La Sardegna fa i conti con se stessa e getta le basi del rinnovamento

Una maggiore collaborazione tra privati e istituzioni, digitalizzazione e una maggiore sinergia tra gli operatori dello stesso territorio ed anche tra territori. Sono le tre esigenze messe sul tavolo durante la prima edizione della 1° Sardinia Travel Conference 2022, organizzata da Nausdream srl, 181travel e Fite Group, che si è svolta alla presenza di diversi player del settore turismo, locali e nazionali, e di alcune delle istituzioni del territorio. Un’analisi dell’offerta turistica della regione, dei punti di forza e di quelli migliorabili.

Il fronte voli

Tra i temi su cui Davide Crognaletti, direttore commerciale Aeroporto di Cagliari viene invitato ad intervenire è quello dei voli a 39 euro “che tutti cercano per venire da metà maggio, ma non sono in vendita perché non è stata ancora assegnata la continuità territoriale, in Europa vi sono più di 30 livelli di continuità territoriale. E’ il sesto anno in cui arriviamo e non abbiamo i voli per Pasqua. Il modello va rivisto – afferma-, così come alcune logiche. Abbiamo presentato la stagione estiva a Cagliari, con 91 collegamenti di cui 53 internazionali, sostanzialmente ai livelli del 2019. Lo scalo ha bisogno di prodotto, Cagliari e il Sud Sardegna hanno le caratteristiche che rendono il turismo attrattivo anche nei mesi di spalla”, ma la domanda che si pone il manager è “quanti resort in Sardegna hanno la piscina riscaldata o il riscaldamento all’interno delle camere? Serve poter vendere la Sardegna ai vettori, Cagliari sta funzionando molto bene, è partito il tema dell’enogastronomia, sono arrivati investitori internazionali, siamo sulla strada giusta”, dice.
Al tavolo dei partecipanti è stato fatto presente che oggi la regione deve fare i conti con il problema della stagionalizzazione post-pandemia. Il turismo balneare rappresenta circa l’80% delle presenze in Sardegna e adesso l’obiettivo è tornare ai numeri pre-pandemia, forte del fatto che la Sardegna resta una meta ambita dagli italiani e dagli europei, ma, come è stato fatto presente c’è il problema del traffico aereo che è fondamentale.

Il problema sistemico

Andrea Atzeri, amministratore unico di FA Travel, pone l’accento sul fatto che operatori e privati molte volte si sostituiscono “a ciò che devono fare le istituzioni. I dati che arrivano sono in forte ritardo, si parla di Bigdata, ma non ci sono sistemi che permettano di poterli leggere e fare un piano di sviluppo – osserva Atzeri -. Abbiamo un problema sistemico, il prodotto turistico c’è, ma esistono in destinazioni più strutturate enti come i Convention Bureau che, con la regione e la destinazione, sviluppano le infrastrutture. In Sardegna, invece, manca questo tipo di soggetto”. Dal canto suo Paolo Manca, presidente Federalberghi Sardegna – vicepresidente Federalberghi Nazionale, pone l’accento su due logiche, una è quella finanziaria e l’altra è quella del turismo gestito dalle regioni. Nel primo caso “il problema finanziario non è per mancanza di risorse – dice -, tutt’altro. Gli ultimi anni della crisi finanziaria hanno portato ad una revisione delle dinamiche e a fare dei ragionamenti più estesi”.

I ruolo della Dmo

Ecco quindi che nel periodo pre-pandemia si è puntato ad allungare la stagione, “cercando nuovi prodotti – afferma Manca -, arrivando a novembre con una operatività piena. Un meccanismo virtuoso”. Si è lavorato alla costruzione di un “mercato più ricco e più vario, perchè negli scaffali non ci può essere un solo prodotto”. Attenzione perché Manca lo dice molto chiaramente: “Tutto questo percorso lo abbiamo fatto da privati, ma ora bisogna essere veloci, è importante che il territorio si possa sviluppare velocemente, serve una mediazione del pubblico, in quanto la destinazione non può passare da un singolo”. Serve quindi che ognuno faccia la sua parte, l’ente pubblico fa le regole, crea servizi ed infrastrutture, gli operatori creano il prodotto e le Dmo nascono per mettere insieme pubblico e privato.

Come si fa quindi per vendere ai vettori una destinazione che sostenga il load factor? Intervenendo sul tema scali, Crognaletti fa presente che è stato fatto un piano con gli altri due scali (Olbia ed Alghero), 2020-25 a dimostrazione del fatto che ci si può mettere d’accordo tra privati, “ma gli scali da soli non possono sostenere quell’investimento, se non supportati, serve qualcuno che segua dal punto di vista economico”. Non solo, il manager aggiunge che hanno provato a fare un “piano di marketing, un documento di 30/40 pagine che non è stato mai utilizzato”.

Il marketing del territorio

Tra gli spunti i partecipanti hanno affrontato anche il tema della narrativa della destinazione, riflettendo sul come si possa raccontare questo territorio. Antonio Di Monte, general manager dei Gph Italian Ports – Cagliari, Catania, Taranto e Crotone, ha messo in luce il ruolo che svolgono le società che gestiscono il terminal crocieristico. “E’ quello di portare centinaia di migliaia di turisti all’anno per poche ore in un solo giorno, è un modo particolare di fare marketing del territorio”, ma Di Monte osserva anche che “il beneficio della ricaduta non è quello che può rilasciare il crocierista in poche ore, il grosso è dato dalle ore che trascorrono nel territorio, possono pertanto costituire una opportunità per fare in modo che il crocierista porti a casa un interesse da sviluppare successivamente con un’altra modalità di trasporto”. Il fenomeno degli sbarchi dei crocieristi fa da volano e lo dicono i numeri, con oltre 300mila passeggeri nel 2019 e circa 400mila nel 2017, “che è stato l’anno record”.

C’è però un limite ed è dato dalla stessa realtà del porto, “che non permette di sviluppare il prodotto fly e cruise. La possibilità di far diventare il terminal crocieristico di Cagliari un homeport tramite il quale le navi possono iniziare e terminare le crociere, avrebbe una ricaduta significativa sul territorio per i servizi legati al turismo”.

La voce degli operatori

A mettere in evidenza altri aspetti su cui varrebbe la pena di investire sono stati gli operatori turistici. Dal canto suo Massimo Diana, direttore commerciale di Ota Viaggi ha sottolineato che “ad oggi da Civitavecchia a Olbia c’è una nave trisettimanale, a giorni alterni, mai la domenica, fino al 9 settembre. In questo modo, come fanno gli imprenditori che investono in Sardegna e tutti quei giovani creativi che si impegnano sul territorio a programmare?”. Vero è che la voglia di investire in Sardegna non manca, conferma Massimo Zanon, direttore commerciale di Bluserena. Il manager fa l’esempio della inaugurazione a Badesi, nel 2021, di un nuovo villaggio turistico, però mette in luce che “non è facile attrarre i turisti quando i prezzi di un traghetto per una famiglia con un’auto rimangono inaccessibili, o quando, fuori stagione, il tessuto non è pronto all’accoglienza”.

Il caso Maiorca

Tra i temi affrontati quello della digitalizzazione, a fronte del fatto che, chi viaggia è sempre più esigente. A intervenire Marco Baldisseri, direttore commerciale di ClubEsse, che si è soffermato sull’esempio di Maiorca “un’isola sette volte più piccola della Sardegna”, ma nel 2020 “20 milioni di passeggeri sono atterrati a Maiorca. Tuttavia, se prenoti oggi sul sito web ufficiale per il 2023 trovi già voli e alloggi, se chiedi al customer care risponde nella tua lingua in qualunque periodo dell’anno”. Il messaggio lanciato dal manager è che l’esempio possa essere “da stimolo alle istituzioni locali per migliorare”. A soffermarsi sul tema di un’esperienza di viaggio che si basi sull’ascolto delle esigenze dell’utente, grazie alla tecnologia è Gaetano Casertano, professore di Finanza immobiliare Luiss Guido Carli, secondo il quale “la Sardegna va raccontata, va aiutata con il marketing del territorio”.

Un brand forte

Altro tema chiave quello della necessità di una maggiore sinergia, non solo tra gli operatori dello stesso territorio, ma anche tra territori, per costruire un brand Sardegna unico e più forte, auspica Diana. “Federarci è l’arma più importante che abbiamo per costruire qualcosa di buono per la nostra regione”, sostiene Marco Deiosso, amministratore delegato di Nausdream, che nel presentare 181travel, nuovo brand con cui l’azienda si posiziona sul mercato dei tour operator, sottolinea quanto la collaborazione con gli operatori locali di ciascuna destinazione sia il motore della crescita dell’azienda.

Il futuro? Casertano fa un accenno al Pnrr, che “ha dedicato una parte significativa al turismo infrastrutturale, sono soldi non a debito, che non bisogna ridare indietro. Questa è luce di speranza e gli operatori internazionali che continuano ad investire nel territorio sono un ottimo segnale, ma la partita si gioca oggi”, ha esortato.

Stefania Vicini

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