Il fermo dei viaggi scolastici si pensava che non sarebbe durato per due anni; parlando con il fronte agenziale ci si attendeva che lo scorso settembre ci sarebbe stato un inizio normale delle lezioni. Invece, sappiamo che non è stato così. Con il proseguire della pandemia le scuole si sono trovate in grande difficoltà, tra malattia per Covid, mancate sostituzioni di professori, alternanza tra Dad e ritorni in presenza e quindi non è stato possibile pensare di programmare le gite scolastiche. Il mercato fino a qualche giorno fa era fermo, ma ora con la notizia della fine dello stato di emergenza il 31 marzo, si sta risvegliando la domanda. Almeno così pare.
L’adv No Stop Viaggi e i programmi alternativi
Ci sono adv come la No Stop Viaggi, che ha lavorato tutta l’estate “per preparare programmi alternativi e per ogni tipo di istituto, trattando diverse tematiche, ad esempio la green economy, per gite di 2, 3, 4 giorni, senza prevedere l’estero – racconta, Donata Cataldo, dell’ufficio gruppi della adv di Monfalcone -, ma sul territorio italiano ed escludendo, per ora, le grosse città d’arte per evitare situazioni di affollamento. Le uscite prevedevano molte attività all’aperto, itinerari naturalistici, visite nelle aziende, ma i dirigenti scolastici non hanno inserito nella programmazione attuale alcun viaggio, per il perdurare dello stato di emergenza. Per esempio ci sono stati casi in cui erano autorizzate solo uscite nel territorio circostante”.
I requisiti che l’adv deve avere
Tutto ciò facendo i conti con le diverse difficoltà causate dalla pandemia. Le scuole hanno poi i loro problemi, in quanto hanno dovuto affrontare un continuo cambiamento delle regole, tra elementari, medie e superiori il che non ha agevolato la programmazione delle gite. Così il settore si è fermato, causando grosse difficoltà alle adv che se ne occupano. Stiamo parlando di punti vendita molto specializzati, altamente professionali. Infatti, per potersi occupare di questo prodotto devono essere realtà solide, avere un certo fatturato: si parla di almeno “500mila euro di fatturato nei tre anni precedenti per poter essere iscritti nel Mepa, cioè il mercato digitale dove le amministrazioni pubbliche indicono le gare di appalto” e una serie di requisiti ben precisi per potervi partecipare. Inoltre, la gestione di questo tipo di prodotto richiede competenza nell’affrontare la burocrazia e i vari step per la formulazione e presentazione delle proposte.
Forse non tutto è perduto
Quanto all’anno scolastico 2021/2022 si pensava che fosse compromesso; “a settembre ed ottobre sono state effettuate quasi esclusivamente gite di un giorno, senza il pernottamento, come visite a musei, mostre, etc. e in nessuna scuola si programmavano viaggi; rare eccezioni riguardavano i progetti Erasmus. Adesso si nota un certo risveglio”, conferma Cataldo. Il decreto Milleproroghe, che ha esteso la validità dei voucher da 24 a 30 mesi dalla data di emissione, ha dato ossigeno alle adv, infatti, “si sta risvegliando la richiesta da parte delle scuole titolari di voucher che chiedono di poter utilizzare il credito per viaggi in Italia, dopo la fine dello stato di emergenza e quindi per aprile 2022”, dice Cataldo. Le richieste sono per destinazioni italiane, come la Sicilia e la Campania, per esempio. Cataldo precisa inoltre che “il credito si può utilizzare anche per l’emissione di biglietti aerei”, in questo modo l’importo è scalabile dal voucher e le aperture dovute all’ordinanza firmata lo scorso 22 febbraio, dal ministero della Salute, aprono ora nuove possibilità all’estero.
Bisogna muoversi in fretta
Fto rileva che “alcune scuole si stanno muovendo. Non si riesce però ad immaginare una ripresa complessiva per questo anno scolastico, considerando i limiti legati ai colori delle regioni. La fine dello stato di emergenza, quindi il 31 marzo, potrebbe essere troppo tardi per consentire alle scuole di organizzarsi. Speriamo anche che la guerra in Ucraina non condizioni troppo l’organizzazione di viaggi in Europa. E’ fondamentale muoversi in fretta sia per non penalizzare anche il prossimo anno, ma soprattutto per affrontare tutte le conseguenze negative di questi tre anni di stop, sia per le imprese sia per le relazioni con istituti scolastici e famiglie coinvolte”.
“Dal 1° febbraio e dalla comunicazione dello stato di emergenza in scadenza il prossimo 31 marzo – afferma Paolo Radici, presidente di Aiats, Associazione Italiana Agenzie Turismo Scolastico – sono prevenute alcune sporadiche richieste, ma per ora siamo ancora a livello di preventivi e siamo a circa il 2% delle richieste che in un anno pre-Covid arrivavano in questo periodo”. L’unica meta che viene “timidamente richiesta è ancora l’Italia nonostante tecnicamente si possa viaggiare in tutta Europa (alla data in cui si scrive la crisi Ucraina non era ancora scoppiata, ndr) ed è questo uno dei segnali più forti dell’incertezza che le scelte governative hanno ingenerato nelle persone e quindi anche nel personale scolastico”.
Assoviaggi rileva “un timido risveglio di informazioni, ma siamo ben lontani dal vedere la luce in fondo al tunnel. Una recente faq sul sito del ministero dell’Istruzione – fa presente Dino De Santo, referente Assoviaggi Confesercenti per il turismo scolastico – indica come possibili i viaggi didattici all’interno e tra le regioni di colore bianco. A parte il continuo cambiamento dei colori delle regioni (che poi terminerà il 31 marzo, ndr) e la conseguente impossibilità di organizzare in tempo l’offerta da proporre alle scuole, restano vigenti tutte le altre norme su green pass base o rafforzato per strutture ricettive, ristoranti, trasporti o musei che di certo non rendono agevole la realizzazione e la fruizione dell’esperienza del viaggio nel suo insieme”.
Il problema voucher
Il tema voucher costituisce un grosso problema per le adv e per le scuole ancora di più, in quanto se non vengono programmati i viaggi, non si utilizzano i crediti che, pertanto, dovranno essere rimborsati. A questo punto bisogna considerare che anche i diretti fornitori dei servizi (vettori, alberghi) hanno emesso i voucher alle adv, che si sono così trovate senza liquidità e con i crediti da rimborsare alle scuole. Il tutto è stato poi complicato dal fatto che gli istituti, pur potendolo fare, non hanno ceduto i crediti ai singoli soggetti (le famiglie dei ragazzi), che avrebbero potuto viaggiare individualmente e scalare così una parte del credito.
Oltre 9 miliardi di fatturato persi
Parliamo di cifre perse. Il settore intero dei viaggi d’istruzione ed education in generale (corsi di lingua, stage linguistici, etc.) risulta abbia prodotto nel 2019 “circa 3 miliardi di fatturato, corrispondente a circa il 5% del fatturato del turismo in generale ed era in continua crescita – fa presente Fabio Benedetti, coordinatore Turismo Scolastico Fiavet Nazionale -. Se si moltiplica per 3 stagioni arriviamo a oltre 9 miliardi di fatturato persi”.
Parlando di percentuali, Aiats mette in luce che si parla di aziende “che hanno perso dal 90 al 95% del fatturato per due anni consecutivi”. Con queste premesse e “senza aver potuto creare reddito per divieto governativo”, Aiats sostiene che “debba essere concesso di poter lavorare per rimborsare oppure che il governo conceda un credito di imposta sulle aggiudicazioni cancellate al 23 febbraio 2020 che non si sono potute mantenere valide, che ci permetta di rimborsare le scuole e di conseguenza le famiglie”. In linea le stime di Adv Unite, visto che “si teme una perdita di fatturato vicino all’80/85% e un numero di licenziamenti numeroso”. Assoviaggi calcola che, da alcune stime, il settore ha un fatturato “di circa 3 miliardi all’anno. Considerando che dal mese di marzo 2020 il crollo è stato di oltre il 95%, praticamente si sono persi 5,5 miliardi: un settore spazzato via”, dice Dino De Santo, il referente per il turismo scolastico.
I numeri rilasciati da Fto parlano di un fatturato annuale del turismo scolastico che si aggira “intorno a un miliardo di euro annui. Questo è il terzo anno scolastico consecutivo che risente di una perdita vicina al 100% del fatturato per quanto riguarda i viaggi di istruzione”. Fto fa osservare che “la situazione cambia per i viaggi studio in Italia e all’estero, ma dipende dalle destinazioni”.
Quante sono a livello nazionale le adv?
Parliamo ancora di numeri, abbiamo chiesto quante siano a livello nazionale le adv che fanno viaggi scolastici. Secondo Fiavet sono circa un migliaio, “di cui circa 250 operano esclusivamente in questo settore. In Fiavet sono circa 200 le adv che si occupano di turismo scolastico e la maggioranza di esse opera a livello nazionale con fatturati di assoluto riguardo”, commenta Benedetti.
A detta di Adv Unite “le più grandi agenzie specialiste sono circa 300”, afferma il presidente Cesare Foà.
Assoviaggi parla di una stima di “circa un migliaio di agenzie e t.o. che hanno nella loro offerta commerciale viaggi di istruzione intesi come gite scolastiche, viaggi-studio, corsi di lingue, stage e simili”. Più difficile, invece, fare una stima di quanti si occupino di viaggi scolastici tra gli aderenti alla associazione, “perché, tranne chi si occupa di incoming, sono molti i colleghi che lavorano con le istituzioni scolastiche. Pochi invece, intorno al 10% del totale, i colleghi che fanno dei viaggi d’istruzione il loro core business”.
Fto asserisce che almeno il 10% dei suoi associati “si occupa di viaggi scolastici e ci sono operatori di rilievo nel contesto locale e nazionale”.
Emessi 500 milioni di voucher
Parlando di voucher esiste una stima di quanti ne sono stati emessi e devono essere rimborsati dalle adv? Benedetti dice “circa 500 milioni di voucher per il settore turismo scolastico”. La stima comunicata da Adv Unite “è superiore ai 50 milioni di euro, quanti sono delle scuole… sicuramente sopra il 20%”, dice Foà.
Ad oggi, da una stima prudenziale relativa solo agli aderenti ad Aiats, sono stati “emessi circa 90 milioni di euro in voucher che sono in scadenza nei prossimi 90 giorni, ma che non sarà possibile rimborsare in quanto la situazione per il comparto è solo peggiorata rispetto a due anni fa e non ci è stata data la possibilità di poterci riprendere in quanto il settore è fermo per decreto ministeriale da 2 anni. Se non ci sarà un intervento governativo forte e deciso questa situazione provocherà un dissesto irrimediabile per il settore”, ammonisce Radici.
Assoviaggi Confesercenti stima centinaia di migliaia di euro. “Molti voucher sono stati rimborsati, ad esempio quelli delle classi terminali”, osserva De Santo. Però c’è da considerare che, “poiché la maggior parte dei fornitori stranieri non ha e non rimborserà i voucher, diventa problematico per mancanza di liquidità rimborsare a loro volta. Si dovrebbe istituire un fondo per chi non è in grado di rimborsare i voucher o quanto meno un finanziamento a tasso zero con ammortamento a lungo termine garantito dallo Stato”.
La proroga a 30 mesi serve poco
Fto ha una sua stima relativa ai voucher emessi, “il numero è molto molto significativo“, viene detto. C’è un però su cui Fto pone l’attenzione, diversamente da quanto si può immaginare, la “proroga dei voucher a 30 mesi serve a poco per il turismo scolastico sia per un tema di classi terminali escluse, sia perché fra 6 mesi le attività non saranno ancora a pieno regime. Quindi si deve pensare a soluzioni diverse che tutelino sia le famiglie, ma anche le imprese fortemente penalizzate da questa situazione, che hanno anticipato soldi ai fornitori difficili da recuperare e quindi impossibilitate a rimborsare”.
Un prodotto con le sue regole
Si tenga presente, poi, che le gite scolastiche sono un prodotto particolare in termini di periodo di fruizione e di mete scelte e l’istituzione dei corridoi turistici, al tempo, non ha aiutato, in quanto gli studenti vanno in Europa e fino adesso le mete estere sono state evitate. Insomma, stiamo parlando di un comparto della filiera con regole, caratteristiche e problematiche ben precise.
Stefania Vicini