Tutt’altro che una moda passeggera, di quelle che si sgonfiano appena arriva il turno della successiva. Parliamo del metaverso, che si propone come ineludibile ponte tra mondo reale e virtuale e che è diventato trendy da quando Facebook ha deciso il rebranding del suo gruppo in Meta, nell’ottobre 2021, proprio pensando a questa nuova frontiera.
I grandi brand si muovono
Ma, come ha spiegato Mitra Sorrells su Phocuswire, “Facebook è solo una delle tante grandi aziende fortemente interessate al metaverso. McDonald’s, Coca-Cola e Gucci sono solo alcuni dei brand mainstream che già lavorano per rivendicare uno spazio in questo mondo virtuale tridimensionale”.
Non per caso, il consulente informatico Steve Bambury ha recentemente affermato – nel corso di un evento di Travelport a Dubai – che anche per le società della travel industry è arrivato il momento di fare i giusti passi in direzione del metaverso, pena il rimanere indietro. “Questa non è una bolla: è l’evoluzione dell’informatica. Il nostro mondo reale è 3D, quindi ha senso impegnarsi in uno strumento 3D”.
Ma cos’è il metaverso?
Parlando al pubblico di fornitori di viaggi e tecnologie, Bambury ha descritto il metaverso come la convergenza di realtà virtuale (VR), realtà estesa (XR), informatica spaziale e tecnologia immersiva con blockchain, NFT e Web3. “Tutti questi elementi stanno convergendo, e ‘metaverso’ è il termine nebuloso che li riassume”.
Oltre che un modo futuristico per interagire, insomma, il metaverso promette di essere un vettore di contenuti virtuali in grado di catalizzare l’attenzione dei consumatori molto più di quanto avvenga attraverso i canali tradizionali. “Non esiste alcun mezzo che abbia il potere emotivo della realtà virtuale”, ha rimarcato il consulente. E questa è una buona notizia per le aziende di viaggio, con l’ispirazione che può creare desiderio e, di conseguenza, sfociare in una prenotazione.
Le applicazioni nel travel: VR ma non solo
Va bene, e metaverso sia. Ma come applicarlo concretamente al travel? Anche su questo, Bambury ha dato alcune idee, esplicitando tre diversi modi in cui l’industria dei viaggi e del turismo potrà utilizzarlo con profitto. Il primo e più semplice, e che per giunta esiste da diversi anni, è l’utilizzo della VR per far vivere all’utente una destinazione o un’esperienza di viaggio. Bambury ha citato a tal proposito app come Wander, Brink Traveller, National Geographic Explore, Sygic Travel e Travel World VR come esempi di come la realtà virtuale possa aiutare i viaggiatori a “vedere” virtualmente un luogo, “creando la spinta emotiva per vederlo per davvero”.
Le applicazioni più complesse vanno anche oltre la realtà virtuale e creano un coinvolgimento più interattivo con i consumatori nel metaverso. “Tutti alla fine avranno spazi, negozi e luoghi nei quali raggiungere i clienti nel metaverso”, ha affermato Bambury. Per un fornitore di viaggi, ad esempio, si può pensare a un vero e proprio negozio virtuale nel metaverso in cui i consumatori possano avere conversazioni “faccia a faccia” con i banconisti.
Una adv senza pareti
Utilizzando le possibilità offerte della tecnologia, ad esempio, un cliente potrebbe chiedere informazioni su una destinazione specifica e le pareti virtuali del negozio potrebbero scomparire per collocarlo in quella destinazione mentre sente parlare di un hotel o di un tour specifico. E se la vetrina è virtuale, Bambury ha affermato che di converso la necessità per i brand di approcciare al metaverso è molto reale. Con tanto di valutazioni “immobiliari”, per così dire. “Il terreno vicino alla Nike o a Snoop Dogg costerà di più. Quindi entrare nel metaverso oggi può essere molto utile. Prima si entra, più scelta si avrà”.
In vacanza nell’antica Roma
Una terza, e più a lungo termine, applicazione per i viaggi sarà la creazione di esperienze immersive complesse all’interno del metaverso. Bambury ha vaticinato che nei prossimi 5-15 anni, i consumatori potranno scegliere se viaggiare virtualmente verso “destinazioni” come l’antica Roma o l’isola immaginaria di Atlantide. “Per quanto ridicola possa sembrare, è una possibilità concreta: l’idea di viaggi virtuali in luoghi impossibili, nel passato e nel futuro. Le persone non smetteranno di fare viaggi veri, ma inizieranno a integrare i loro viaggi reali con esperienze folli come queste”.
Ci vuole tempo: meglio iniziare subito
E mentre potrebbero volerci anni, prima che il metaverso si trasformi da concetto a strumento quotidiano per il marketing e la vendita di viaggi, Bambury ha osservato che i brand farebbero cosa saggia ad anticipare l’approccio, perché ci vorranno “molte persone e molto tempo” per costruire i mondi nel metaverso. “C’è un grande malinteso sul fatto che sia uno strumento facile e veloce da costruire. È più simile allo sviluppo di un videogioco o di un film che alla creazione di un tweet o di un post su Instagram. Stiamo parlando di una tecnologia che è in uno stato nascente e ha una lunga strada da percorrere, ma si tratta di rendere le aziende, e l’intero settore del travel, a prova di futuro”.