Trasporto aereo: patto più stretto con il turismo

Oggi è il primo marzo, il giorno in cui le nuove regole entrano in vigore, quelle che pongono fine alla quarantena per l’ingresso in Italia dai Paesi extra-Ue. Le nuove norme da oggi prevedono le stesse condizioni del Green pass base, cioè certificato di vaccinazione, di guarigione, o test negativo. Non solo, da oggi si dice addio a elenchi e corridoi turistici a seguito della nuova ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, in base alla quale oggi cessano le ordinanze sui corridoi turistici e quelle relative alle liste dei Paesi. Un momento atteso dal comparto del turismo, quando è arrivata la notizia, lo scorso 22 febbraio il settore ha tirato un sospiro di sollievo. Il giorno dopo c’è stato l’attacco della Russia all’Ucraina e il comparto si è dovuto riconfrontare con uno stato di incertezza e di preoccupazione. Si è buttato a capofitto in nuovi ragionamenti e analisi. C’è chi ha fatto i primi bilanci sul peso che il turismo russo ha in Italia, sui possibili impatti sulla nostra economia e sul comparto del turismo e chi sta riflettendo su quello che accadrà e come cambierà la situazione, con la consapevolezza che le dinamiche geopolitiche andranno a ridisegnare anche il fronte dei trasporti.

Il messaggio di Garavaglia

A fare il punto, a caldo, sulla situazione attuale, tenendo conto di quanto successo in questi ultimi giorni il convegno online dal titoloGli aeroporti oltre la pandemia: come ripartire?”, organizzato da Aeroporti 2030, associazione che riunisce gli scali di Roma, Venezia, Treviso, Verona e Brescia, nata per promuovere una visione innovativa e sostenibile del comparto aereo, in collaborazione con Inrete, società specializzata in lobbying e advocacy. A moderare Alfonso Celotto, presidente di Aeroporti 2030. A dare la portata di una situazione in continuo cambiamento, l’assenza del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, impossibilitato ad intervenire per ragioni di urgenza dettate dalla contingenza legata al conflitto in Ucraina. Il ministro, dovendo partecipare al Consiglio dei ministri indetto ieri, ha mandato un messaggio in cui, in sintesi, ha accennato al fatto che il conflitto potrà avere ripercussioni sul turismo, ha ribadito l’impegno del governo a sostenere il comparto, con l’auspicio che “l’iter verso la totale riapertura possa procedere secondo le tappe programmate e che entro la prossima estate possano nuovamente registrarsi volumi pari a quelli pre-pandemici, lasciandoci alle spalle l’emergenza sanitaria e la crisi bellica”.

Certezza e regole

Di cosa ha bisogno il settore? “Certezza e regole prevedibili ed uguali – asserisce Celotto -. Uno su tutti il problema del riconoscimento delle tipologie di vaccini appartenenti ai vari Paesi”. La ripresa tocca anche il tema dei ristori che accompagna il settore. “La prima parte dell’iter normativo è stata completata, siamo all’ultima curva – dice – ed è un punto importante per gli aeroporti”. Tra le mosse legate alla stretta attualità, Aeroporti 2030 si sta attrezzando per i voli umanitari, come già fatto lo scorso agosto per l’Afghanistan.

Serve sistema

“Questi ultimi giorni hanno cambiato la prospettiva, non cambia però la sostanza dopo due anni difficili che credevamo fossero prossimi a terminare, una ripresa del traffico ci sarà – dice Monica Scarpa, a.d. Gruppo Save -, ma la guerra porta ulteriori difficoltà. In questo periodo si è lavorato pensando alla resilienza, al modo su come andare avanti, adesso che stavamo guardando al futuro, la parola importante è sistema, per una ripresa complessiva bisogna lavorare assieme per superare tutta una serie di barriere”. Il modus operandi indicato è quello di “porsi tutti assieme in un nuovo mondo, fatto di imprevisti e problemi da superare. Gli aeroporti devono confrontarsi con le compagnie aeree, non si parla di turismo senza parlare di flussi, di persone, di tour operator, intermodalità, una catena di valore che è trasversale e non più verticale”.

Il turismo frazionato

Scarpa si sofferma poi su un tema noto, un problema tutto italiano, quello del turismo frazionato, “con numerosi piccoli operatori, un’offerta complessiva ampia e ricca che ha portato a lavorare in modo frammentato, oggi bisogna provare ad agire in modo diverso – suggerisce -. Noi gestiamo un sistema aeroportuale che chiamiamo Polo aeroportuale del Nord Est, comprensivo degli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona e Brescia. Cerchiamo di fare sistema nonostante le difficoltà, di lavorare tutti assieme, a maggior ragione in vista della sfida delle Olimpiadi del 2026, che sono una opportunità da non perdere”. Da qui il fatto di portare avanti “con Rfi il progetto di collegamento dell’aeroporto di Venezia con la rete ferroviaria, che sarà pronto proprio per le Olimpiadi 2026. Si lavora alla intermodalità, all’integrazione complessiva della mobilità e dobbiamo lavorare con i t.o. per lo sviluppo delle rotte e del traffico passeggeri, affinché sia sinergico. L’auspicio è che le difficoltà quotidiane portino a riflettere sulla necessità di fare sistema e lavorare su obiettivi di lungo periodo”, dice Scarpa.
Il concetto è chiaro, si tratta di “superare il frazionamento interno“. Questo il messaggio lanciato. A detta di Celotto per superare la crisi serve quello “spirito che ha animato gli anni ’50, quando c’è stato il boom della ripresa” e l’obiettivo del webinar è stato proprio quello di dare “una visione di insieme tra sistema aeroportuale, compagnia aerea, autorità di regolazione, ospitalità”.
Fabio Lazzerini, a.d. e dg di Ita Airways, si aggancia al concetto di frammentarietà del turismo italiano, alla ricchezza dell’offerta del nostro Paese e poi avverte di non incorrere nel rischio di ciò che si diceva una volta a scuola: “Il ragazzo è intelligente, ma non si applica”, ossia l’Italia ha tante eccellenze, ma ha anche vissuto di rendita, tanto da dimenticarsi che anche “il turismo è un mercato, un prodotto, un servizio che va curato per poter vincere la concorrenza. Anche per far rendere il petrolio qualche buco lo si deve fare”, dice Lazzerini, lanciando la sua esortazione all’agire.

Le mosse di Ita

Poi il discoro passa ad Ita Airways, presentata come nuova compagnia di bandiera. Lazzerini lo dice subito “vogliamo meritarci di essere la compagnia di bandiera, siamo una startup a tutti gli effetti, operativa dal 15 ottobre, che nasce flessibile, snella”. E pur essendo giovane ha già “delle performance interessanti, nei suoi primi 4 mesi di operatività sono state positive e sono culminate con il risultato di prima compagnia in Europa per puntualità (96,1% di voli atterrati in orario) e prima al mondo per regolarità (99,6% di voli operati) a gennaio 2022”. Risultati che il manager menziona perché dimostrano che si tratta “di una azienda che funziona”, partita con 52 aerei che diventeranno 78 quest’anno, un A350 in arrivo, “importante per seguire la ripresa del mercato”. Tra le azioni da affrontare, Lazzerini dice che si deve “colmare il gap storico dei collegamenti diretti intercontinentali, per ogni 100 passeggeri soddisfatti da viaggi diretti, 62 devono passare da un hub europeo”. Colmare il gap “aiuta lo sviluppo a breve e medio raggio ed è importante per la filiera, in quanto ogni passeggero che arriva è più difficile che lasci il nostro Paese”. Il manager accenna ai nuovi voli diretti da Fiumicino per Miami e Boston, da aprile il Malpensa-Ny, da giugno i voli da Roma per Los Angeles, Buenos Aires, S. Paolo e Tokyo Haneda. L’idea è di fare tutto in modo “economicamente sostenibile – afferma Lazzerini -, vogliamo creare una azienda profittevole, sostenibile a livello ambientale”. Rientra in questa ottica anche l’accordo strategico con Airbus. Quasi l’80% della flotta nel 2025 sarà di nuova generazione, con una riduzione del consumo di carburante del 28%, riducendo l’emissione di Co2 di circa 750 mln di tonnellate. Il tutto in risposta al fatto che “la sostenibilità per i passeggeri, italiani e stranieri, è sempre più importante, 2 su 3 sceglieranno il vettore anche considerando l’impatto ambientale che ha”.
Tra i progetti annunciati dal manager “la piattaforma di contenuti veicolati tramite adv, non solo voli, ma anche ospitalità e esperienze in tutto il mondo. Ita è un player con una presenza all’estero che è massiccia – spiega Lazzerini -, avendo stretto 13mila contratti con adv e t.o. nel mondo che permettono di avere accesso a 60mila punti vendita nel mondo”.
Un altro tema che sta a cuore è l’intermodalità, che prevede due fasi. Una con tempi più brevi per l’integrazione della biglietteria con i treni, l’altra a medio e lungo termine prevede di portare “l’Alta velocità negli aeroporti principali e in connessione con le ondate di voli intercontinentali” in un’ottica di sostenibilità dei collegamenti di feederaggio.

I nomadi digitali i nuovi target

Da Airbnb arrivano dati positivi sul fronte della ripresa, come attesta Giacomo Trovato, country manager Italy and South-East Europe Airbnb, “a fine gennaio 2022 abbiamo in pancia un +25% di notti prenotate per l’estate rispetto allo stesso periodo del 2019”. Segnali positivi anche per le città d’arte, negli ultimi giorni sono ai livelli del 4° trimestre 2019, il che, a detta di Trovato, “completa il fenomeno della crescita del turismo rurale avvenuta nel 2020-21″.
Airbnb mette in evidenza, tra i nuovi trend, la crescita dei soggiorni più lunghi, “circa il 50% delle notti prenotate sono per soggiorni di almeno una settimana, erano il 44% nel 2019. E questo perché sempre più persone scelgono di vivere e lavorare in una casa che non è la loro in un luogo di vacanza. E’ un trend interessante”. Perché succede? La risposta sta nella popolazione attuale di nomadi digitali, asserisce il manager, “possono lavorare in qualunque luogo nel mondo, il che va a creare una competizione tra Paesi per attrarre questi viaggiatori che diventano residenti temporanei. Ci sono 35 Paesi che riconoscono i visti per i lavoratori digitali”. In Italia, invece, ed è questo il punto su cui si deve lavorare, c’è il “visto turistico fino a 3 mesi (90 giorni, ndr), in altri Paesi, invece, si arriva fino ad un anno, sono rinnovabili e con incentivi fiscali”. L’input che il manager vuole dare è di poter rendere il nostro Paese “più attrattivo per questi viaggiatori”, con l’appoggio del ministro Garavaglia intenzionato “ad estendere i visti da tre mesi a un anno per intercettare questi viaggiatori, ma serve una semplificazione della burocrazia”. Per esempio viene fatto presente che, “per concludere un contratto, serve il codice fiscale”, da qui si possono intuire le difficoltà in cui incorre uno straniero, inoltre i contratti sono 4+4 o pluriennali e invece in questo caso le permanenze dei nomadi digitali sono di mesi. E’ facile comprendere che, per non perdere, in competitività bisogna tenere conto di questi aspetti. In pratica, come osserva Celotto, “i nomadi digitali ci fanno capire come fare sistema, il limite dei 90 giorni sul visto turistico è importante per trovare nuovi temi su cui lavorare”.

La nuova visione

“Ognuno fa i compiti a casa”. Pierluigi Di Palma, presidente Enac, lo constata con soddisfazione, prendendo atto di come i diversi comparti della filiera stiano agendo. “Abbiamo fatto delle riflessioni che danno l’idea che il traffico aereo sarà diverso da quello che avevamo due anni fa – afferma -. Si trovano ipotesi alternative, c’è lo smart working che apre nuove frontiere, c’è l’integrazione tra turismo e volo aereo. Non si parlerà più solo di volo, ma nel prossimo futuro di qualcosa di diverso, valorizzando una mobilità aerea vicina ai droni, valorizzando i piccoli aeroporti con una visione diversa raccolta nel Piano nazionale degli aeroporti”.

Di Palma si sofferma su più aspetti, dalla burocrazia alla preoccupazione per la partecipazione del ministro Garavaglia ad un Cdm convocato in un giorno inusuale, di lunedì, “il che vuol dire che c’è qualcosa che non va. Le prime pagine dei giornali sono piene di notizie sui nuovi venti di guerra che potrebbero riposizionare le lancette indietro di molto”, dice. Adesso il problema della pandemia “lo abbiamo superato e siamo pronti a conviverci. All’interno del trasporto aereo abbiamo inserito una nuova S, dopo quella di security c’è anche quella di safety, sanità. Il mondo del trasporto aereo ha saputo reagire bene, il freno è stato messo. Sono stati creati i voli Covid-free con la messa in atto di un sistema e sono stati fatti passi avanti per i presidi pandemici”.

Le nuove ipotesi geopolitiche

L’invito di Di Palma, oltre ad auspicare una soluzione pacifica e diplomatica alla crisi Ucraina, è di fare attenzione “alle nuove ipotesi geopolitiche di alleanze o meno, dove i prodotti italiani non saranno più disponibili per la Russia lo saranno quelli cinesi, definendo anche nuovi collegamenti aerei”. Il suggerimento? “Dobbiamo continuare a fare il nostro, abbiamo messo in piedi una serie di tasselli per la ripresa del trasporto aereo, confidenti che ci sia una ripresa dei numeri precedenti, ritornando presto al trend del 2019. Come ente regolatore continueremo il nostro percorso per facilitare questa visione fatta anche di integrazione con il turismo. La policy aziendale non sarà solo vendere il biglietto aereo, ma l’esigenza di integrarsi con l’ospitalità e i servizi alternativi”. Il prossimo Piano nazionale degli aeroporti dovrà declinare al meglio “la visione di sviluppo con le sollecitazioni che vengono dal trasporto aereo”.

Stefania Vicini

 

Tags: , , , , , , , , , , ,

Potrebbe interessarti