, se pensiamo che oltre il 50% del campione intervistato ha dichiarato di avere almeno 10 anni di esperienza nel settore. Quanto alla fascia di età, prevale quella 41-50 anni (27,4%), seguita da quella 31-40 (21,5%) e da quella 51-60 (19,1%). Le fasce 20-25 e 26-30 raccolgono complessivamente il 26,2%.
Il lavoratore stagionale è in prevalenza uomo (55,9%), del Nord Italia (40,6%) e, fino al giorno prima di iniziare, disoccupato senza sostegno al reddito (56,3%). Il parametro temporale di impiego ricalca bene quello dell’alta stagione: quasi metà delle persone (47%) ha lavorato 3-4 mesi; importante anche la quota dei 5-6 mesi (34%). Più di 6 mesi ha lavorato invece l’8% del campione.
Le condizioni di lavoro
Impegnativi gli orari di lavoro: il 32,3% ha lavorato – nel corso della summer 2021 – otto ore al giorno; il 24,8% si è spinto fino a 10 ore, il 17,2% a più di 12 ore al giorno. Il giorno libero è stato esperito dal 34,9% delle persone, mentre il 26,4% che “ne ha usufruito, tranne che nei periodi di lavoro più intenso”. Per il 14,6%, il day-off è stato occasionale. Il 18,9% non ha avuto giorni liberi.
Quanto alla retribuzione, il 58,5% dei partecipanti era pienamente consapevole dello stipendio percepito, il 16,5% in modo parziale ma ha percepito l’importo aspettato. Il 4% dei candidati ha percepito uno stipendio superiore alle aspettative. Circa il 40% delle persone aveva informazioni parziali (33,5) o assenti (8%) su questo tema.
In merito alle motivazioni che spingono ad accettare un lavoro stagionale, la maggioranza – oltre il 52% – lo ha fatto perché non ha trovato altro. Tirando le somme a fine stagione, il 19,1% dei lavoratori stagionali è già d’accordo con l’imprenditore per tornare l’estate prossima. Il 17,7% è disposto a tornare “se sarà possibile”, il 21,5% solo nel caso che non trovi nel frattempo alternative di lavoro stabile. Il 25,2% vorrebbe fare un’altra stagione, ma solo se non “trova di meglio”. Il 16,5% boccia l’esperienza, e non tornerebbe a fare lo stesso lavoro già fatto.
Questo il link per le opportunità di lavoro: https://www.lavoroturismo.it/candidati/ricerca/offerte-lavoro
La prossima settimana pubblicheremo la seconda parte dello speciale sul lavoro stagionale, con il punto di vista degli imprenditori