Si parla molto di ripartenza, ma cosa serve per avviare questo processo? Cosa si deve fare? Sembra che una delle parole chiave importanti in tal senso sia “innovazione”. Ad interpretare cosa stia facendo il settore sono tre attori diversi, Politecnico di Milano, Ibar, Allianz Partners, che offrono un’analisi del momento attuale, di ciò che è stato e di quello che sarà, tracciando alcuni pronostici e una possibile evoluzione del mercato.
Il quadro generale
A tracciare un quadro di ciò che accade a livello complessivo è Umberto Bertelé, chairman degli Osservatori Digital Innovation Politecnico di Milano. “Due anni fa a gennaio, dopo pochi giorni dalla dichiarazione del lockdown in Cina, non c’era ancora la sensazione di essere di fronte ad una pandemia, ad un fatto disastroso, da lì poi è partito il disastro con effetti su tutte le diverse componenti del turismo – osserva Bertelé -. Oggi abbiamo la variante Omicron, ma anche il Pnrr cioè un piano tramite il quale si cerca di rimettere in moto l’economia in generale e che ha toccato anche il turismo”. Una situazione complessiva dove “in Italia c’è stata una ripresa un po’ superiore a quanto atteso, ma seppur lontani al 2019. Una situazione in cui sono scattati vari meccanismi in parte legati ad alcune decisioni che riguardano il riscaldamento globale in parte legati alla ripresa, per cui abbiamo una situazione in cui l’inflazione tende ad essere forte, le supply chain sono rotte, Omicron ha bloccato diverse attività e le previsioni del Fondo monetario internazionale sono peggiorate”. I Paesi che dovrebbero risentirne di più rispetto alle previsioni “sono Sati Uniti e Cina, Germania, ma anche per l’Italia è prevista una riduzione rispetto alle aspettative, con le variabili economiche che sembrano impazzite e rallentano la naturale ripresa della economia”. In tutto ciò “il trasporto aereo è tra i punti di massima sofferenza, soprattutto a livello internazionale”.
Cosa vuole dire ripresa
A suo dire quando si hanno “fenomeni di questo tipo la vita dopo è molto diversa. Quando si parla di ripresa non è un ritorno alla situazione passata, ma vuol dire comprendere la situazione in cui muoversi”, afferma Bertelé e questo è molto importante perché vuol dire che ci si può trovare in una situazione ancora più complessa, dove “la competizione potrebbe essere anche molto più dura per l’entrata in campo di nuovi Paesi, aree, nuovi business model, startup innovative c’è la possibilità di un profondo ricambio”, afferma Bertelé.
Inoltre, in questi anni il turismo ha costituito “l’asset portante dell’economia di molti Paesi. La percentuale di Pil legata al turismo è cresciuta in modo forte, pertanto la perdita di attività nel turismo comporta un ribaltamento pesante per l’economia di molti Paesi del mondo che poi va a incidere sugli scambi”. Quindi c’è stata una crisi che ha “impattato sul turismo e sull’economia di molti Paesi ed ha sparso fenomeni di crisi a livello mondiale, si spera di poter riprendere, ma tenendo presente che la ripresa, è un’altra cosa, cioè bisogna capire come sta cambiando la situazione”, suggerisce il professore.
Smartworking, turismo sostenibile e metaverso
Una parola chiave su cui puntare è innovazione, perché se si vuole che ci sia un rilancio, questo può avvenire solo tramite l’innovazione. Però “per rilanciare occorrono risorse, il Pnrr ne mette un po’ a disposizione, è stato il tentativo di rimettere in moto il sistema, dando un po’ di soldi, ma si deve cercare di spenderli bene e in fretta, giocando più sul credito di imposta che sul fondo perduto”. Gli altri ingredienti sono “la fantasia imprenditoriale e la capacità di innovare da parte delle imprese”.
Cosa significa pensare cose nuove, si domanda Bertelé. Vuol dire sviluppare temi nuovi quali lo smartworking “se continuerà ad esserci si deve pensare ad avere dei periodi trascorsi nei luoghi di villeggiatura lavorando, il che può diventare una parte strutturale”. Un altro tema è il turismo sostenibile “può essere declinato in tanti modi e vede una parte della popolazione più sensibile e quindi ci possono essere varie formule con cui vendere un turismo con all’interno delle garanzie di sostenibilità”. La terza formula è il turismo del metaverso, che vorrà dire “presentare a chi fa i viaggi ciò che potrà succedere. Per esempio Seoul vuole essere la prima città presente nel metaverso del futuro”. Una parte della comunicazione “potrà passare attraverso questo canale, quindi – asserisce il professore – è importante comprendere che si sta ampliando e differenziando il modo di presentare le attività turistiche”. Il che dimostra che i temi digitali e ambientali possono impattare in modo forte.
Gli “spauracchi” del passato
Se si guarda ai numeri in particolare gli arrivi internazionali, negli anni ’80 sono stati 277 milioni e nel 2019 1,5 mld ora, invece, si è tornati indietro. Analizzando gli effetti delle due grande crisi del passato, Sars e crisi finanziaria, hanno avuto “effetti minimi” rispetto a quanto ha impattato il Covid in questi due anni. Bertelé si sposta poi sull’analisi dei temi trattati in passato, quando ciò di cui si dibatteva era il timore di Google “che sottraeva spazio ai protagonisti digitali, Airbnb e lo spauracchio per le imprese alberghiere e le tech company che dominavano il turismo italiano”.
I valori di Borsa
Il professore si sofferma anche su una graduatoria dei valori di Borsa delle società “per vedere se le imprese digitali guadagnavano più soldi (dal punto di vista borsistico) di quelle alberghiere e aree”. Oggi ci si accorge che, “dal punto di vista dei valori, chi è veramente caduto sono le compagnie aeree. Le altre società sono aumentate di valore (Google, Airbnb, Hilton, Expedia, Edreams, Odigeo), altre sono cresciute del 20%”. Sembrerebbe quindi che solo i vettori abbiano sofferto, ma Bertelé spiega che non è corretta come lettura perché se si guarda dentro i dati di alcune società cresciute in Borsa, quali utile netto, ricavi, numero di addetti, si ha che i valori di Borsa, presi come indicatore, hanno coperto un po’ “i fenomeni reali retrostanti”. Se si guardano i vettori in borsa gli andamenti mostrano che “le società con portata locale sono andate meglio di quelle con grandi spostamenti”. Cioè Ryanair, “pur perdendo dal punto di vista dell’economia, in Borsa è andata abbastanza bene, mentre Lufthansa e Iag hanno registrato una discesa notevole”.
Il messaggio
Il messaggio dato, è semplice: “Le grandi crisi sono sempre state occasioni di cambiamento strategico”, dice Bertelé. Inoltre, un altro fenomeno a cui si è assistito sono i ricambi nelle posizioni ai vertici, c’è stato un abbandono di molti ceo, “da indagini a livello internazionale sono stati di più quelli volontari che quelli spinti”. Tra le cause, stress, situazioni pregresse, o per effetto di operazioni di fusione e di compattamento tra le società.
La visione di Ibar
A dare un’ulteriore conferma della crisi vissuta dal trasporto aereo è Flavio Ghiringhelli, presidente Ibar che parla di “tracollo incredibile”. Ad attestarlo i numeri. Il calo del traffico è stato di circa il 65% a livello globale. Pre-Covid i collegamenti giornalieri erano oltre 19mila ad aprile 2019, durante il Covid, ad aprile 2020, erano meno di 7mila, -65%. “I mercati che hanno tenuto maggiormente sono quello americano e cinese, avendo un mercato interno. Delta in Borsa è calata, ma è rimontata più veloce di altri grazie al mercato interno”, in linea con quanto asserito e dimostrato dal professor Bertelé. Così come il Covid è stato lo “shock più importante per tutto il trasporto aereo, seppur abituato ad avere altre problematiche – dice Ghiringhelli -, come la recessione del ’91, l’11 settembre, la Sars, la recessione economica del 2009, ma l’impatto nel tempo è stato più ridotto e con un impatto economico del -20%, il Covid ha avuto un impatto del -90% in un arco di tempo di due anni e non è ancora finita”. Nel 2020 c’è stato “un disastro assoluto, nel 2021 una ripresa, ma pur con un impatto economico, lo stesso per il 2022, per il 2023 si immagina il recupero, ma – non nasconde il manager – le forti perdite del 2020 e del 2021 ce le porteremo avanti per diverso tempo”.
Innovazione: cosa hanno fatto i vettori?
A marzo-aprile 2020 c’è stato il blocco di tutte le attività e i vettori si sono chiesti “cosa facciamo in termini di innovazione per i prossimi anni? I Paesi Scandinavi hanno iniziato anni fa un discorso delle scie dell’inquinamento e il trasporto aereo sembrava essere una delle industrie più impattanti a livello ecologico, ma sono state fatte delle valutazioni con Iata” ed è emerso che “un volo odierno produce il 55% di CO2 in meno rispetto agli anni ‘90, grazie all’innovazione tecnologica, che ha dato i suoi risultati”. L’impatto ecologico dell’aviazione nel mondo è inferiore del 2% delle totali emissioni globali di gas serra immessi nell’aria. Il che sfata “un messaggio molto negativo della logica aeroportuale”, sottolinea Ghiringhelli.
Vettori e sostenibilità
Cosa fanno i vettori per andare verso la sostenibilità? “Il 4 ottobre del 2021 a Boston durante il convegno Iata i vettori si sono impegnati per il 2050 ad arrivare alle zero emissioni di CO2. Cioè non ci saranno più effetti inquinanti sul trasporto aereo”. Ovviamente è un impegno molto importante che i vettori si sono presi, in quanto l’aeromobile è “un mezzo che produce inquinamento, pertanto dovranno lavorare assieme ai produttori di aeromobili e dei motori”. Ora si sta lavorando sul Saf, un insieme di carburanti creati artificialmente con cherosene abbinato ad olii di cucina, rifiuti urbani, gas serra, gas di scarico riutilizzabili, in modo che tale carburante inquini meno. Sono stati fatti “oltre 300mila voli per il mondo con questo carburante e lo si può usare fino al 2050”. Ora ha costi elevati, ma “molte compagnie petrolifere stanno aiutando a svilupparlo. Eni, Adr e Sea stanno facendo delle operazioni in modo che il Saf sia disponibile nei maggiori aeroporti italiani”, dice il presidente di Ibar. Tra le altre valutazioni che si stanno facendo quella di poter usare i motori elettrici o a idrogeno. Il che comporterà una revisione dell’aeromobile, in quanto i motori saranno diversi. Un esempio, quello dato dal trasporto aereo, di come una grave crisi possa dare in un certo qual modo una spinta al cambiamento.
Allianz e il fronte assicurativo
Tra i temi chiave c’è il concetto della sicurezza che diventerà sempre più fondamentale. “Il 2020 è stato l’anno della grande reazione emotiva, dello spirito comune, il 2021 della speranza, con i vaccini, ma con diversi stop and go sulla ripartenza e diversi blocchi causa dalle variazioni della pandemia. Nel 2022 – fa presente Renato Avagliano, chief sales officer di Allianz Partners – abbiamo iniziato con la stanchezza, speriamo in una ripartenza a Pasqua, ma si è scaramantici sui pronostici. E’ un momento su cui lavorare. Per gli operatori del settore sono stati anni di enormi perdite e grandi investimenti fatti per mantenere viva la presenza sul mercato”. Quello che manca però è “un orizzonte temporale chiaro e definito”, il che rappresenta una grande difficoltà che va sommata “ad una endemica frammentazione dell’offerta turistica e ad una sottocapitalizzazione del comparto”.
Il passaggio epocale
Entrando nel merito del fronte delle assicurazioni di viaggio, Avagliano evidenzia che “sono stati due anni di grande complessità tra annullamenti polizza e grandi difficoltà a trovare dei prodotti in grado di rispondere alle esigenze (le pandemie non sono previste nei contratti assicurativi)”. A detta del manager stiamo assistendo “ad un passaggio epocale in cui i servizi di assistenza e di spese mediche non sono più elementi da aggiungere come integrazione dell’offerta o come aumento di redditività, ma elementi indispensabili nella progettazione dei viaggi”. Lo dimostra il numero di polizze vendute in relazione ai viaggi, ma anche il maggiore utilizzo dei servizi in questi anni. “Quello di consulenza e assistenza medica è stato utilizzato in modo importante da tutti”, non solo in relazione al Covid, ma in termini di consapevolezza.
Gli elementi positivi
Ci sono però anche “degli elementi positivi, il primo è che le persone hanno voglia di viaggiare, quando sono stati aperti i corridoi la risposta è arrivata immediata”. Il secondo è che “il consumatore è sempre più ibrido, pertanto è importante l’online per incuriosire il consumatore, ma sempre più importante è la consulenza da parte della distribuzione”. Il terzo è la “consapevolezza ambientale del viaggiatore”.
Come evolverà il mercato
Detto ciò come dovrà essere l’evoluzione del mercato? A detta del manager dovrà essere con una “offerta sempre più di qualità, che sappia unire svago ed experience, una distribuzione che resti vicina al consumatore, usando nuove tecnologie e nuove modalità distributive, ottimizzando investimenti e collaborazioni verticali e orizzontali, con una offerta green. Non è facile, ma il mercato riparte e ripartirà con forza”, dice il manager, dando un messaggio di fiducia.
Stefania Vicini