Direttiva Pacchetti tutta nuova? Ecco come e perché

Mai più casi Thomas Cook, mai più impreparazione di fronte a eventi globali come il Covid. Sono queste, secondo diversi analisti internazionali, alcune delle premesse che hanno fatto decidere alla Commissione Europea, nel febbraio appena trascorso, di avviare una consultazione pubblica sulla eventuale revisione della Direttiva sui Pacchetti turistici.

Un’operazione tutt’altro che di facciata: “Le implicazioni della consultazione sono potenzialmente molto significative – racconta Rhys Griffiths, partner della società di consulenza legale Fox Williams – dal momento che nessun punto sembra essere escluso dall’esser messo in discussione”.

Ridefinire il pacchetto (e capire chi paga)

Uno dei primi focus è sulla definizione stessa di pacchetto, nell’ipotesi che possa essere ristretta per escludere alcuni modelli di vendita, come quelli delle agenzie di viaggio online. C’è poi l’annosa questione del “chi paga in caso di annullamento?”, che ha agitato a lungo anche le acque dell’intermediazione tramite adv. Ad oggi, quando un pacchetto vacanze viene annullato, il diritto del cliente al rimborso è in capo alla compagnia di viaggi organizzatrice, e non ai fornitori dei singoli servizi (come compagnie aeree e hotel) che vanno a comporre il pacchetto.

In queste circostanze, infatti, il cliente non ha attualmente diritto al rimborso della compagnia aerea, ai sensi del regolamento 261 sui diritti dei passeggeri. “Ciò si è rivelato problematico per le travel company, che hanno avuto difficoltà a rimborsare i clienti per i pacchetti cancellati e per i quali i fornitori di servizi non avevano a loro volta ancora rimborsato la compagnia di viaggi – spiega Griffiths –. Anche su questo punto, la Commissione Europea sta cercando pareri su cosa dovrebbe essere fatto al riguardo”.

Rimborso anche dai fornitori?

Tra le ipotesi, la consultazione Ue propone l’eventuale introduzione del diritto di rimborso diretto per i clienti da parte dei fornitori di servizi. “In questo modo, i clienti potrebbero chiedere il rimborso a compagnie aeree e albergatori, anche se soltanto nel caso che il fornitore di servizi non abbia già provveduto a rimborsare la sua quota parte alla travel company”. A tal proposito, un’altra possibile modifica alla Direttiva – che già prevede il diritto per le compagnie di viaggi di presentare richieste di rimborso ai fornitori – vorrebbe imporre a questi ultimi anche tempi certi per il refund.

Il “caso voucher”

Altro topic importante oggetto di consultazione pubblica è l’eventuale riconoscimento “ufficiale” del diritto di emettere voucher per le vacanze annullate. “La pandemia – osserva Griffiths – ha portato alla pratica diffusa dell’emissione di voucher sostitutivi dei rimborsi in contanti, e la Commissione Europea valuta oggi l’opportunità che la Direttiva Pacchetti ufficializzi la procedura, accompagnandola alla chiara indicazione che il cliente possa sempre non accettare tale soluzione e debba ricevere un rimborso se il buono – che deve essere oltretutto finanziariamente “protetto” – non viene utilizzato entro la sua data di validità.

Le black list dei governi

E poi ci sono gli “sconsigli di viaggio”, le black list e i “semafori” dei governi, con i quali nell’ultimo biennio abbiamo tutti familiarizzato. “In molti, nel settore dei viaggi, sono rimasti sorpresi nell’apprendere che gli sconsigli di viaggio delle agenzie governative verso una certa destinazione non attivano automaticamente i pieni diritti di rimborso per il cliente. Ma la Direttiva non menziona affatto i consigli di viaggio ufficiali, facendo dipendere il diritto del cliente a un rimborso completo dalle circostanze che soddisfano un test in tre fasi stabilito nella Direttiva stessa”.

Anche su questo, quindi, la Commissione Europea chiede a tutti i cittadini di esprimersi sulla possibilità di inserire i pareri ufficiali dei governi sulle varie destinazioni tra le “fonti di diritto” che possono dare diritto a un rimborso.

Un fondo di garanzia per le travel company

“Una delle grandi difficoltà della Direttiva – ragiona ancora Griffiths – sta nel fatto che, in periodi di grande crisi, le sue regole sono impossibili da rispettare. Nessuno avrebbe potuto prevedere la pandemia, e pochissime compagnie di viaggio hanno avuto a disposizione la liquidità per soddisfare la regola di rimborso nei 14 giorni per tutti i clienti”.

E’ per questo che la Commissione Europea ipotizza la creazione di un “fondo di crisi” che fornirebbe alle compagnie di viaggio l’accesso alla liquidità di cui hanno bisogno per adempiere ai loro obblighi di rimborso in caso di “circostanze inevitabili e straordinarie” come la pandemia. La Commissione chiede anche pareri su come finanziare questo fondo, e se debba essere “pagato” dalle travel company, dai clienti (attraverso un prelievo obbligatorio), dai fornitori di servizi o dagli Stati membri.

Spacchettare terme&co?

In ultimo, la vendita di alloggi in combinazione con altri servizi turistici, come le cure termali, è attualmente definita come pacchetto turistico se il valore dell’altro servizio turistico è pari o superiore al 25% del prezzo totale. La Commissione, sul punto, chiede se questo tipo di combinazioni debbano essere escluse dalla Direttiva, indipendentemente dal valore dell’altro servizio turistico.

Come si partecipa alla consultazione

La consultazione pubblica è aperta a tutti i cittadini, compresi i singoli viaggiatori, le organizzazioni dei consumatori, i professionisti e le associazioni professionali pertinenti, in particolare a livello dell’Ue. Raccoglierà esperienze riguardanti le attuali norme sui pacchetti turistici e sui servizi collegati.

I risultati della consultazione confluiranno nella valutazione della Direttiva sui pacchetti turistici da parte della Commissione e nella preparazione di un’eventuale proposta di modifica della Direttiva. La consultazione pubblica è disponibile qui e sarà aperta fino al 10 maggio 2022.

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